Ultimatum di Khomeini I curdi lasciano Paveh
Ultimatum di Khomeini I curdi lasciano Paveh Ultimatum di Khomeini I curdi lasciano Paveh mezzi di cui dispone». Alle 13 esatte, tre C-130 carichi di truppe sono decollati da Teheran per Kermanshah, capoluogo della provincia in cui si trova Paveh. Alle 16,30 il portavoce del governo, Sadegh Tabatabai, ha annunciato: «L'accerchiamento di Paveh è finito, gli aggressori curdi si disperdono fra le montagne. I soldati continuano a dar battaglia ai curdi ribelli che tentano di conservare l'eliporto». Nei quattro giorni della battaglia di Paveh sarebbero morte quasi quattrocento persone. Abderrahman Ghassemlu, segretario del partito democratico del Kurdistan iraniano, ha dichiarato che i curdi intendono continuare a combattere: «Temo che l'intero Paese venga mobilitato contro di noi, dopo che Khomeinì ha proclamato la guerra santa». Il leader religioso dei curdi, Sheikh Ezzedin Hoseini, ha detto che la mobilitazione militare va sfidata. L'aeroporto e le strade d'accesso a Paveh, compresa quella per Kermanshah, erano ieri sera sotto il controllo delle forze governative. In serata Khomeinì ha ordinato di chiudere i confini con l'Iraq, lungo il quale vivono popolazioni curde. L'ayatollah ha ordinato inoltre «alla gendarmeria, alle guardie della rivoluzione e all'esercito di inseguire i banditi che hanno provocato gli scontri di Paveh e sono in fuga» sulle montagne. e. st. TEHERAN — Dopo due ultimatum dell'ayatollah Khomeini — uno all'esercito, uno ai ribelli curdi — è stata soffocata la rivolta di Paveh, nel Kurdistan, dove si combatteva da martedì scorso. Venerdì sera la città sembrava caduta in mano ai guerriglieri, i quali avevano abbattuto un «Phantom» ed un elicottero che attaccavano le loro postazioni. Il vicepresidente del Consiglio incaricato degli affari della rivoluzione, Mustafa Chamran, era asserragliato nella caserma con la guarnigione assediata. Il governo di Teheran aveva accusato i ribelli di aver decapitato 18 soldati. Ieri mattina, mentre guardie rivoluzionarie e volontari affluivano a Paveh appoggiati dall'aviazione, e colonne di curdi si dirigevano verso la città dalla vicina frontiera irachena, Khomeinì, parlando per la prima volta nella sua qualità di capo supremo delle Forze Armate, in un messaggio radiotrasmesso ha dichiarato: «Se con i suoi aerei, i suoi carri armati, i suoi cannoni l'esercito non riesce a porre fine entro 24 ore ai massacri in corso a Paveh, riterrò responsabili di queste morti atroci i comandanti delle Forze Armate, e della polizia, e adotterò nei loro confonti un atteggiamento rivoluzionario». Subito dopo, l'ultimatum ai ribelli: «Se entro le 13 l'assedio non sarà tolto, il governo iraniano dovrà impiegare contro gli aggressori tutti i Ma «continueranno a combattere»
Persone citate: Abderrahman, Khomeini, Khomeini I, Mustafa Chamran, Phantom, Sheikh Ezzedin Hoseini, Tabatabai
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