Negoziato Cina-Viet Nuova inutile seduta

Negoziato Cina-Viet Nuova inutile seduta Ripetute le consuete accuse Negoziato Cina-Viet Nuova inutile seduta PECHINO — Il negoziato sino-vietnamita per la normalizzazione dei rapporti dopo la guerra dello scorso inverno è ad un punto morto, ma nessuna delle parti vuol prendere l'iniziativa della rottura. Ieri, alla decima seduta, svoltasi a Pechino, i due capidelegazione — il vice ministro degli Esteri cinese, Han Nianlong ed il suo collega vietnamita Dinh Nho Liem — hanno continuato a ripetere le consuete accuse Hanoi insiste sulla creazione di una fascia smilitarizzata ai confini fra i due Paesi, Pechino chiede invece l'accettazione dei suoi «otto punti» tra i quali la rinuncia all'«egemonismo». Unico elemento di un certo interesse emerso dalle consuete conferenze stampa del pomeriggio è stata la rivelazione, fatta da Dinh, secondo cui nel '76 il governo di Poi Pot avrebbe inviato in campo di concentramento centinaia di diplomatici, molti dei quali, come l'ex ministro degli Esteri e cugino dell'ex capo di Stato della Cambogia Norodom Sihanouk, Norodom Phumissar, sarebbero scomparsi. Il negoziato, cominciato a Hanoi il 18 aprile scorso e con tinuato per un mese esatto nella capitale vietnamita con cinque sedute, si è spostato a Pechino il 28 giugno. La trattativa continua, hanno detto ieri le due parti, ma il vicecapo della delegazione cinese Yang Kongsu ha detto che, allo stato attuale delle cose, se anche si tenessero «innumerevoli riunioni» non vi sarebbero risultati data la distanza che separa i due punti di vista. La tensione tra i due Paesi, già notevole nei mesi scorsi, è aumentata dopo l'arrivo in luglio a Pechino come profugo politico del vicepresidente dell'Assemblea vietnamita Hoang Van Hoan. Poco dopo la fine della seduta, nel pomeriggio, l'agenzia Nuova Cina aveva accusato il Vietnam di violazioni armate alla frontiera nel periodo tra il due ed il dieci agosto.

Persone citate: Dinh, Hoang Van Hoan, Norodom Phumissar, Norodom Sihanouk