A Castelfranco fra gli amici di Ventura Il fratello: «Ignoravo dov'era nascosto» di Giuliano Marchesini

A Castelfranco fra gli amici di Ventura Il fratello: «Ignoravo dov'era nascosto» Indifferenza nella città veneta per la notizia dell'arresto A Castelfranco fra gli amici di Ventura Il fratello: «Ignoravo dov'era nascosto» «Dal momento della sua sparizione non abbiamo avuto più notizie» - I familiari non credono alla fuga: «Nessuno ha dimostrato che è davvero fuggito» - Una voce: tre mesi fa sarebbe stato visto a Roma DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CASTELFRANCO VENETO — «Da noi, ormai, si parla poco di Giovanni Ventura. Qui, più che di altro, si parla di soldi». Cosi risponde al cronista un uomo sulla cinquantina, seduto al tavolino di un bar all'ombra del porticato in piazza Giorgione. Semideserta e impigrita nelle ferie di agosto. Castelfranco Veneto accoglie quasi sbadigliando la notizia dell'arresto in Argentina del fascista condannato all'ergastolo per la strage di piazza Fontana. Eppure, questa è la città dove Ventura è vissuto per tanti anni. Ma pare che dimenticarlo, per parecchia gente, sia come togliersi di dosso una specie di terribile imbarazzo. Cosi, la cattura del «numero due» del processo di Catanzaro rischia, proprio qui a Castelfranco, di cadere nell'indifferenza. E' difficile persino trovare chi sia disposto a commentare le notizie provenienti dal Sudamerica. sulla fine della fuga di Giovanni Ventura. "Avete sentito? Lo hanno preso». Momenti di silenzio, poi qualcuno si dispone a dire qualcosa. Si fa avanti un operaio: «Quando ho ascoltato la radio, sono rimasto sorpreso: pensavo che non lo avrebbero più trovato, quello». Sotto i portici lambiti da un sole cocente, un gruppo di studenti consuma l'attesa del pranzo, «io lo conosco, il Giovanni Ventura — dice uno di loro — fin da quando avevo 14 anni. La notizia del suo arresto ci ha lasciati un poco scossi. SI, perché è pur sempre un nostro concittadino. Dispiace, in ogni modo, che un nostro amico vada in galera per tutta la vita. D'altra parte, c'è la condanna. Secondo me, il Giovanni è sempre stato un tipo normale: io non credo che sia andato a mettere la bomba a Milano. Forse lo ha organizsato, quell'attentato». Fra le tante voci raccolte negli ambienti che frequentava, ce n'è una sconcertante: tre mesi fa Ventura sarebbe stato visto a Roma. Ma in questa piccola città immersa nella campagna veneta, la strage fascista di piazza Fontana, il processo di Catanzaro, la fuga beffarda di Franco Freda e Giovanni Ventura sembrano molto più lontani nel tempo di quanto non lo siano. Nel ricordo dell'editore di Castelfranco, in genere prevale ostinatamente sulla figura del terrorista nero riconosciuto responsabile d'aver seminato la morte alla Banca dell'Agricoltura, quella del conoscente, dell'amico. Mentre era in corso il dibattito alla corte d'assise di Catanzaro, ogni tanto Ventura capitava a Castelfranco. «Una volta — racconta uno studente — venne anche qui da noi, al bar. Era sotto scorta, naturalmente. Mi salutò e mi strinse la mano. Io gli domandai: "Ma cosa hai combinato?". Lui mi rispose: "State tranquilli, tra poco ne esco". Mi pareva sicuro di sé». Talmente sicuro che entro poco tempo avrebbe preso la via della fuga, sull'esempio di Franco Freda, prima che i giudici lo ritenessero colpevole del massacro di piazza Fontana. Adesso, si aspetta di sapere se Giovanni Ventura sarà ricondotto in Italia, a scontare l'ergastolo. Qui a Castelfranco, in via Cimarosa. abitano la madre e la sorella, in questi giorni c'è anche il fratello Angelo. Il cancello d'ingresso della villetta è avvinto da una grossa catena: dicono sia per evitare «visite indiscrete», in queste ore. Ma Angelo Ventura compare sulla soglia e ci fa cenno di entrare da un'altra parte: «Abbiamo messo la catena perché s'è rotta la serratura». «Che avevano arrestato Giovanni — racconta Angelo Ventura — l'ho saputo dal telegiornale del pomeriggio, mentre ero a tavola con mia moglie». Dice di non aver avuto notizie del fratello «da quando se n'è andato via». E afferma che da allora né lui né i famigliari hanno avuto contatti: «Mai saputo più niente di Giovanni. Per me, poteva essere in Sudafrica, o in Canada. La prima informazione su di lui l'ho avuta ieri: era quella dell'arresto. Io non so dire altro». Angelo Ventura ripete che il fratello, dal giorno in cui «se n'è andato», non «s'è mai fatto vivo*. «Io l'ho visto in novembre, l'ultima volta che è stato qui». Poco dopo la fuga, secondo una segnalazione. Giovanni Ventura si sarebbe rifugiato con Freda in una località della Baviera. Angelo jdice che non ci crede: «E poi, io ho sempre parlato della sparizione di Giovanni, non di fuga. I punti di vista sono diversi, e ognuno può dare la sua spiegazione. Per quanto riguardava mio fratello, io parlavo di una persona che non si trovava più: chi poteva sapere che cosa fosse accaduto? Gli inquirenti non hanno dimostrato che mio fratello se l'erafilata». Angelo Ventura tende a separare la sorte del fratello da quella del «numero uno» del processo di Catanzaro. «Franco Freda? Clie cosa ne posso sapere, io? Dico soltanto che Giovanni non dev'essere stato insieme con lui: secondo me, non era possibile». Giuliano Marchesini