Ora sotto processo i politici e i militari che mentirono per coprire Giannettini di Silvana Mazzocchi

Ora sotto processo i politici e i militari che mentirono per coprire Giannettini Entro il 5 ottobre il procuratore presenterà la richiesta d'appello per Piazza Fontana Ora sotto processo i politici e i militari che mentirono per coprire Giannettini Chiesta l'autorizzazione a procedere contro Andreotti e Tanassi per falsa testimonianza dare sbocco politico agli attentati del '69 si annidava nell'apparato statale» - Si ria I giudici: «Chi volle riapre il caso Valpreda? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CATANZARO — Non è finita. Il dito puntato dalla corte di assise di Catanzaro contro quei mandanti «senza volto., che ordirono la strage del '69 organizzata da Freda. Ventura e Giannettini, apre il secondo atto del processo più lungo della Repubblica. Le 1067 pagine con cui martedì i giudici hanno motivato gli ergastoli e le pene assegnati e le assoluzioni dubbiose concesse, saranno da oggi il documento-chiave sul quale questo futuro verrà costruito. Servirà per le istruttorie parallele tuttora in corso e per il processo d'appello che sarà forse fissato entro il 1980. Guido Giannettini, condannato per le ragioni sostenute nella sentenza, alimenta il problema delle coperture ricevute dal vecchio Sid, ma anche quello «delle menzogne e delle protezioni» con cui politici e militari lo protessero prima, durante l'istruttoria che lo riguardò, e poi nell'aula d'assise dove il processo si svolse. « Chi volle dare sbocco politico agli attentati del '69 si annidava nell'apparato statale». hanno scritto i magistrati. Durante il dibattimento, ili pubblico ministero, che non credette alla testimonianza di Mariano Rumor (presidente del Consiglio nella seconda metà del '74, subito dopo Andreotti, nel periodo in cui si stava per rompere il silenzio su Giannettini), chiese gli atti al suo ufficio per iniziare un processo a parte contro tutti quelli che si accusarono a vicenda pur di «non ricordare» Dopo quell'iniziativa, la procura generale di Catanzaro impacchettò i verbali di tutte le testimonianze di politici e generali e li spedi a Milano nella sede naturale del processo. Al fascicolo sta lavorando da alcuni mesi Luigi Fenizia, un giudice che ha sostituito Emilio Alessandrini, al quale il plico era stato assegnato, ma che fu assassinato da «Prima linea» il 29 gennaio scorso. Si ipotizza il favoreggiamento personale per tutti coloro che mentirono allo scopo di proteggere Giannettini. I nomi degli inquisiti sono quelli di quanti sfilarono nell'aula d'assise di Catanzaro: dall'ex capo del Sid. Vito Miceli, ai generali Tanzilli. Ma- letti. Alemanno, all'ammiraglio Henke. fino all'ex ministro della Difesa dell'epoca, Mario Tanassi e ai due presidenti del Consiglio che si avvicendarono nel periodo caldo dell'indagine su Giannettini, Mariano Rumor e Giulio Andreotti. I giudici scrivono nella sentenza che Giannettini offrì ai suoi complici un aiuto e una I copertura politico-militare e ne hanno dedotto che questa sorta di «impunità garantita» I funzionò da istigazione. Ag- giungono che politici e generali, nel proteggere Giannettini. agirono per «inconfessabili motivi». Contro i politici è in piedi un altro processo. Un pretore di Catanzaro, Erminia Labruna. ha chiesto poche settimane fa l'autorizzazione a procedere contro Andreotti e Ta; nassi per falsa testimonianza, ì Riguarda i racconti su una riunione che si sarebbe svolta 1 a Palazzo Chigi nel giugno del ! '74 per decidere se continuare ! a proteggere l'anonimato di ' Giannettini o se rivelarne l'identità. Andreotti. poco dopo , i fatti, concesse un'intervista a Massimo Caprara del Mondo e raccontò il particolare, poi però negò di aver parlato di quella riunione. Durante il | processo, giornalista e uomo I politico vennero messi a conj fronte ma rimasero sulle loro j posizioni. In aula non vi fu sej guito e il pretore di Catanzaro I ipotizza ora che Andreotti abbia mentito, così come l'ex ministro della Difesa. Tanassi. Ed ecco la seconda parte di < quel futuro processuale co! minciato ieri con il deposito i della sentenza. Quello che i scaturisce dagli appelli. Il pubblico ministero Lombardi lo presentò solo per Antonio Massari, un imputato per cui aveva chiesto dieci anni e che invece è stato assolto. Si sono appellati anche i difensori dei condannati e quelli di Valpreda, che vogliono ottenere la sua assoluzione piena. Il procuratore generale Manlio Lisanti, invece, annunciò ricorso per Valpreda e per il gruppo degli imputati del «XXII marzo» in quanto ne sostiene la colpevolezza. La motivazione scritta dai giudici per giustificare il dubbio lasciato sul capo di Val| preda e la condanna per associazione a delinquere degli al¬ tri anarchici perché «dediti alla violenza senza scopo», è destinata ad alimentare questo proposito. Il procuratore generale ha venti giorni di tempo per presentare i motivi d'appello, ma essendo in corso il periodo feriale la data slitterà al 5 ottobre. Alcune considerazioni fatte dai giudici nel documento e cioè che «non può considerarsi illogico in via d'ipotesi che il passeggero di Rolandi possa essere stato Valpreda», nonché la riabilitazione della testimonianza del tassista che riconobbe l'anarchico quando il questore di Milano già gli aveva fatto vedere una foto dell'imputato, forniranno al procuratore generale, prevedibilmente, numerosi argomenti. Il rischio è che il processo di secondo grado per la strage di piazza Fontana sì tramuti di nuovo in un «processo Valpreda». Sarebbe, questa, una «mostruosità giuridica». Una incongruenza che è contraddetta, però, da quanto gli stessi giudici hanno ammesso più volte nei sei volumi della sentenza: cioè che. sebbene una frangia del Sid copri Giannettini, istigatore della strage, costui agì agli ordini di elementi «annidati negli apparati statali». Allora può apparire impossibile e vergognoso che il processo di secondo grado riporti l'attenzione su quel personaggio-vittima di cui i giudici, assolvendolo, hanno detto che ha pagato ingiustamente con il linciaggio morale e il carcere un'accusa «pilotata» dagli stessi anonimi mandanti. Tutto ciò mentre la giustizia sta ancora lavorando per dare finalmente «un volto e un nome» agli ideatori degli attentati e delle stragi del '69. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Catanzaro, Milano