Specchio dei tempi

Specchio dei tempi Specchio dei tempi La via cristiana per uscire dalla solitudine - Lasciamoli almeno pensare e discutere: o il carcere diverrà un Lager - «Meglio perdere un minuto nella vita che la vita in un minuto» - Con il garage chiuso «La possibilità di un minimo di comunicazione umana e intellettuale fra gli stessi'era stata data per garantita (essendo tra l'altro contrario alla Costituzione e alla Convenzione di Ginevra l'isolamento assoluto). Se viene considerato strano che queste comunicazioni vi siano state, per quanto tese all'elaborazione di un docu-. mento criticabile per molti aspetti, l'affermazione mi sembra grave. «Consideriamo che questo fatto strano è il minimo che si può concedere a individui che, ormai sorvegliati ed isolati 24 ore su 24,, altro sfogo non possono avere che di comunicare fra di loro, e' anche, perché no, di elaborare documenti siffatti. Ò vogliamo introdurre anche in Italia il taglio della lingua? «Diversamente, non ci sarebbe molta differenza tra i nostri detenuti "speciali" e quelli dei vari "gulag" sovietici, lager nazisti, carceri argentine, cilene, brasiliane ecc. (l'elenco mi riempirebbe unamezzacartella). «Nonostante tutto, spero ardentemente che questa differenza esista ancora, e considero una conquista della democrazia il fatto che detenuti sia pur dell'importanza di Curcio e compagni possano ancora pensare, discutere e scrivere su ciò cui credono. Se così non fosse, ben poco ci sarebbe da rallegrarsi, pur anche in nome della "sicurezza nazionale"». Gian Paolo Piras Un lettore ci scrive: «"Estate, pericolo!". Un tale cartello, che non s'incontra sulle nostre strade, dovrebbe essere inventato e diffuso soprattutto nelle settimane che aprono e chiudono le ferie degli italiani. Se si volesse poi dare un colore simbolico a questo cartello stradale, si potrebbe scegliere il rosso come il sangue che spesso vi scorre. Oppure il giallo quasi ad indicare le tragedie, i misteri e i drammi che ogni giornovi succedono. «Però a nulla servirebbe un tale cartello se mancasse una coscienza civile e religiosa che ricordi continuamente a chi è al volante e al manubrio il comandamento di Dio "non uccidere", che proibisce i ferimenti, le percosse, i duelli, cioè lo scontro di due macchine, più micidiale dello scontro di due uomini a mano armata di spada o di revolver, perché qui un colpo ne uccide uno soltanto, mentre là un colpo ne può uccideredueepiù. «All'inizio di agosto, nei giorni del grande esodo dalle città verso i monti e il mare, decine di persone sono morie in Italia negli scontri stradali i a stampa li classifica ormai incidenti ordinari che non fanno più grande notizia. Eppure ogni uomo falciato sulle strade dalle macchine, chiama in causa tutta la società e le impone un serio esame di coscienza. «Nessuno inoltre dovrebbe mai dimenticare che guidare scorrettamente, mettendo in pericolo la propria e l'altrui vita, è peccato grave, un peccato che dovrebbe mordere la Coscienza dell'uomo, non meno di quanto l'uccidere intenzionalmente un proprio simile. E anche quando I infrazione alle regole del codice non portasse ad una immediata disgrazia e il trasgressore potesse farla franca, il peccato c'è ugualmente ed è esecrabile davanti a Dio e davanti agli, uomini di buon criterio. «Oggi purtroppo le strade sono pervase di "spacconi del volante e del manubrio" di "sciocchi esibizionisti", che si sentono qualcuno soltanto quando premono il pedale dell'acceleratore. Credono di essere ammirati e stimati non per il loro valore di uomini prudenti e rispettosi della vita, ma per i centimetri cubi della loro cilindrata. «Anche al volante di un'auto come in sella di una potente motocicletta bisogna saper conservare il perfetto dominio sulle proprie passioni. Se non si vuole più

Persone citate: Curcio, Gian Paolo Piras

Luoghi citati: Ginevra, Italia