Termometro a 30-32°: che fare di buono? Proviamo a salire fino in vetta alla Mole

Termometro a 30-32°: che fare di buono? Proviamo a salire fino in vetta alla Mole Come Torino, né affollata né deserta, ha vissuta la giornata del Ferragosto Termometro a 30-32°: che fare di buono? Proviamo a salire fino in vetta alla Mole Una giornata tranquilla, senza gravi disgrazie, un'afa opprimente con la colonnina del mercurio oscillante sui 30-32 gradi, un acquazzone rinfrescante in serata. Ecco, fotografato in sintesi, il Ferragosto della città. Una città che se pur pigra, lenta, e pantofolaia per pochi giorni all'anno, ha mostrato una faccia insolita, misteriosa ed affascinante per alcuni rimasti, greve e monotona per altri. .| La solita storia: c'è chi non può andarsene per motivi economici (e quest'anno il numero è aumentato, e di molto), c'è chi non vuole allontanarsi di proposito. Pronti questi ultimi — l'elite che va in ferie quando vuole, non quando ce la mandano — a magnificare il fascino discreto di una piazza Castello piena di vuoto e di silenzio, quasi fieri della scelta controcorrente, un pizzico di polemica verso il «gregge» assiepato sulle spiagge. Per i concittadini rimasti, le tappe d'obbligo sono state le solite di sempre in piena estate: una puntata al ristorante o alla trattoria a mezzogiorno, piscina o cinema, bar o passeggiata nel pomeriggio, appuntamento notturno al Parco Rignon per l'invitante e ormai tradizionale «festa per chi resta». Ma a girare per le vie si potevano incontrare anche molti ospiti, sia stranieri (in maggioranza francesi) sia connazionali giunti soprattutto dal Sud e dal Veneto per visitare parenti o amici. Chi s'è meravigliato per l'insolita (anche se relativa) animazione della città (piazza San Carlo e piazza Carlo Felice, all'ora dell'aperitivo, apparivano ben vive) non aveva quindi tutti i torti. Giornata di tutto riposo anche per quanti hanno dovuto prestare servizio e tenere sotto controllo la città. Le «volanti» della Questura sono intervenute in alcune decine di casi in seguitò ad allarmi scattati in negozi o abitazioni o su segnalazioni di furti. Parecchi anche gli allagamenti negli alloggi per le tubature d'acqua saltate. Tutti interventi che la Questura relega nell'«ordinaria amministrazione». Un po' di suspense soltanto verso le 21,30. Una donna ha telefonato al centralino della Questura: «Correte ho sentito sparare alle Nuove». Allarme rientrato. Era il solito scherzo di alcuni detenuti che da qualche giorno si «divertono» a far scoppiare le bombolette spray nei gabinetti del carcere. Col contagocce gli interventi della Croce Rossa e Verde. «Una giornata di calma» hanno commentato gli operatori. Vigili urbani, del fuoco, e polizia stradale non hanno fortu¬ natamente mai dovuto avvertire anche i necrofori dopo le segnalazioni di incidenti. «Alcuni automobilisti — informano i vigili urbani — in questi giorni hanno l'abitudine di non rispettare il "rosso" dei semafori. Passano lo stesso ritenendo inutile il funzionamento degli impianti quando il traffico è ridotto». Inevitabili gli incidenti. Per fortuna, quelli di mercoledì si sono risolti senza drammi. Massimo punto di attrazione per gli ospiti del Ferragosto è stata la Mole. L'ascensore non è rimasto fermo un istante durante l'orario delle visite. Al termine della giornata, i biglietti staccati (costo 500 lire) superavano il migliaio. «Ma è un numero che in questi giorni potrebbe raddoppiare — dicono gli operatori dell'Atm che gestisce gli impianti —. Basterebbe modificare l'orario di apertura». Quello in vigore attualmente è il seguente: 10-12, 14.30 19,30. 21-23. Il personale dell'Atm lo ritiene «assurdo». Perché? «Lo maggior affluenza di visitatori avviene verso mezzogiorno, quando la coda davanti all'ascensore è già lunga. Alle 11,30 siamo costretti a non far entrare altra gente. 