Un dittatore sanguinario

Un dittatore sanguinario Un dittatore sanguinario Francisco Macias Nguema ha conteso a lungo al maresciallo Idi Amin Dada la palma poco invidiata della dittatura africana più sanguinaria. Nato nel 1924 nella regione di Oyem, appartiene alla tribù Fang aie occupa parte del Camerun, del Gabon e della Guinea Equatoriale. Francisco Macias Nguema aveva trasformato il suo Paese, dopo la partenza dei colonizzatori spagnoli, in una dittatura tribale. Vivendo nella paura continua delle cospirazioni, temendo un'eventuale secessione dell'isola di Fernando Po che egli aveva semplicemente ribattezzato con il proprio nome, sospettando il ritorno dei coloni europei, aveva collocato dovunque — nel governo, nell'amministrazione, nell'esercito — membri della sua famiglia o comunque della sua tribù. Dopo l'eliminazione di Bonifacio Ondo Edu, considerato il suo principale rivale politico, aveva trasformato la Guinea — secondo l'espressione usata dagli esperti di affari internazionali — in «un vero campo di concentramento, una sorta di Dachau costruita con i mezzi a disposizione». Si era nominato «presidente a vita, generale supremo, grande maestro dell'educazione delle scienze e della cultura, presidente del partito unico nazionale dei lavoratori e miracolo unico della Guinea ». Questa megalomania del primo capo di Stato della Guinea Equatoriale avrebbe spiegazioni fisiologiche. Schizofrenico, sordo e impotente drogato di iboga (stupefacente vegetale molto diffuso fra le popolazioni Fang che l'utilizzano soprattutto per celebrare i riti dell'iniziazione), ilpre- sidente Macias Nguema passava attraverso fasi alterne di prostrazione totale e di esaltazione febbrile. Vìveva praticamente recluso dal 1968 nell'antico palazzo dei governatori spagnoli di Malabo (ex Santa Isabella) oppure nella nuova residenza di Bata, disegnata da un architetto francese, dove praticamente nessuno straniero aveva accesso. «Non si può fucilare perché le munizioni costano troppo care e perché la Guinea è troppo povera», sosteneva l'ex dittatore, che aveva fatto del- d la bastonatura un modo abituale di esecuzione. La «Gio ventù in marcia con Macias» una sorta di milizia popolare con metodi identici a quelli dei «tontons macoutes» haitiani di Duvallier, era incaricata di attuare le delizie omicide dì questo autocrate mezzopazzo. In Guinea la bastonatura non era il solo tipo di assassinio legalizzato, anche se godeva delle preferenze del «padrone-. Si annegava la gente in mare, la si gettava dalle finestre prima di finirla a colpi di randello, la si cementava, la si scorticava viva, si tagliavano a pezzi gli eventuali contestatori. Quanto agli stranieri, capitava che fossero arrestati, trattenuti in ostaggio, oppure I sequestrati e liberati dietro pagamento di un riscatto, co me accadde nel 1970 a una cittadina tedesca, moglie di un console accreditato a Malabo Sebbene avesse conservato, il nome di un sergente spagnolo di cui, si dice, era stato subordinato, Francisco Macias Nguema, ex commesso dell'amministrazione coloniale, era animato da una xenofobia aggressiva, riflesso delle umiliazioni subite in passato. Per questo si era dedicato a estirpare la religione cattolica professata da oltre l'SO per cento dei suoi compatrioti. Col pretesto che Roma aveva rifiutato dì sostituire al segno della croce la formula «In nome del presidente Macias, del Figlio e dello Spirito Santo», incarcerò, torturò e poi espulse decine di preti prima di mettere il cattolicesimo fuori legge nel giugno 197S. Questo atteggiamento avrebbe contribuito a moltiplicare il numero degli esiliati: si ritiene che all'inizio del 79 oltre un terzo della popolazione guineo-equatoriale vivesse nei Paesi limitrofi — Camerun e Gabon — mentre tutta /'élite del Paese era stata assassinata. Francisco Macias Nguema ha ucciso, uno dopo l'altro, non soltanto gli avversari politici ma anche i potenziali rivali, e addirittura alcuni dei suoi confidenti. Si diceva all'inizio dell'anno che una delle sue tre mogli ufficiali e legittime fosse fuggita dal palazzo per paura di essere uccisa. Il Nerone negro era in ogni caso, un epicureo, amante della buona carne: due volte la settimana un aereo delle aviolinee della Guinea portava da Madrid vivande destinate esclusivamente ai banchetti presidenziali. Philippe Decraene Copyright <<Le Monde» e per l'Italia «La Stampa.1 Francisco Macias Nguema