Difficoltà per l'estradizione di Ventura probabile la richiesta d'una contropartita di Giuseppe Fedi

Difficoltà per l'estradizione di Ventura probabile la richiesta d'una contropartita Le autorità argentine vorrebbero indicazioni sugli esuli nascosti in Italia Difficoltà per l'estradizione di Ventura probabile la richiesta d'una contropartita Il dossier (settemila pagine) sul neofascista sarà consegnato entro pochi giorni all'Argentina - Prima bisognerà però controllarlo accuratamente per evitare errori di forma - Il Sisde afferma: «Possiamo prendere anche Freda» ROMA — Gli argentini vogliono una contropartita sul serio? E' un interrogativo destinato, almeno per ora, a restare in sospeso. Complicata e lunga, la vicenda dell'estradizione di Giovanni Ventura, rischia d'ingarbugliarsi ulteriormente. Che il presidente Videla, prima di restituirci il neofascista, apprezzerebbe molto un intervento dei nostri servizi segreti per catturare Mario Firmenich, leader in esilio dei Montoneros, sembra molto verosimile. Dopo la cattura di Ventura le autorità di Buenos Aires ritengono di poter ottenere qualcosa da quelle italiane. Non a caso, si ricorda, i Montoneros hanno da tempo una loro organizzazione in Italia e proprio a Roma hanno illustrato ai giornalisti i loro programmi, fatti di accuse e anche di proposte al regime militare di Rafael Videla. Di Firmenich e dei suoi spostamenti italiani, non si hanno notizie dall'aprile '77, quando il terrorista tenne una conferenza stampa nella capitale. E' probabile, quindi, che la polizia argentina ritenga che quella italiana, tenendo d'occhio l'attività dei numerosi guerriglieri ed esuli sparsi nel nostro Paese, sia ancora in grado di risalire al nascondiglio del capo montonerò. Aumentano gli scogli sui quali può naufragare l'operazione. A far ritardare la procedura per rendere estradarle Ventura, puntano i difensori del neofascista. Ieri sera il prof. Giorgio Gregori, un costituzionalista che ha già assistito Ventura nel ricorso inoltrato alla Commissione per i diritti dell'uomo di Strasburgo contro lo Stato italiano, ha lasciato Roma diretto a Buenos Aires. In serata, intanto, è giunta al ministero di Grazia e Giustizia la voluminosa documentazione predisposta dalla procura generale di Catanzaro e che verrà consegnata nei prossimi giorni da un funzionario dell'Interpol all'ambasciatore italiano nella capitale argentina. Si tratta di circa settemila pagine vidimate, fra cui la sentenza della corte d'Assise (l'atto principale su cui la magistratura argentina dovrà pronunciarsi per accordare o meno l'estradizione), di una copia dell'ordine di cattura emesso dopo la fuga di Ventura dal domicilio calabrese e di una breve relazione scritta dal sostituto procuratore generale Domenico Porcelli, rientrato in servizio per dirigere le operazioni. Al trasferimento a Roma ha provveduto l'Ucigos di Catanzaro, lo stesso ufficio che, il 20 gennaio scorso, inviò un rapporto alla magistratura, con il quale informava che Ventura era nascosto in Argentina sotto il falso nome del defunto suocero Mario Baietto. Nel palazzo di via Arenula magistrati e funzionari dell'ufficio trascorreranno la domenica ad esaminare gli incartamenti. Si tratta di un adempimento per accertare tra l'altro che nella stesura del dispositivo della sentenza non vi siano irregolarità e che gli atti che accompagnano il dossier siano corretti dal pun¬ to di vista formale. Ciò richiederà al massimo un giorno e mezzo di lavoro. Una volta finito il riesame, il tutto verrà trasmesso alla Farnesina per una ulteriore verifica protocollare. Ancora un giorno di controlli burocratici e martedì sera, o al massimo mercoledì mattina, i fascicoli verranno spediti in Argentina. Ma non è finita: una volta conclusa la caccia all'errore (basterebbe una piccola imperfezione per costringere i magistrati del ministero a rinviare gli incartamenti ai colleghi di Catanzaro), il nostro rappresentante nella capitale sudamericana dovrà sbrigare un'altra formalità. L'ambasciatore chiederà al governo argentino in quale lingua intende ricevere la richiesta d'estrazione di Ventura e i documenti che l'accompagnano. Nel caso in cui le autorità locali intendano esaminare le carte in spagnolo, l'ambasciata è pronta a farle tradurre nel più breve tempo possibile. Preso Ventura, è probabile che anche Franco Freda, regista con l'editore trevigiano e Guido Giannettini della strage di piazza Fontana, cada presto nella rete tesagli dai servizi segreti. «Siamo in grado di ripetere il colpo», si lasciano sfuggire al Sisde, dove confidano che il neofascista veneto, non avendo dopo la condanna all'ergastolo nulla da perdere e sentendosi scaricato dalla sua rete di protezione, si decida a vuotare il sacco. Secondo il settimanale Panorama, Ventura, durante la latitanza, ha visto in Sud America Elio Massagrande, Sandro Saccucci e Freda. Con quest'ultimo, sparito da Catanzaro nello scorso ottobre, si sarebbe incontrato ai primi di febbraio in Uruguay» Seguito a lungo nei suoi spostamenti dall'Interpol, Freda sarebbe stato «localizzato». La caccia ai latitanti neri nascosti in Sud America continua. I nuovi servizi segreti nati dalla riforma sono seriamente intenzionati a chiudere il triste capitolo delle «fughe di Stato». Le procedure per ottenere l'estradizione di Giovanni Ventura saranno tuttavia laboriosissime. Fra i pochi a pensare il contrario figura l'avv. Franco De Cataldo. Il parlamentare radicale, che ha rinunciato all'incarico di difendere Ventura nel '77, è convinto che l'arresto del neofascista è stato tutt'altro che casuale. E aggiunge: «Italia e Argentina hanno già raggiunto un accordo sull'estradizione». Giuseppe Fedi