1 visitatori protestano con noi, ci indicano l'orario di chiusura alle 12. Loro hanno ragione ma se li lasciamo entrare fino a mezzogiorno dovremmo chiudere un'ora dopo. La soluzione più giusta? Orario continuato dalle 10 alle 20, almeno nei giorni festivi e nel periodo delle ferie. Nella mattinata di mercoledì gli aspiranti visitatori che hanno dovuto loro malgrado rinunciare a «vedere Torino dalla Mole» sono stati centinaia. Una parte è tornata al¬ l'cddgsmnmrPrccqds l'assalto nel pomeriggio, molti che dovevano ripartire hanno dato forfait. «£' un peccato — dice il bigliettaio — perché la gente s'arrabbia e l'amministrazione perde centinaia di migliaia di lire». Tra gli stranieri, molti hanno chiesto di poter visitare i musei elencati nelle guide turistiche, soprattutto l'Egizio e Palazzo Reale. Monotona la risposta degli addetti («Tutto chiuso»), visi increduli e sconcertati fra gli ospiti, alcuni dei quali hanno visitato il più modesto, ma interessante, museo della montagna. mlpCgprnvmsfmBvp Una vera disdetta che sulle migliaia di persone accorse alla «Festa con chi resta» di parco Rignon organizzata dal Comune per la sera di Ferragosto si sia scatenato, all'improvviso, un temporale che ha rovinato tutto senza portare neppure un po' di fresco. Giovani e anziani hanno preso comunque con allegria anche gli scrosci di pioggia. «Cose da vedere e cose da fare» prometteva il programma misterioso dell'assessore Balmas «senza preclusione verso nessuna fascia d'età, per consentire agli intervenu¬ ttseumfmctannrsptp ti di essere non soltanto spettatori ma protagonisti della serata». Si trattava — e non era facile — di predisporre una serie di stimoli semplici, ma divertenti. Come in ogni festa popolare che si rispetti, ma in più con quei sottili richiami alla disincantata fantasia della gente di città, cioè a coloro che in Torino ci vivono per lavorare e a Torino sono costretti a vivere, per amore e per forza, quando gli altri se la spassano, lontani dalla prigione di cemento e d'asfalto arroventata da un sole impietoso. vssmnaptagrivgdk Ed ecco la festa, tra improvvisazioni e attrattive, con la sua gradevole aria di kermesse. Sulla destra, appena entrati, danza del ventre con l'immancabile pitone. Tutt'attorno la calca, ammirata e facile all'applauso, dei maschi; un po ' meno entusiasta — serpente e donna si sa non sono mai andati d'accordo — delle signore. Molte delle quali preferivano la sosta nello stand dove la fantasia di pittori-visagistes improvvisava sui volti di chi si offriva al gioco, «make-up» fuori ordinanza. Affollato anche lo stand nel quale, a tempo di primato, i caricaturisti tracciavano sulla carta le facce, mezzo stupite mezzo scettiche, di chi vedeva nascere sotto matite e pennelli un qualcosa di diverso da sé, ma che pure era un ritratto. Successo. Condiviso, in ugual misura, dalla «cartomante veggente affiliata al tempio della magia operativa», capace di distribuire speranza nel futuro malgrado il brontolio dei tuoni, annunziatori dell'imminente temporale le previsioni non precisamente allegre che, Ferragosto o no, giacciono nel fondo di ciascuno di noi. Stentorea, amplificata dagli altoparlanti, una voce annunciava come la tromba del giudizio: «Venite qui, si mangia gratis». Più o meno tutti avevano cenato a casa propria, ma pochi hanno rinunciato al «bis» nell'ombra, delle piante squarciata dai riflettori. Menù: pizza, farinata, focaccia salata. E per chi aveva sete: vino, limonata, cedrata, menta e liquerizia. Ce n'è stato di tutto, per tutti e con abbondanza. E' avanzata anche parecchia roba (e molta ne è andata sciupata), Ottima l'orchestra, formata di giovani veramente in gamba che faceva dimenticare ancìie la disinvolta «libertà» di chi, dopo aver mangiato e bevuto si era disfatto di contenitori, cartacce, vetri e via dicendo, lordando senza parsimonia le aiuole e i dintorni del palco. Straordinario successo di una tarantella e ancora più di un motivo africano con accompagnamento di tam-tam. Ritmi di ieri, ritmi di oggi. Vecchi, giovani e ragazzini hanno ballato con foga finché non si è scatenato ii diluvio. Ferragosto a Torino, tutti insieme, none poi così male. C'era, sì, qualche scontento: un giovanotto grande e grosso —per esempio — che protestava contro la sagra paesana e contro i megafoni; contro la gente che faceva chiasso e disseminava sporcizia. E un gruppetto di tossicomani — ce li ha indicati un amico esperto di antidroga — che la folla in festa, la luce dei riflettori, l'allegro affaccendarsi dell'orchestra aveva cacciato dalle ombre complici del parco Rignon. Ragazzi sventurati che la festa non è riuscita a coin- volgere. i: il u iil'iiilli; ili iiniHiniltlllli ni l III lllllllllliil! mmagini d'una giornata diversa, appena trascorsa eppure ormai lontana: un'occhiata dall'alto al labirinto di vie; un picnic in quell'oasi di verde chiamata Valentino; un tuffo nei ricordi sulle onde del «liscio»; infine, l'innocente brivido sexy con la danzatrice e il serpènte. Poi, la pioggia

Persone citate: Balmas, Vecchi

Luoghi citati: Torino, Veneto