Scoppiata la guerra del pullover «La Francia viola le norme Cee»

Scoppiata la guerra del pullover «La Francia viola le norme Cee» Intervista a Guido Artom, presidente della Federtessile Scoppiata la guerra del pullover «La Francia viola le norme Cee» «Si vogliono bloccare le nostre esportazioni» - Chiesto l'intervento del governo TORINO — Il senatore Maurice Schumann, gollista, ha vinto la sua battaglia contro la «sleale concorrenza tessile italiana», i produttori francesi hanno ottenuto quel che cercavano da tempo: il governo Barre mercoledì scorso, durante una riunione nella quale avrebbe dovuto discutere di problemi petroliferi, ha deciso a sorpresa di sottoporre a controllo le importazioni di pullover e di «maglieria esterna, in genere. Da domani i produttori italiani si troveranno di fronte a nuove procedure che, sotto l'apparenza di adempimenti burocratici, ostacoleranno l'entrata in Francia dei nostri prodotti. «La decisione del governo francese viola le norme che garantiscono la libera circolazione delle merci nella Cee — afferma Guido Artom, presidente della Federtessile —; essa è tanto più grave perché dimostra che la "lobby" dei magliai francesi ha fatto breccia nel governo costringendolo a rinnegare una posizione manifesta ancora pochi giorni fa. Solo il 31 luglio si era svolta a Parigi una riunione su questi problemi; era presente il presidente dell'Union Textile, Weil, erano presenti i nostri rappresentanti insieme con i tecnici dei ministeri degli Esteri e del Commercio estero del due Paesi. Ci era stato assicurato che nessun provvedimento sarebbe stato preso contro l'ingresso dei nostri prodotti. «Questa vicenda — ricorda Artom — ha origini antiche; i francesi ci accusano di esportare a prezzi troppo bassi grazie al lavoro nero. Abbiamo sempre contestato queste affermazioni; ancora un mese fa ho scritto una lettera all'Union Textile invitando i produttori francesi a venire a vedere; il 31 luglio ci si era incontrati proprio per organizzare queste visite di gruppi industriali francesi in Italia mentre gruppi di italiani si sarebbero recati in Francia. Lo stesso Barre, europeista e liberista convinto, aveva sempre respinto le ripetute interrogazioni in Senato di Schumann. Un anno fa, in un in- contro di industriali europei, a Weil che si lamentava della concorrenza italiana aveva risposto con un proverbio: "Nello stagno delle carpe bisogna mettere un luccio altrimenti le carpe sanno di fango"; in pratica: se i francesi dormono gli farà bene essere svegliati dagli italiani. Adesso c'è questa sterzata che ci sorprende». Il provvedimento francese istituisce un «visto preventivo» che avrebbe solo finalità statistiche. Ma l'esperienza di un precedente analogo provvedimento adottato da Parigi per le scarpe dimostra che il «visto» può di fatto bloccare le merci alla frontiera. «La maglieria — dice Artom — è strettamente legata alla stagione e alla moda; fra pochi giorni, alla fine delle ferie, i produttori si troveranno a fare le consegne per l'autunno; un ritardo anche di pochi giorni in attesa del visto potrà far saltare forniture per miliardi». H decreto del governo francese, arrivato nel bel mezzo delle ferie, si proponeva evidentemente di cogliere spiazzati i produttori e le autorità .italiane. «In realtà ci siamo mossi subito — dice Artom; — ci siamo rivolti ai ministeri del Commercio Estero, degli Esteri, dell'Industria, del Lavoro, i quali, devo dirlo, hanno reagito con efficacia. Ci siamo appellati al commissario Cee, Etienne Davignon, il quale, da quanto mi risulta, ha assunto una posizione molto dura nei confronti della decisione francese». «Questo provvedimento — dice Giancarlo Lombardi, responsabile delle relazioni sindacali della Federtessile — è pericoloso perché può dare il via a forme di ritorsione che non si sa dove si fermeranno. Evidentemente in Francia è riuscita a prevalere la parte più retriva dei produttori che ha usato motivazioni capziose ed ha sfruttato le preoccupazioni elettoralistiche di qualche componente del governo per colpire le nostre capacità di esportare». Antonio Grassani, docente universitario e direttore del Centro nazionale di studi doganali, in una lettera aperta Indirizzata ieri ai presidenti del Consiglio Cossiga e Barre, ricorda «il perìodo nel quale le autorità francesi chiedevano il visto tecnico per le scarpe italiane, rilasciato a Parigi da un ufficio il cui responsabile era spesso in ferie». Questi accorgimenti di deteriore qualità — afferma — non sono degni di Paesi i quali hanno assunto impegni solenni degni di rispetto». Grassani fa una serie di proposte tra cui quella di indire, in accordo con la Cee, una conferenza nella quale i Paesi europei dovrebbero assumere un solo solenne impegno: «I governi nazionali non porranno in essere alcuna iniziativa tendente a regolamentare in qualsivoglia modo l'import-export delle merci, senza una preventiva intesa con la Cee». Vittorio Ravizza

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