Dopo 6 giorni di eruzioni e boati il vulcano sembra ora placarsi di Francesco Fornari

Dopo 6 giorni di eruzioni e boati il vulcano sembra ora placarsi L'attività eruttiva dell'Etna si è ridotta sensibilmente Dopo 6 giorni di eruzioni e boati il vulcano sembra ora placarsi Forse oggi stesso cesserà lo stato di emergenza per Fornazzo che nei giorni scorsi era stato evacuato - I sismografi continuano a segnalare tremori all'interno della montagna DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FORNAZZO — A sei giorni dall'inizio dell'attività eruttiva dell'Etna, la situazione può essere definita tranquillizzante. Forse già oggi verrà revocato lo stato d'emergenza per Fornazzo, il paese direttamente minacciato dalla colata di lava che fuoriesce dai crateri che si sono aperti a circa 1500 metri sul fianco del vulcano. La lava continua a sgorgare da sei piccole bocche, ma il fenomeno è in fase calante. La velocità di uscita della lava è diminuita: il magma, che affiora in quantità sempre minore dai crateri, scivola lentamente verso il basso ma, dopo un salto di una ottantina di metri, finisce in una conca dove si è formato un laghetto che si raffredda rapidamente. Sotto la crosta già fredda, il magma scorre ancora verso valle attraverso una galleria, ma poi si disperde in piccoli rivoli che non destano più preoccupazione. I vulcanologi sono ottimisti, ma restano ancora dei dubbi. Questa volta l'Etna si è comportato in maniera strana, fuori dagli schemi, ed è difficile azzardare delle previsioni. Il vulcano non si è ancora placato: lo dimostrano le registrazioni dei sismografi, che anche ieri hanno segnalato una forte ripresa dei «tremori» all'interno della montagna. Questi «tremori» (piccole scosse sismiche avvertibili soltanto dagli strumenti), precedono sempre una ripresa dell'attività esplosiva o eruttiva, indicando che all'interno del vulcano qualcosa si muove e tende a portarsi verso l'alto. La forte pressione esercitata dai gas provocati dalla combustione potrebbe causare l'apertura di nuove bocche eruttive. Inoltre la lava che è fuoriuscita in questi ultimi giorni, affermano i vulcanologi, era degassata. L'eruzione, infatti, non è stata accompagnata dai consueti fenomeni esplosivi: ciò significa che i gas che spingono il magma nella risalita dai fondi abissali, sono rimasti imprigionati all'interno del vulcano e prt ma o poi dovranno venirne fuori. E' probabile che si sfogheranno attraverso il crate re centrale. Carabinieri e polizia hanno fatto dei posti di blocco per impedire ai curiosi, che continuano ad arrivare in gran numero, di avvicinarsi alle zone pericolose. Gli abitanti di Fornazzo hanno trascorso la prima notte tranquilla, sistemandosi alla meno peggio nelle case prive di mobili. Qualcuno ha portato su i materassi, altri hanno dormito sui pavimenti. Nessuno, peri ora, ha riportato indietro lej masserizie, traslocate in gran fretta sabato pomeriggio, j quando sembrava che da un momento all'altro l'intero paese venisse travolto dal torrente di lava che si riversava dai crateri e scendeva velocemente lungo i fianchi della montagna. Donne e bambini sono alloggiati in un albergo messo a disposizione dal Comune di Zafferana, la maggior parte è ospite di parenti innlvnessdmCngtcccaambtp in zone sicure. A Fornazzo sono tornati soltanto gli uomini: per presidiare le case. Qualcuno si lamenta per l'intempestività degl'interventi («I camions militari sono arrivati quando il paese era già stato evacuato»), lo stesso sindaco di Milo, Giuseppe Sampognaro, ammette di aver telegrafato nelle prime ore di sabato al prefetto di Catania per avvertirlo della necessità di far sgomberare gli abitanti e di essersi assunto la responsabilità dell'evacuazione nel pomeriggio, ancor prima di emettere la necessaria ordinanza. «I primi automezzi dell'esercito sono arrivati dopo le 16, ma la gente se n'era già andata da almeno due ore». Adesso, dopo le notti in bianco e le sfiancanti giornate trascorse andando su e giù per l'Etna per controllare di persona l'evolversi della si¬ tuazione; dopo le interminabili riunioni tenute in Municipio, a far da moderatore tra le autorità accorse numerose e la popolazione che protestava, Giuseppe Sampognaro deve ancora combattere la battaglia della burocrazia. L'ho trovato nel suo ufficio, circondato dai collaboratori, mentre si arrabattava a preparare lo schema dei ciclostilati da distribuire agli abitanti per richiedere gli aiuti promessi. «7o sottoscritto... ho pagato la somma di lire... per il trasporto dei miei mobili con l'autocarro del signor... da Fornazzo a...». I foglietti, coperti di correzioni e cancellature, si ammucchiavano sulla sua scrivania. «Ogni singolo caso deve essere analizzato — mi ha spiegato con aria stanca —. C'è chi dev'essere rimborsato per le spese del trasloco, chi per le giornate di lavoro perse. Chi ha avuto la casa lesionata, chi ha visto il proprio frutteto ridotto in cenere». Le complicazioni non mancano: ci sono contadini, per esempio, che hanno cambiato le colture del proprio terreno senza informarne il catasto. Accade così che dove c'era un campo coltivato a ortaggi, adesso ci fosse un frutteto. Ma al catasto questo non risulta, il rimborso viene stabilito in base alle registrazioni catastali, un frutteto vale molto di più di un orto, il contadino protesta, bisogna fare dichiarazioni, rettifiche. Alla fine, forse, l'agricoltore verrà rimborsato per il danno effettivamente subito, ma dovrà pagare la multa per la mancata segnalazione. E' più difficile districarsi nella palude della burocrazia che difendersi dal magma incandescente dell'Etna. Francesco Fornari

Persone citate: Giuseppe Sampognaro

Luoghi citati: Catania, Comune Di Zafferana, Fornazzo, Milo