Oro, una febbre che va e viene

Oro, una febbre che va e viene Molti calmanti, non una cura Oro, una febbre che va e viene Forse per una volta tanto j non si avrà quest'estate la solita crisi monetaria internazionale. Non per questo si può ritenere in via di guarigione il male oscuro e profondo che ha colpito negli Anni Settanta il sistema di scambi e pagamenti mondiali sfociato nella salita verticale del prezzo dell'oro e nell'impressionante rialzo del petrolio. Se in agosto vi sarà pace valutaria è perché l'ennesima grande battaglia è stata combattuta in primavera, quando il dollaro ancora una volta ha invertito la sua tendenza precipitando verso i minimi dell'autunno scorso e l'oro ha superato di slancio quella «quota 300» (300 dollari per oncia) che era ritenuta un pericoloso traguardo, raggiungibile solo gradualmente e comunque non prima della fine del 1979 o nei primi mesi del 1980. Come mai questa accelerazione dei tempi? Una generale crisi di sfiducia ha investito finanzieri, investitori e piccoli risparmiatori, che nella crisi energetica e nel sensibilissimo aumento delle forniture petrolifere dei Paesi Opec hanno intravisto un fatale e sempre più veloce decadimento del dollar standard o «tallone dollaro». Non per nulla la debolezza della valuta Usa è stata controbilanciata dalla salita e della sterlina e dell'oro. Alquanto In disparte sono state le altre monete forti europee e lo yen, ma è facile capirne il perché. Sia 11 sistema della banche federali Usa sia le banche centrali tedesche, svizzere e giapponesi sono continuamente Intervenute al fine di impedire un collasso del dollaro. L'Italia, come al solito, ha cercato di mantenere la lira In una posizione mediana. Questa strategia non era sufficiente, però, a fugare i timori di molti finanzieri e Investitori con i forzieri eccessivamente colmi di dollari. Basti pensare a quel Paesi Opec, come Arabia Saudita, Kuwait e Emirati del Golfo, che con l'aumento del petrolio vedevano crescere smisuratamente il loro surplus valutario. Fu cosi che i corsi dell'oro e degli altri metalli preziosi raggiunsero nuovi limiti-record. Negli Stati Uniti, sui mercati a termine di Chicago e di New York, forti spinte speculative accelerarono la corsa e fecero crescere la temperatura. Giunti ai primi di luglio a una febbre da cavallo ecco apparire all'orizzonte i primi Interventi raffreddatori. L'Arabia Saudita e altri Paesi produttori di greggio aumentarono la produzione In modo da colmare 11 vuoto lasciato dagli avvenimenti Iraniani e di colpo si arrestò la sfrenata speculazione sui prodotti petroliferi «Uberi». Negli Usa il terremoto provocato dal presidente Carter nell'esecutivo portava fra l'altro al siluramento del ministro del Tesoro Blumenthal e alla sua sostituzione con William Martlm, presidente del sistema delle banche federali, secondo il quale il dollaro andava difeso a oltranza affiancando agli altri provvedimenti antinflazionistici anche robusti e diretti Interventi sul mercato dei cambi. La carta vincente che ha permesso di congelare la situazione monetaria è stata la nomina a capo della Fed di Paul Volcker, già sottosegretario al Tesoro ai tempi dell'amministrazione Johnson, ben conosciuto come tenace sostenitore del «tallone dollaro» e acceso avversario del «tallone oro». Con Volcker la lotta contro l'Inflazione sarà certamente rafforzata e il concetto dell'oro-moneta sepolto o gettato fra 1 rottami. Immediatamente si bloccò la corsa all'oro e alla sterlina e si stabilizzarono le quotazioni del dollaro nei confronti delle principali valute forti. Alcuni realizzi di beneficio e diversi frettolosi disinvestimenti di origine speculativa hanno fatto perdere sensibilmente terreno al metallo giallo e alla moneta britannica. Le quotazioni dell'oro, per esempio, da un massimo di 307 dollari per oncia sono scese a un minimo di 282 per poi risalire in poche battute alla quota 300. Sono variazioni da infarto se si considera il brevissimo lasso di tempo in cui sono avvenute. C'è chi riteneva che fosse, finito il ruolo di protagonista assunto dall'oro negli ultimi anni. Ma evidentemente era un'illusione. Per il momento la diminuzione della febbre deve essere attribuita esclusivamente aiRenato Cantoni (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Persone citate: Cantoni, Johnson, Paul Volcker, Volcker, William Martlm

Luoghi citati: Arabia Saudita, Chicago, Emirati Del Golfo, Italia, Kuwait, New York, Stati Uniti, Usa