Wagner con Sawallisch nel teatro romano
Wagner con Sawallisch nel teatro romano Wagner con Sawallisch nel teatro romano Orange: bello il Parsifal (che dura sino all'alba) ORANGE — Anche la Francia ha la sua «Arena» nel teatro romano di Orange, dove ogni anno si svolge un breve festival estivo con un paio di opere ed alcuni concerti presentati da complessi ospiti di varia provenienza. Questo bellissimo teatro semicircolare, addossato ad un'altura nel centro della città, possiede una cavea quasi intatta, capace di contenere circa diecimila persone, e offre uno spettacolo grandioso per la presenza dell'altissima frontescena che chiude il fondale conferendo all'ambiente un'acustica di prim'ordine. Veramente, del colonnato che doveva ornare questo muraglione di sfondo restano oggi pochi resti e alla pietra, nuda e cruda, è rimasto il compito di delimitare la scena, mentre assai bene si riconoscono i lineamenti architettonici dell'antico ' complesso, con le sue aperture simmetriche e in alto il grande nicchione centrale dove prende posto ancora oggi la statua di Augusto illuminata dai riflettori durante tutta la durata della rappresentazione. Lo spettacolo, per un'inveterata tradizione locale, comincia sempre alle dieci e si inoltra volentieri nella notte, com'è accaduto l'altra sera per il Parsifal, che è finito alle tre e un quarto sotto un cielo serenissimo spazzato da violente raffiche di maestrale: ma il pubblico si era premunito ben protetto da mantelli, coperte e sacchi a pelo e ha seguito l'opera sino all'ultimo, senza defezioni, mentre chi era sprovvisto di ripari ha dovuto accogliere l'Invito all'ascesi, che è poi il messaggio centrale dell'ultimo capolavoro di Wagner, per questo violentemente osteggiato da Nietzsche. Per eseguire il Parsifal, seconda opera in programma dopo Turandot e spettacolo di chiusura del Festival, il teatro d'Orange ha invitato quest'anno 1 complessi dell'Opera di Monaco diretti da Wolfgang Sawallisch, e in questa roccaforte della civiltà latina i tedeschi sono scesi con un gruppo di cantanti eccellenti, degni della perfezione esecutiva sfoggiata dal coro e dall'orchestra. Il Parsifal è una delle partiture più complesse di Wagner per la massiccia presenza del coro, suddiviso stereofonicamente in vari gruppi, mentre l'orchestra tocca una raffinatezza, meglio, una sottigliezza di delicatissima messa a fuoco in rapporto alle voci. Lasciate ormai alle proprie spalle l'epica grandiosa del ciclo nibelungico, l'affermazione positiva di vitalità dei Maestri Cantori e il visionarismo del Tristano, Wagner approda col Parsifal ad un ideale di mistica trascendenza identificato nella celebrazione dell'Eucarestia unita al culto medioevale del Santo Graal. Rappresentato nel 1883, Parsifal coincide con la grande stagione del decadentismo internazionale, donde quei valori di estrema eleganza e di torturata sottigliezza stilistica in cui prendono vita e forma musicale i due impulsi da sempre esistenti nell'anima del compositore: l'attrazione notturna per 11 demonico e l'anelito alla luce bianca della redenzione portati qui ad altezze profetiche perché Wagner vi Intuisce, insieme, l'espressionismo e l'impressionismo musicali, l'urlo di Kundry e le .campane attraverso le foglie* che continueranno a risuonare in Debussy. Questa complessità della partitura è stata l'altra sera lievemente sacrificata nella concertazione, peraltro molto leggera e trasparente, di Sawallisch, che dà al Parsifal un carattere un po' sermonesco, da predica edificante, mantenendosi prudentemente a distanza da tutto ciò che potrebbe turbare questo nobile assunto. Emozioni decisive ha offerto invece il palcoscenico, dominato da almeno quattro cantanti di primissimo ordine. Leonie Rysanek è forse una delle migliori attrici che si possano trovare oggi sul palcoscenico dell'opera lirica e la sua interpretazione delle tre anime di Kundry, ambasciatrice del demonio, sirena e Maddalena penitente, ha insieme una varietà e un'unità perfette. Nella prima scena la Rysanek si contorce in modo impressionante strisciando coi capelli scarmigliati davanti alla luminosa maestà vocale e scenica che il gigantesco basso finlandese Martti Talvela imprime al personaggio di Gurnemanz, mentre Amfortas è il bravissimo Siegmund Nimsgern, dolente e visionario. Altro cantante di primo piano Victor Von Halem, che dà voce alla breve parte di Titurel, mentre un po' meno convincente è parso il tenore René Kollo, che pur nella generosità della sua prestazione sottrae un poco a Parsifal quel tocco di luminoso divismo impressovi da Wagner e connesso alla necessaria missione redentrice del personaggio, i Le scene erano fatte di proiezioni luminose sul fondale antico: molto efficaci per rappresentare l'apparizione del Graal, con quel muro poroso e traforato dai secoli, hanno proposto effetti accettabili anche per gli esterni, in particolare per il giardino delle fanciulle fiori nel secondo atto, con un gioco di ombre verdi che riuscivano a smaterializzare la pietra La regia, piuttosto tradizionale, ha sfruttato la maestosa nobiltà della cornice, imprimendo al coro e ai cantanti (tranne che a Kundry) movimenti efficacemente austeri. Il rito si è chiuso, come s'è detto, a tarda notte, tra gli applausi del pubblico che gremiva le gradinate in ogni centimetro di spazio disponibile. Paolo Gallarati
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