Inquarantena a Chioggia 300 viet aspettano lavoro che ora non c'è di Giuliano Marchesini

Inquarantena a Chioggia 300 viet aspettano lavoro che ora non c'è Sono ospitati, e isolati da severi controlli, in un edificio scolastico Inquarantena a Chioggia 300 viet aspettano lavoro che ora non c'è La cittadina ha problemi per l'occupazione: sono duemila i «pendolari» che si recano negli stabilimenti di Porto Marghera - Il sottosegretario Zamberletti ha assicurato che il soggiorno dei profughi sarà breve DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CHIOGGIA — In fondo al vialetto, in una corona di alberi, c'è la colonia marina «Gabriella Zuccari». circondata da una fitta rete metallica: dall'altra sera vivono qui trecento dei vietnamiti raccolti dalle navi militari italiane nel Mare del Sud-Est asiatico. Dopo il breve incanto dell'arrivo di fronte ai palazzi di Venezia, l'inizio di un difficile soggiorno nella Sottomarina turistica. Davanti al cancello del complesso della Croce Rossa, si raduna gente di Chioggia: donne con i bambini per mano, uomini anziani e ragazzi venuti in ciclomotore. Sopra 1 un terrapieno, dentro la coloI nia. un gruppo di profughi si accoccola al sole. I chioggiotti li guardano, alcuni accennano timidamente ad un saluto. Un giovane vietnamita stimola il figlio ad agitare un braccio, in segno di risposta. Dall'altra parte, si sporgono da una finestra tre ragazze dai capelli lunghi e lisci, stanno ad osservare curiose quei gruppi di visitatori. Altri profughi dispensano sorrisi, ma nello sguardo di qualcuno si coglie anche un senso di inquietudine, di smarrimento. I primi contatti fra gli abitanti di Chioggia e questi ospiti sono piuttosto ardui. Le rigide disposizioni adottate fanno del centro di raccolta una specie di piccola isola nel mezzo di Sottomarina affollata. Il «cordone sanitario» istituito dalla Croce Rossa impedisce a chiunque non sia vaccinato di varcare la soglia della colonia. Ci sono soldati che vigilano, all'ingresso e nel recinto: una sorta di «presidio» per i trecento profughi del Vietnam convogliati in quest'angolo del Veneto. I saluti per ora vengono da lontano, da oltre la rete che corre lungo tutto il complesso. E anche a chi esibisce un certificato di vaccinazione, è vietato l'incontro con gli ospiti. Quelli che si occupano dei vietnamiti sono tutti volontari, compresi quindici militari, che erano in congedo e sono ! erano in congedo e sono | stati richiamati, in base ad una lista. In mezzo a questi assistenti, i profughi trascorrono le loro prime giornate di permanenza in Italia aggirandosi per il viale e invadendo i pezzi di prato, sistemando le loro cose, cercando d'impostare una nuova esistenza. Imbastiscono conversazioni nell'immenso refettorio, a sera gremiscono le lunghe ca¬ ra gremiscono le lunghe ca- merate, che sono state divise in boxes. Quando sarà finita la «quarantena», forse i vietnamiti avranno più contatti con la popolazione. Ma che cosa faranno, qui a Sottomarina? C'è un cumulo di problemi su questo loro soggiorno. Il loro arrivo è stato anche preceduto da qualche polemica, per via della destinazione a cen- | via della destinazione a cen- tro di raccolta di quella colonia marina che il Comune di Chioggia solitamente adibiva a scuola elementare e materna. L'assessore alla Pubblica Istruzione, Giorgio Griguolo, dice che dopo faticose ricerche s'è trovata una soluzione provvisoria per le elementari: gli alunni, per quest'anno, saranno ospitati in un altro edi- 1 ranno ospitati in un altro e- ficio, però sarà necessario istituire i doppi turni. -Non possiamo fare altro — assicura Griguolo — in questo caso di emergenza. Quando abbiamo saputo che trecento profughi erano destinati a venire nella nostra zona, abbiamo subito telegrafato al ministero dell'Interno, a quelli della Sanità e della Pubblica Istruzione, facendo presente la situazione. Temevamo anche manifestazioni di protesta da parte dei genitori degli scolari. Malgrado le nostre preoccupazioni, abbiamo dovuto accettare il fatto compiuto. Non è che noi non fossimo disposti ad accogliere i vietnamiti, per carità. Abbiamo offerto ospitalità anche a gente rimasta senza casa per la rotta del Po, ad esempio. Ma in questa circostanza, ci siamo trovati a ricevere centinaia di persone sema nemmeno esserestati consultati». Resiste qualche polemica, dunque, nella drammatica vi-cenda dei profughi dal Vietnam. Ai problemi della prima sistemazione, forse, se ne aggiungeranno altri, più pesanti. Si tratterà di garantire in' qualche modo un avvenire, un «inserimento» a questi vietnamiti smarriti. Quando si spegnerà la stagione turistica. Sottomarina si immergerà nella solitudine. Sui profughi radunati nella colonia, probabilmente, scenderà un senso di desolazione. Pare sia estremamente difficile, per loro, trovare qui qualche posto di lavoro. -Nel nostro comune — dice l'assessore Griguolo — abbiamo circa duemila pendolari: gente che va a lavorare negli stabilimenti di Porto Marghera, perché dalle nostre parti non si trova di meglio». Il sottosegretario agli Esteri. Zamberletti. ha dichiarato l'altro ieri che i vietnamiti lasceranno i centri di raccolta entro breve tempo. -Io, però — dice Griguolo — sono alquanto scettico. Secondo me, i profughi staranno qui almeno un anno». Se cosi fosse, per questi trecento vietnamiti potrebbe essere l'avvilimento. Giuliano Marchesini Trieste. Un Rruppo di profughi vietnamiti nel centro di raccolta di Padriciano (Telcfoto Ansa)

Persone citate: Giorgio Griguolo, Zamberletti

Luoghi citati: Chioggia, Comune Di Chioggia, Italia, Trieste, Veneto, Venezia, Vietnam