Fra 20 anni atomica per cinquanta Paesi

Fra 20 anni atomica per cinquanta Paesi C'è pericolo di terrorismo nucleare? Fra 20 anni atomica per cinquanta Paesi Secondo esperti americani la stabilità non sarà necessariamente minacciata - L'incubo che un ordigno sia «rubato» Dopo l'allarme dell'estate 1977 per il Sud Africa e quello recente per il Pakistan come Paesi immediatamente candidati alla bomba atomica, quali sono oggi le prospettive della proliferazione nucleare? Più di 22 paesi hanno già reattori che producono plutonio: ciò significa che le probabilità di vedere nei prossimi ventanni un mondo pieno di potenze atomiche sono abba-v stanza elevate. Di quest'opinione è un gruppo di cinquanta esperti riuniti negli Stati Uniti ad opera del Dipartimento della Difesa e della Cia, proprio per esaminare gli effetti politici internazionali della diffusione delle armi nucleari. Le conclusioni sono le seguenti: «Negli Anni Noi'anta un gran numero di reattori nucleari sarà operutivo nel mondo. Almeno cinquanta Paesi aleranno la capacità di sviluppare armi nucleari... Più. di una dozzina di essi, con l'arie motivazioni e capacità, avranno sviluppato o acquisito in altri modi un potenziale atomico militare. Molti altri saranno in grado di farlo in breve tempo-. La lista dei Paesi che potrebbero avere sia le capacità tecniche che un certo grado di motivazione per acquisire l'arma atomica è lunga: Argentina. Brasile. Iran, Israele, Egitto. Iraq. Giappone. Corea del Sud. Taiwan. Spagna. Germania Occidentale. Jugoslavia. India. Pakistan. Libia. Sud Africa. Grecia e Turchia. Tuttavia, malgrado la diffusione delle armi nucleari, un certo equilibrio di forze tra Stati Uniti e Unione Sovietica continuerà, e la loro potenza nucleare manterrà in ombra quella di tutti gli altri Paesi, secondo una gerarchia ben precisa che comprenderà cinque gradini, corrispondenti a diverse caratteristiche e capacità di intervento atomico. Il primo gradino sarà infatti occupato da Usa e Urss, potenze nucleari globali e in grado di effettuare una rappresaglia devstatrice di serondò colpo, cioè dopo aver subito qualsiasi eventuale at:acco atomico. Nel secondo gradino vi saranno potenze nucleari come Francia e Gran Bretagna, con missili atomici sempre di portata globale, ma più limitata come potere di- struttivo di secondo colpo, sufficiente cioè ad annientare ogni altro Paese, eccettuati Usa e Urss. Al terzo gradino verranno invece le potenze nucleari non più globali ma regionali, come Cina, Israele ed India, in grado di effettuare rappresaglie atomiche a distanze limitate. Seguiranno al quarto gradino potenze atomiche sempre regionali, come Corea del Sud. Taiwan. Egitto, in grado solamente di effettuare un attacco di primo colpo, cioè con un arsenale nucleare assai vulnerabile ad un attacco preventivo. Infine, ma prospettiva più inquietante, la quinta categoria, comprende la possibilità che una bomba nucleare sia rubata dagli arsenali esistenti di una qualche potenza atomica, ad opera di organizzazioni criminali, terroriste o politiche con sufficiente influenza e mezzi finanziari. Include anche il caso che organizzazioni del genere entrino in possesso di una sufficiente quantità di combustibile e materiale nucleare per fabbricarsi un ordigno anche primitivo. Questo potrebbe essere contrabbandato clandestinamente in qualsiasi Paese designato, dove potrebbe essere fatto esplodere per mezzo di comandi a distanza, a tempo o automatici. Per quanto remota e agghiacciante, l'ipotesi del «terrorismo nucleare» è oggi presa in considerazione da quasi tutti gli studi previsionali sull'impiego delle armi nucleari. Andiamo allora irreversibilmente verso un mondo più instabile e insicuro? Non necessariamente, assicurano alcuni esperti: in realtà i vincoli e le responsabilità che già sentono ora le potenze atomiche e che rendono assai improbabile un conflitto diretto tra loro, dovrebbero riflettersi anche sul comportamento dei nuovi membri del «club atomico». Sergio A. Rossi

Persone citate: Sergio A.