«La scala mobile va aggiustata non va cambiata» di Emilio Pucci

«La scala mobile va aggiustata non va cambiata» Nostra intervista a Reviglio «La scala mobile va aggiustata non va cambiata» «Una manovra una tantum, compensata da attenuazioni fiscali, per impedire al paese un cupo periodo di depressione» ROMA — Siamo alle solite. Il governo insiste per il «raffreddamento» degli scatti della contingenza legati agli aumenti dei prezzi petroliferi, offrendo in cambio una non precisata riduzione delle tasse. I sindacati replicano duro, affermando che la scala mobile non si tocca. E' un dialogo' tra sordi. «No, per carità, non mettiamo il discorso su questo piano — ci dice il neo ministro delle Finanze, Franco Reviglio — non alimentiamo la polemica sulla scala mobile, altrimenti le posizioni si irrigidiscono, alla fine non si fa più niente e l'anno venturo saremo spacciati. Ci vuole, invece, la collaborazione di tutti». Franco Reviglio, titolare della cattedra di Scienza delle Finanze all'Università di Toi.iio, uno dei tecnici «puri» della compagine di Cossiga, precisa: «La questione va inquadrata nel contesto della politica economica generale. Il governo non vuol toccare la scala mobile, propone soltanto un aggiustamento «una tantum» (d'altra parte compensato da attenuazioni fiscali), per impedire al nostro Paese un cupo periodo di depressione dovuto allo choc petrolifero. L'operazione dovrà comunque essere concordata». — Ma è davvero cosi grave il tendenziale scenario economico per il 1980? «Purtroppo la situazione è pesante e ci troviamo di fronte ad una alternativa: o ci accontentiamo l'anno prossimo di una crescita sotto il 2 per cento come indicano le previsioni Ocse, e questo significa' inflazione che non si riduce e recessione; oppure cerchiamo di sostenere il tasso di sviluppo, mantenendo competitive le nostre esportazioni e rilanciando gli investimenti. Negli ultimi diciotto mesi le esportazioni hanno mantenuto competitività semplicemente perché ci sono stati due fattori, la manovra del cambio della Banca d'Italia e la riduzione del prezzo delle materie prime che hanno consentito alle nostre vendite all'estero di crescere e di trainare lo sviluppo. Ora le cose volgono al brutto». — Questa inversione di tendenza è da attribuire alla crisi energetica? «Le grandi difficoltà dei prossimi mesi derivano dal fatto che la tassa petrolifera da noi pesa di più, quasi il doppio, che negli altri Paesi, ed anche perché abbiamo supermeccanismi di indicizzazione. In questo modo il differenziale di inflazione, che è già sopra di 5-6 punti a quello dell'Occidente, ridurrà pro-< gressivamente la competitività delle esportazioni. L'alternativa alla stagnazione è una strategia di politica economica che attenui le cause di inflazione interna e quindi consen ta di crescere di più». — I sindacati sostengono però che i sacrifici non posso¬ no continuare a farli sempre e solo i lavoratori. Per difendere la scala mobile, cosi come è strutturata attualmente, la federazione unitaria ha contenuto le richieste salariali... «Giustamente i sindacati pretendono delle garanzie, ma, ripeto, la scala mobile rimane così com'è, si tratta soltanto di attenuare il differenziale dì inflazione rispetto agli altri Paesi. Non possiamo, in un mercato aperto, dimenticare i vincoli esterni. Ma tutto va fatto in modo sereno. In fin dei conti, puntiamo tutti allo stesso risultato, evitare cioè la caduta del reddito e quindi dell'occupazione. Ecco perché, a mio giudizio, è sbagliato porre tutto il problema di politica economica sulla scala mobile (sterilizzazione degli scatti contro sgravi fiscali), in quanto questo è sol- Emilio Pucci (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Cossiga, Franco Reviglio, Reviglio

Luoghi citati: Roma