Rapinato da terroristi il villaggio turistico presso Nicotera Marina?
Rapinato da terroristi il villaggio turistico presso Nicotera Marina? Le indagini partite da Vescovio Rapinato da terroristi il villaggio turistico presso Nicotera Marina? VIBO VALENTIA — Nuovo colpo di scena nelle indagini che i carabinieri del generale Dalla Chiesa stanno svolgendo sul covo di Vescovio e sulla rapina al Club Mediterranée di Nicotera Marina (Catanzaro), compiuta due anni fa. La galleria dei personaggi della malavita calabrese, in connivenza con il terrorismo, è destinata ad allungarsi: dopo la notizia dell'identificazione di «Comancho» nel medico Guglielmo Guglielmi, 37 anni, di Manziana, a pochi chilometri dal lago di Bracciano, e di «Marco» Antonio Campisi, 27 anni, di Nicotera, come presunti esponenti delle «Unità combattenti comunisti», altri due colpiti da mandato di cattura sono ricercati dalle forze dell'ordine; l'accusa è di partecipazione a banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona, rapina, detenzione di armi e munizioni, falsificazione di documenti e tentato omicidio. Uno è Antonio Pesce, 40 anni, residente a Rosarno (Reggio Calabria), zio del giovane scagionato recentemente; l'altro un noto professionista di Nicotera, il cui nome non è stato ancora rivelato. I fatti: il 4 agosto 1977 cinque finti carabinieri irrompono nel villaggio-vacanze «Mimosa» di Nicotera Marina, all'epoca gestito dal «Club Mediterranée»; dopo aver immobilizzato alcuni amministratori e clienti stranieri, dalla cassaforte aperta, dove erano custoditi denaro e gioielli per oltre un miliardo di lire, asportano solo tessere d'identità, passaporti, patenti d'auto e altri documenti dei turisti ospiti del villaggio. Per proteggersi la fuga, dopo aver tagliato i fili del telefono e sparato in aria a scopo intimidatorio alcune raffiche di mitra, trascinano come «ostaggio» una giovane bionda ospite del Club, poi risultata loro complice. Quest'ultima da poco tempo è stata individuata in Ina Maria Pecchia e rinchiusa in carcere come Piero e Giampietro Bonano, cugini, per responsabilità emerse in relazione al covo di Vescovio. In tale «rifugio» e nel negozio di confezioni della società Pecchia-Bonano furono trovati documenti provenienti dal «colpo» di Nicotera Marina. Nei pressi del negozio fu rinvenuta anche l'auto impiegata dai killers per uccidere il colonnello Varisco. Messi alle strette, pare che i tre abbiano fatto rivelazioni più di quanto ci si attendesse: sono venuti alla luce nomi molto importanti sui quali gli investigatori mantengono assoluto riserbo in ordine al sequestro del grossista di carni romano Giuseppe Ambrosio e al fallito rapimento Campilli; non è improbabile che l'organizzazione (i cui rapporti con i terroristi appaiono scontati) sia stata anche artefice di operazioni come il sequestro dell'armatore Giuseppe D'Amico, I cugini Bonano, quando nel confronto all'americana hanno escluso ogni partecipazione di Antonio Pesce alla rapina di Nicotera, hanno perentoriamente indicato nello zio di questi l'uomo che organizzò ed equipaggiò l'assalto al Mediterranée. In questi giorni il giudice istruttore Imposimato, con i suoi collaboratori, sarà in Calabria, a Nicotera, per le ulteriori indagini. Un ufficiale dei carabinieri di Dalla Chiesa ha detto: «I ricercati non possono sfuggirci, stiamo seguendo da tempo tutti i loro movimenti. Sono ormai braccati. Per catturarli aspettiamo solo il momento propizio». a.c.
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