Servizi sociali pagati da tutti per ridurre il costo del lavoro di Emilio Pucci

Servizi sociali pagati da tutti per ridurre il costo del lavoro Le proposte del ministro Scotti da discutere in Parlamento Servizi sociali pagati da tutti per ridurre il costo del lavoro Gli oneri dovrebbero essere a carico della collettività attraverso un inasprimento fiscale - Nuovi incentivi per i settori in difficoltà e il Sud con finanziamenti e esonero (totale o parziale) dal pagamento dei contributi previdenziali ROMA — Si è aperto il processo al costo del lavoro che, a detta di molti economisti, nella sua attuale struttura, deprime l'attività produttiva e vanifica qualsiasi sforzo per ampliare l'occupazione. Il ministro del Lavoro Scotti ha presentato l'altra sera, nella prima riunione del governo Cossiga. il rapporto per una riforma «strutturale e organica» del costo del lavoro. Il documento sarà sottoposto quanto prima all'esame del Parlamento che dovrebbe incominciare il dibattito sulle proposte alla ripresa dei lavori dopo la breve pausa estiva. «Il rapporto — ci ha precisato il ministro Scotti — è in sostanza uno studio informativo sui vigenti sistemi di fiscalizzazione degli oneri sociali e contiene una approfondita analisi di tutti i costi comparati a quelli degli altri Paesi, con particolare riguardo all'area comunitaria. Non manca il discorso sulla abolizione degli oneri anomali, quelli cioè non previdenziali ma puramente assistenziali che oggi gravano sulla produzione, mentre dovrebbero riguardare la generalità dei cittadini. Le possibili manovre di riforma indicate lasciano in ogni caso al Parlamento ogni decisione in merito». Viene anche affrontato, domandiamo al ministro, il problema della scala mobile? «No — risponde secco Scotti —per ora non se ne parla». Le proposte per il contenimento del costo del lavoro, elaborate da uno staff di esperti ministeriali e da consulenti esterni, sono racchiuse in un documento di 63 pagine, piene di dati e tabelle. Si legge nella premessa: «Il susseguirsi dei vari provvedimenti legislativi relativi alla fiscalizzazione degli oneri sociali; le successive proroghe, concesse spesso sotto la spinta dell'urgenza e dello stato di necessità; il mutamento dei metodi di determinazione degli sgravi, della loro entità e della loro stessa natura; la immissione nell'area dei beneficiari di nuovi soggetti sulla base di motivazioni contingenti. Tutto ciò ha determinato l'esigenza di procedere nello specifico settore non tanto a una razionalizzazione, ma a una ristrutturazione delle normative vigenti». Dopo la descrizione dell'attuale sistema (aliquote contributive, fiscalizzazione, sgravi e contenuti), le rilevazioni dei vari gettiti e il raffronto con la normativa Cee in materia il rapporto evidenzia come il tasso di crescita del costo del lavoro per unità di prodotto abbia da alcuni anni una evoluzione fortemente squilibrata (fra il 1973 e il 1975 il costo unitario del lavoro si è accresciuto nell'industria italiana 3i ben il 79 per cento) e sia di conseguenza all'origine di una buona parte della crisi attuale. L'ultimo capitolo dello studio è dedicato alle proposte di riforma che dovran¬ no essere oggetto di dibattito parlamentare. Eccole. Abolizione oneri impropri. Si dovrebbe procedere a una netta distinzione dei servizi sociali destinati a tutta la collettività e di quelli destinati ai soli lavoratori e loro familiari, ponendo i primi a carico della stessa collettività, per mezzo dell'imposizione fiscale, e i secondi a carico della produzione (datori di lavoro e dipendenti)». Questo criterio è già attuato nel resto d'Europa, mentre in Italia presenta ancora «notevoli eccezioni». Gli oneri che attraverso un inasprimento fiscale dovreb- bero andare a carico della collettività e non delle sole imprese e dei lavoratori sono: l'assistenza malattia pensionati; la maternità: la solidarietà dei lavoratori agricoli; la gestione tubercolosi: la gestione disoccupazione; la gestione asili nido: la gestione orfani dei lavoratori. Aliquota unica. Insieme con la progressiva depurazione degli oneri impropri, il versamento delle varie aliquote previdenziali (malattia, infortuni, pensioni) dovrebbe essere unificato al fine di snellire il lavoro degli enti previdenziali e di evitare evasioni di versamenti. Diverse piccole aziende e imprese artigianali, infatti, versano puntualmente i contributi malattia e infortuni, mentre ritardano quello delle pensioni, contribuendo cosi ad appesantire il già grave deficit dell'Inps. Fiscalizzazione regionale. Il sistema degli incentivi in vigore è superato e criticato dalla Cee. C'è la necessità quindi di rivedere sia gli in¬ terventi attualmente rivolti a determinati settori produttivi in difficoltà, sia gli interventi previsti per il Mezzogiorno. Una nuova ed efficace politica di sviluppo per le aree" depresse dovrebbe passare attraverso queste due forme di incentivo: 1) erogazione di finanziamenti per nuove iniziative; 2) esonero totale o parziale dal pagamento dei contributi previdenziali (per tutti i dipendenti o per i soli nuovi assunti). In sostanza, da una fiscalizzazione settoriale si passerebbe a una fiscalizzazione regionale, salve eccezioni per particolari comparti quali la pesca e l'agricoltura. «La manovra di riforma — conclude il documento — deve essere ovviamente attuata in modo tale da conservare ai settori produttivi, attualmente beneficiari degli interventi di fiscalizzazione, una riduzione del costo del lavoro corrispondente a quella assicurata dalla normativa oggi vi¬ gente». Emilio Pucci

Persone citate: Cossiga

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma