Aiutare a crescere l'Italia più arcaica di Carlo Tullio Altan

Aiutare a crescere l'Italia più arcaica DA TOGLIATTI A BERLINGUER Aiutare a crescere l'Italia più arcaica Un osservatore malizioso può avere talvolta l'impressione che la direzione del pei persegua una politica sostanzialmente valida e giusta, senza tuttavia sapere bene il perché., o più probabilmente senza volerlo, per un qualche motivo, esplicitamente dire. E in effetti questa osservazione aveva ricevuto nei giorni scorsi un'apparente conferma dall'intervista di Berlinguer alla rivista tedesca Stern. nella quale la linea del compromesso storico e dell'austerità veniva ribadita, collegandola a una discutibile interpretazione dell'esperienza cilena, in rapporto alla situazione italiana. Successivamente però, il segretario del partito comunista italiano fa apparire su Rinascila un nuovo documento nel quale l'argomento viene ripreso con maggiore ampiezza di riferimenti e di argomentazioni. La politica del compromesso storico e dell'austerità viene collegata alla visione togliattiana della nostra società che ne mette in evidenza le storiche contraddizioni e le strozzature. In tale contesto, quando si parla di «austerità», si usa un termine che urta molte persone per motivi diversi e spesso compositi. Ma dietro questa parola male scelta — come pessimamente scelto fu il termine di «compromesso storico», che suona così sgradevole all'orecchio degli italiani abituati a denotare con la parola «compromesso» fatti generalmente turpi (tanto da far pensare al suggerimento maligno di un semiologo infiltrato dalla nuova sinistra nel pei) — stanno tutta una serie di operazioni di politica economica, sociale e culturale, assai concrete e per nulla moralistiche. Come a esempio il rifiuto di proseguire nella pratica che incoraggia l'inefficienza degli organismi produttivi, soprattutto pubblici, attraverso la copertura garantita a priori di ogni deficit di bilancio. E ancora: la razionalizzazione della spesa sociale, che va sottratta alle rapine dei gruppi locali clientelati: la corresponsabilizzazione delle forze sociali al processo produttivo, mediante l'incentivazione di un'etica del lavoro inteso come dovere sociale, che sia più vicina ai problemi di una società dualistica e squilibrata come la nostra di quanto non lo sia l'etica edonistica prevalente nei Paesi ad alto livello di sviluppo economico, che se la possono permettere. E sempre in tema di economia e di produttività, il richiamo fatto da Berlinguer al giudizio di Togliatti del 1946, sui conservatori «incapaci di difendere seriamente i loro stessi interessi», mi sembra estremamente significativo e pertinente in rapporto a una linea politico-economica di questo tipo. Quale può essere lo scopo di questa serie coordinata di operazioni? Esso è evidentemente quello di consolidare ed estendere una base economico-produttiva ancora fragile, per renderla capace di alimentare un processo di crescita culturale, sociale e politica che porti a un salto qualitativo della formazione storico-sociale in cui viviamo. L'alternativa a questo consolidamento non può essere che la decadenza e la catastrofe finale. In altri termini, il recupero del distacco che ci divide dai Paesi del capitalismo avanzato non va ricercato per imitare passivamente quanto è stato da essi sperimentato, ma per salvare la nostra società e per collaborare creativamente a un nuovo assetto sociale che soddisfi veramente ai «bisogni nuovi» che vi maturano e che sono stati talvolta sottovalutati dall'apparato del partito comunista. Ora questo programma è impervio perché esso ha contro di sé tutta la massa compatta degli interessi parassitari che sono il prodotto di una società squilibrata e che sono rappresentati, ovviamente, anche all'interno dell'elettorato che fa capo alle due grandi forze politiche nazionali, sia pure di proporzioni notevolmente diverse, e cioè al partito cattolico e a quello comunista. In tali condizioni nessuno dei due partiti potrebbe ragionevolmente affrontarlo scontrandosi, stando al governo, con queste forze negative interne ed esterne, avendo l'altro partito all'opposizione. Nonostante ogni buona intenzione o contraria dichiarazione, questa infatti non potrebbe che effet¬ tuarsi rendendo la vita impossibile all'altro, con il far leva su quelle stesse forze parassitarie colpite, e aprendo così la via a una gara distruttiva di populismo demagogico. Da questo l'utilità di una fase di collaborazione fra le due grandi forze politiche, fino al raggiungimento anche parziale dell'obiettivo di fondo. Non si tratta, infatti, di un indissolubile matrimonio politico concordatario. II chiamare questa politica coi termini di austerità e di compromesso storico è stato. ' x come ho detto, un'operazione semanticamente suicida, posta la qualifica generalmente negativa data dall'uomo medio italiano a questi termini. Ma questo non cambia nulla quanto alla validità storica di ciò cui quei disgraziati termini rimandano, e cioè l'obiettivo della piena modernizzazione della nostra società. Ed è allora che acquista un senso preciso la frase di Berlinguer che parla di sconfitta storica per il partito comunista italiano, se non si rendesse conto della sua importanza vitale. Questi motivi di fondo, che sono implicitamente presenti nel nuovo documento del segretario del pei, mi sembrano molto più validi nello spiegare la linea politica comunista che non i riferimenti in puri termini negativi all'esperienza cilena. Certamente molto può essere fatto ancora dal pei per estendere la sfera del consenso necessario ad attuare il programma. E ciò può modificare la linea tradizionale del partito sulle «belle cose del passato» di cui parla Asor Rosa: l'idea dello Stato-guida, dell'unicità della dottrina, dell'internazionalismo proletario e della disciplina dell'esercito combattente. Ma il tutto finalizzato al raggiungimento dell'obiettivo principale: l'omogeneizzazione della formazione storico-sociale italiana, la drastica riduzione del divario fra Italia arcaica e moderna, senza tuttavia perdere per strada quelle masse popolari ancora bisognose di miti, alla trasformazione profonda delle quali solo il ricambio generazionale può provvedere realmente. E quindi con una certa cautela. Ma talvolta un eccesso di cautela, nei momenti cruciali, può tradursi nella più incauta delle politiche, altrettanto dannosa del più irresponsabile avyen turismo. Carlo Tullio Altan

Persone citate: Asor Rosa, Berlinguer, Stern, Togliatti

Luoghi citati: Italia