Sgominata nel Cuneese una «gang» che rubava e taglieggiava la gente

Sgominata nel Cuneese una «gang» che rubava e taglieggiava la gente Quattro arresti e ritrovata refurtiva per trenta milioni I malviventi, tutti di Pinerolo e di Envie, avevano fissato il loro quartier generale in un casolare di Barge, obbligando con le minacce due anziani coniugi ad ospitarli DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SALUZZO — Giovani, sbandati, voglia di lavorare scarsa, pretese molte. Come procurarsi auto veloci, moto di grossa cilindrata, i soldi per le ferie al mare ed il resto? Per mesi hanno rubato, scippato, aggredito. Per quattro dì questi balordi di provincia un capitolo s'è chiuso. Un capitolo piacevole, punteggiato di hotel, ristoranti alla moda, champagne e belle donne. Sono finiti in carcere a meditare sulle loro avventure e disavventure, da codice penale e non. I loro nomi ai carabinieri di Saluzzo, Barge, Pinerolo, Paesana erano noti da tempo. Eccoli: Gianfranco Bianco, 28 anni, disoccupato di Envie; Flavio Fusco, 20 anni, di Pinerolo; Raffaele Brescia, 23 anni, di Pinerolo; Luciano Mattio, 21 anni, disoccupato, pure di Pinerolo. Hanno un pesante fardello di denunce (associazione a delinquere, furti, minacce, detenzione d'armi ed altro). Per uno, il Mattio, anche il sequestro di persona. Il bottino recuperato, dopo l'operazione di martedì, supera la trentina di milioni. Merce recuperata in una sperduta cascina della collina di Barge, ricettacolo accogliente per la banda e la refurtiva. La storia con trappola e cattura finale dei responsabili sembra la lunga sequenza di un film. Rivediamolo nel rapido flasTi-bach con le voci di una parte dei protagonisti, anche se vittime. II ciak scatta martedì mattina, alla periferia di Barge nel pieno della «provincia granda». I carabinieri ricevono da tempo segnalazioni di uno strano vìa vai di auto e moto in frazione Gabiola. Movimenti soprattutto di notte le targhe degli automezzi sono le più varie, figurarsi se possono passare inosservate ai contadini della zona. E il tam-tam delle voci arriva nella caserma dei carabinieri che decidono martedì mattina di organizzare un primo posto di blocco sulla strada che porta a Gabiola. Non ha l'esito che i militi, comandati dal capitano Enrico De Sinno di Saluzzo, s'aspettavano. Più fortunato il «blocco» nel tardo pomeriggio. Due giovani in «Kawasaki», all'«alt» dei carabinieri, invertono la marcia, via a tutto gas, irraggiungibili. I militi decidono a questo punto di perquisire la cascina sospetta. E' in via Vottero Moria 39, diroccata. Vi si arriva da una stradina sterrata, sassi, buche e avallamenti, dopo le grandi piogge si trasforma in torrentello. Si sale fino a 500 metri ed eccola, circondata da alte piante di noci e castagne. Vi vivono quasi isolati e in miseria i coniugi Antonio e Rita Rimandotto, 56 e 45 anni, lui invalido con magra pensione, lei esile, invecchiata anzi tempo da stenti e fatiche. Hanno tre figli: due maschi che vivono altrove e Anna Maria, 19 anni, madre di un bambino, Walter, di 20 mesi, che sta coi genitori. All'arrivo dei carabinieri, verso le 20, nella cascina sono nascosti il Brescia e il Fusco. Vengono presi, non tardano ad ammettere una serie di furti, sono accompagnati in caserma. Il tempo di arrivarci e subito giunge una segnalazione. Due giovani su «Kawasaki», dopo aver fatto il «pieno» al distributore di Giuseppe Moine a Martignana Po. sono fuggiti senza pagare. Si suppone che siano Gianfranco Bianco e Luciano Mattio, due abituali frequentatori della cascina di Gabiola. Il Bianco «fila» con una ragazza di Ripoira, Bruna Vottero. 20 anni. I carabinieri la raggiungono a casa e la mossa è azzeccata: vi trovano il Bianco, il «duro» della banda nonché «il cervello ne, vasta esperienza nel camuffare e smontare auto rubate. Scattano le manette, docile porge i polsi. Passano poche decine di minuti e altra segnalazione. Qualcuno vede transitare per Gabiola il Mattio. un altro dei ricercati. Anna Maria Rimandotto è la sua ragazza, da tempo le ha promesso di sposarla. E' anch'egli un «habitué» della cascina. Quando nella notte sente arrivare la «Campagnola» dei carabinieri, decide la fuga tra i boschi. dell'organizzazio- i o , » e a piedi. Ma costringe a seguir-' lo anche Anna Maria. Vagano per i monti nella notte, alle 2,30 sono a Bagnolo, sulla strada, a chiedere autostop. A fermarsi per raccoglierli è una «gazzella» dei carabinieri. Nel frattempo i militi hanno perquisito minuziosamente la cascina. Vengono recuperate una «Giulietta» rubata ad Alassio, una «127» trafugata a Pinerolo, due grosse moto, macchine fotografiche, rai dio, mangianastri, accessori per auto, merce varia. Per i poveri coniugi Rimandotto è la fine di un incubo. «Quei balordi venivano ad ogni ora del giorno e della notte. Arrivavano con auto sempre diverse, mangiavano qui, dormivano spesso qui. Minacciavano, erano prepotenti. Che cosa potevamo fare noipoveri vecchi?». Anna Maria, alta, bionda corpo formoso e occhi tristi, senza un lavoro fisso, un bimbo da mantenere, è l'altra vittima della banda dei balordi. Non se ne rende ancora conto. E' entrata nel giro portata| dal suo ragazzo, Luciano Mattio, e in breve ne è diventata il trastullo, blandida e minacciata. Parla del suo Luciano e abbassa gli occhi. «Gli ho promesso che l'aspetterò, quando esce dal cercare e sono pronta a mantenere la promessa». Degli altri preferisce non parlare, come del sequestro nella notte. Guido J. Faglia Sgominata nel Cuneese una «gang» che rubava e taglieggiava la gente i Barge. Anna Maria Rimandotto (foto Piero De Marchis)