Folle uccise il compagne perché nego una sigaretta
Folle uccise il compagne perché nego una sigaretta Al S. Maria della Pietà a Roma Folle uccise il compagne perché nego una sigaretta È stato incriminato - Ma il delitto ripropone il drammatico problema della deficienza del sistema di assistenza ai malati di mente DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — «Si sarebbe potuto forse fare dell'altro. Andare a verificare la situazione dei controlli messi in atto nell'ospedale psichiatrico e prendere certi provvedimenti. Ma ciò sarebbe servito solo per cercare un inutile capro espiatorio per un episodio che riflette una ben più generale situazione di caos degli istituti di cura del genere in Italia». L'amara constatazione sulle deficienze del sistema sanitario nell'assistenza ai malati di mente è del magistrato che si sta occupando del più recente episodio di violenza avvenuto nell'ospedale «Santa Maria della Pietà»: la morte di un anziano ricoverato, Vincenzo Campioni, di 72 anni, provocata dalle percosse ricevute da un altro paziente, in preda ad una delle sue frequenti crisi schizofreniche. Dopo aver conosciuto i risultati dell'autopsia, il giudice, dottor Franco Testa, ha firmato un ordine di cattura contro il responsabile del fatto, Antonio Pitrè, di 33 anni. L'accusa è di omicidio volontario, ma lo stesso magistrato ha aggiunto di essersi regolato cosi perchè la legge glielo impone. Pitrè, che, durante l'interrogatorio, ha ammesso di aver picchiato l'anziano compagno, con la volontà di ucciderlo, è indiscutibilmente uno psicopatico ed il suo comportamento, al di là della momentanea lite per una sigaretta negata, non può non essere esaminato in questa particolare prospettiva. E' evidente perciò che il procedimento giudiziario è destinato a concludersi in breve tempo con un proscioglimento dell'imputato per aver agito in stato di totale infermità mentale. Il magistrato ha infatti provveduto a formalizzare l'inchiesta e, con il passaggio degli atti al giudice istruttore, ha richiesto la necessaria perizia psichiatrica sul Pitrè. Sotto il profilo giudiziario, quindi, il caso non presenta particolari problemi, ma ripropone certo la drammatica situazione, esistente negli ospedali psichiatrici soprattutto in quelli in cui sono state attuate certe leggi di liberalizzazione della vecchia struttura «chiusa» senza contemporaneamente provvedere ad altre elementari norme di sicurezza. I fatti, lo ricordiamo, si svolsero nel pomeriggio di dieci giorni fa, domenica. Antonio Pitrè chiese una sigaretta ad un altro paziente, come lui ricoverato nel reparto «ventesimo», quello «aperto», del nosocomio romano. Questi gliela rifiutò. Preso da un improvviso raptus, Pitrè si avventò contro Vincenzo Campioni che sonnecchiava davanti alla televisione e non si era neppure reso conto di quanto stava avvenendo. Colpito con calci e pugni alla testa ed allo stomaco, l'anziano ricoverato morì, dopo una lunga agonia. La sciagura a Punta Raisi
Persone citate: Antonio Pitrè, Franco Testa, Pitrè, Raisi, Vincenzo Campioni
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