«Un cristiano che scrive»

«Un cristiano che scrive» «Un cristiano che scrive» Anche se ha sempre rifiutato la sbrigativa classificazione di «romaziere cattolico», preferendo la più libera definizione di «cristiano che scrive libri», Gilbert Cesbron entra a pieno titolo tra gli epigoni, certamente minori, della grande tradizione dei Bernanos, dei Mauriac, dei Green. E' stato d'altronde lo stesso Mauriac ad annettervelo, individuando subito nella generosità e nel coraggio della testimonianza i caratteri distintivi dello scrittore che, dopo un esordio legato a evocazioni di atmosfere interiori e a celebrazioni dell'infanzia (Les innocents de Paris), agli inizi degli Anni Cinquanta, imboccava la strada dell'impegno civile e morale: «Quel "tutto è Grazia" che per tutta la vita io ho ripetuto chiudendo gli occhi, lui lo ripete a occhi aperti, senza mai cedere al disgusto e traboccando visibilmente d'amore per le sue creature». Era l'anno della pubblicazione de / santi vanno all'inI ferno, drammatica rappre¬ sentazione della vita dei preti operai, e Mauriac sconvolto come i milioni di lettori che ne avevano decretato l'immediato successo, garantiva della genuinità dell'impegno e della validità della testimonianza. Se si asteneva da qualunque valutazione estetica, era perché il valore documentario del libro imponeva il sacrificio di ogni altra ambizione e il ricorso all'alto artigianato di un montaggio e di una scrittura funzionali. Da quel libro in poi, ma con, un progressivo logoramento della formula che puntava sempre più scopertamente sulla scelta di temi e di tesi di grande attualità, Cesbron ha continuato a costruire con sicura abilità romanzi di largo successo: Cani perduti senza collare, rivisitazione del mondo preferito dell'infanzia alla luce del nuovo impegno sociale e umanitario, toccava con sincera partecipazione il dramma della delinquenza minorile; Il est plus tard que tu ne penses affrontava il tema del cancro e dell'eutanasia; Avoir été

Persone citate: Bernanos, Gilbert Cesbron, Green, Mauriac