Torna al liceo l'insegnante accusata per i «collages» immorali in classe

Torna al liceo l'insegnante accusata per i «collages» immorali in classe Era stata sospesa dal ministero dopo la condanna a tre mesi Torna al liceo l'insegnante accusata per i «collages» immorali in classe DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PESCARA — Gabriella Capodiferro in Taricani, trentaseienne e madre di due figli — la professoressa di disegno e di storia dell'arte del liceo scientifico «Galilei» di Pescara condannata in relazione ad alcune ricerche sul sesso e sui mass-media — tornerà ad insegnare: gli organi competenti hanno accolto l'istanza con la quale Gabriella Capodiferro chiedeva la revoca della sospensione dall'insegnamento inflittale dal ministero della Pubblica Istruzione. La professoressa, quindi, potrà tornare nuovamente alla sua cattedra liceale a partire dal prossimo anno scolastico. Il 25 gennaio scorso Gabriella Capodiferro era stata condannata dal tribunale di Pescara (presidente Salvia; pm. Oronzo) a tre mesi di reclusione, 40.000 lire di multa, pagamento delle spese processuali e un anno di sospensione dai pubblici uffici: i giudici l'avevano ritenuta colpevole di diffusione di pubblicazioni oscene, con l'attenuante dell'aver agito «in circostanze di particolare valore sociale». Attualmente, Gabriella Capo- Gabriella Capodiferro diferro — che trascorre le ferie con i figli — è in attesa del giudizio di secondo grado dinanzi alla corte d'appello dell'Aquila. La vicenda ebbe inizio nel giugno 1978. La professoressa — che era stata indiziata di violazione dell'art. 528 del codice penale (pubblicazioni oscene) — venne arrestata dalla polizia femminile su ordine di cattura del giudice Oronzo e trascorse alcuni giorni in carcere, poi ottenne la libertà provvisoria. Ad accusarla erano state alcune sue colleghe che, durante gli scrutini dell'anno scolastico 1977-1978, avevano scoperto, per caso, nell'armadio della Capodiferro alcune cartelle contenenti materiale definito «osceno» : specialmente disegni e fotografie tratte da giornali «per soli uomini». Il fatto veniva denunciato al preside, professor Francesco Desiderio, e questi ne informava la magistratura: gli elaborati, sequestrati, risultavano come materiale per una ricerca scolastica intitolata «I mass-media e la sessuologia». Al processo, celebrato a Pescara, la professoressa Capodiferro difese il proprio operato di insegnante ritenendo che le sue metodologie didattiche (peraltro già espresse, in linee generali, nel piano di studio presentato all'inizio dell'anno scolastico 1977-1978 e registrato giorno per giorno, e con ampiezza di dati, sul re¬ gistro di classe) non rappresentavano alcuna oscenità. Nel corso del dibattito si ebbero due colpi di scena. Il presidente del tribunale, dottor Scarcella, rinunciò all'incarico cedendo il proprio posto a un altro magistrato, il dottor Salvia: Scarcella. infatti, scorrendo la lista dei testimoni, si era accorto che vi figuravano parecchi insegnanti di suo figlio. Poi la professoressa Capodiferro, interrogata, dichiarò di non riconoscere — fra gli elaborati sequestrati nel suo armadio — alcuni che contenevano immagini particolarmente spinte. A una domanda del presidente Salvia, la professoressa rispose che quelle foto audaci erano state inserite a sua insaputa tra i «collages» o che poteva anche trattarsi di un errore di montaggio: «Il tutto però — disse — è avvenuto senza il mio consenso e senza che ne fossi minimamente a conoscenza». Il preside Desiderio confermò questo particolare: «Quando contestai alla professoressa le scabrose immagini — testimoniò — mi accorsi che lei era veramente sbalordita e sorpresa». Antonio Buccini

Luoghi citati: Aquila, Pescara