Sul greto del Ticino in cerca d'oro di Gianfranco Quaglia

Sul greto del Ticino in cerca d'oro Sul greto del Ticino in cerca d'oro A Oleggio c'è chi vive con questa attività - Pierino Colombo, 70 anni, riesce a mantenere la famiglia - Precisa pero che per trovare due o tre grammi del prezioso metallo deve scavare sabbia per otto ore - La voce che nel fiume c'è l'oro ha suscitato curiosità e c'è chi passa il week-end a setacciare sabbia sperando di arricchire DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE OLEGGIO — «Ma dove quest'oro?». «Dove? Nel Ticino, non è mai stato un mistero. Venite con me. andiamo alla Raspagna, dove il fiume disegna un'ansa, ve lo mostro». Pierino Colombo, 70 anni, detto «Cucii», ci porta nella vallata di Oleggio, tra boschi, piccoli ristoranti, casupole di pescatori. Colombo, cercatore d'oro da quando era bambino, conosce ogni segreto del Ticino: sul greto ghiaioso indica un punto, scava pochi centimetri con una pala detta «trula», bagna la sabbia contenuta e manovra l'arnese come un setaccio, in modo da eliminare tutti i residui e ogni impurità. Alla fine, sul fondo metallico della «trula», lucci¬ ca qualcosa: «Ecco — dice "Cucii" — questa è una pagliuzza, piccolissima, da non prendere neppure in considerazione ma è la prova sicura che qui l'oro c'è». Oro finissimo, quasi una polvere, puro, a 22 carati. Ha sfamato per una vita Pierino Colombo e la sua famiglia, composta dalla moglie Dea e da un figlio che ora è cuoco a Sanremo. «Andiamoci piano però — precisa "Cucii" — non mi sono arricchito. Per trovare due-tre grammi al giorno bisogna lavorare almeno otto ore». Adesso l'oro rende bene: 8000 lire al grammo e 300 dollari l'oncia. L'impennata dei prezzi fa riscoprire la «febbre» e a Oleggio qualcuno parla di fortuna. «Sono tutte storie — ribatte Colombo — per far soldi occorre uno sfruttamento intensivo dei giacimenti con la presenza di un'industria estrattiva. Se nessuno ci ha pensato è perché non rende. Io, con la mia pala, posso guadagnarmi soltanto la giornata». In questo centro del Novarese dove gli antichi abitanti si chiamavano Ittimoli (scavatori di roccia) i cercatori professionisti sono rijnasti pochissimi. Tutti gli altri, come Gino Bottini, 57 anni, vive ancora sul Ticino ma sì è trasformato in raccoglitore di quarzo. Riempie la barca di sassi bianchi poi li rivende alle fonderie: il materiale serve alla produzione di detersivi, dentifrici, rivestimenti per case, ricopertura di elettrodi. Bottini smentisce la modestia di «Cucii»: «Quello è il più furbo di tutti, l'oro sa dov'è, studia ogni giorno nuovi sistemi per trovarlo. Adesso ci prova anche con uno zerbino: la sabbia e l'acqua scivolano via. le pagliuzze dorate rimangono rapprese tra i peluzzi». Colombo e Bottini sono però d'accordo su un fatto che anche la vallata circostante è piena di metallo prezioso (due decimi d'oro per ogni metro cubo di terreno). I sistemi industriali potrebbero portarlo alla luce. Durante il fascismo ci provò un certo Bicchieri ma con scarso rendimento. «Andava in giro — ricordano i pescatori — con un casco coloniale in testa e su una vettura scoperta che si diceva fosse appartenuta al Negus. Sugli sportelli dell'auto spiccava una grossa scritta: commendatore Leone Bicchieri, miniere del Ticino». L'ultimo tentativo lo fece qualche anno fa Ercole Canciani, un friulano di 70 anni, che aveva inventato una macchina strana per estrarre l'oro: al momento del collaudo l'impresa fallì e fu smentita dalla semplice «trula». L'atmosfera della corsa all'oro, come ai tempi del West, sembra diventare un'attrattiva turistica. Non come in California dove un ex marine immette in un ruscello pagliuzze d'oro facendo poi pagare il bi\glietto ai turisti-cercatori: con 85 cents e un setaccio si i l'.!Ilì diventa pionieri in poche ore e i qualche granellino si porta a casa. A Oleggio invece nessuno va a seminare polvere d'oro nel fiume. Tutto quello che c'è lo possono trovare anche i dilctl tanti: arrivano al sabato dal '. Milanese e dal Novarese, scen! dono nella valle con un badile e un piattello che imita la I «trula» professionale, scavano le se ne vanno dopo molte ore ìcon qualche pagliuzza che .forse non rivendono neppure. ! Ma il weekend dorato ha il sapore di avventura che nessun \altro fiume d'Italia può ren\ aere. In questi giorni d'agosto ìnon è difficile imbattersi in I cercatrici giovanissime: raI gazze, bambine cotte dal sole I che premono il piede sulla pa! la alla ricerca di un filone. Pierino «Cucii» sorride di questi neofiti che hanno scoperto un modo diverso di passare le vacanze. Sa che nessuno potrà mai eguagliarlo, scoprire le sabbie ricche di metallo, vivere con l'oro raggranellato giorno dopo giorno. Quelli come lui si contano sulla punta delle dita: Bottini, Rinaldo Sonzini detto «Zac», Mario Sonzini detto «Branon», tornato dalla Francia dove faceva il «clochard». Quando si trovano, tutti insieme sulle rive del fiume, raccontano ai turisti storie che fanno sognare: fiaschi colmi di polvere d'oro trovati in qualche soffitta, sacchetti di pepite, gente che si è costruita la casetta in pochi anni. Gianfranco Quaglia

Luoghi citati: California, Francia, Italia, Oleggio, Sanremo