Ha sterminato la famiglia di un monsignore per un po' d'acqua che filtrava nella cantina di Giuliano Marchesini
Ha sterminato la famiglia di un monsignore per un po' d'acqua che filtrava nella cantina Il folle contadino del Veronese che ha abbattuto a fucilate quattro persone Ha sterminato la famiglia di un monsignore per un po' d'acqua che filtrava nella cantina L'assassino, quarantunenne, viveva solo - Interrogato, ha detto: «L'ho fatto perché li odiavo» - Sotto i suoi colpi sono caduti il direttore della biblioteca capitolare di Verona, sua nipote e un'altra parente col fidanzato DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — Ha ucciso quattro persone perché l'acqua delle condutture della casa vicina filtrava nella sua cantina. Questo è il movente della strage compiuta l'altra sera da Renato Aldegheri. un contadino di 41 anni. Ma soltanto un'esplosione di follia può spiegare una simile tragedia. Sotto i colpi di fucile sono morti mons. Alfeo Perobelli, settantaduenne, direttore della Biblioteca Capitolare di Verona, sua nipote Giuseppina Perbellini. di 45 anni, un'altra parente. Lidia Canton. ventiduenne, con il fidanzato Renzo Manara. di 24 anni. E' ricoverata in ospedale, in gravissime condizioni, Anna Perobelli Canton. quarantasettenne. E' accaduto a Barco di Lavagno, sulla collina veronese. Renato Aldegheri viveva solo, stava come in isolamento nella sua vecchia casa. E da parecchio tempo covava il rancore nei confronti dei parenti di mons. Perobelli, che erano venuti a sistemare un rustico a ridosso della sua abitazione. C'erano stati contrasti per via di quelle perdite nell'impianto idraulico, di quell'acqua che finiva nella cantina dell'alloggio del contadino. Ma può darsi che non fosse soltanto questo il motivo del dissidio: forse Renato Aldegheri non sopportava la gente che occupava il rustico a due passi dalla sua casa, vedeva nella vicinanza una specie di conflitto. I familiari di mons. Perobelli avevano riattato il vecchio edificio, vi si erano trasferiti dalla città. E l'altro ieri si erano riuniti tutti, nell'alloggio di Barco di Lavagno, per trascorrere una quieta domenica sulla collina. Mons. Perobelli. uno dei sacerdoti più noti di Verona, era salito a Barco per spartire con i parenti quella giornata. Dopo la cena, si erano messi in cerchio nella saletta, davanti al televisore. In cucina era rimasta soltanto Giuseppina Perbellini. a lavare i piatti. Nella casa accanto stava per esplodere la furia di Renato Aldegheri: per il contadino, l'acqua che scorreva giù nella sua cantina era diventata una specie di ossessione. Renato Aldegheri va ad affacciarsi alla finestrella della cucina dei vicini: è livido, lancia qualche imprecazione. Forse la donna, intenta a rassettare, non gli fa molto caso. Tutto sembra finire 11, ma pochi minuti dopo è la tragedia. Renato Aldegheri torna in casa stravolto, afferra un fucile semiautomatico da caccia, infila due cartucce e se ne mette in tasca parecchie altre. Poi torna alla finestra dei vicini, spiana l'arma e fa partire il primo colpo. Giuseppina Perbellini è raggiunta alle spalle, stramazza sul pavimento. Di là. nella saletta, si sparge il terrore: qualcuno si precipita in cucina, trova la donna straziata dalla fucilata. Tutti cercano scampo infilando la porta d'ingresso. Ma Renato Aldegheri. allucinato, fa irruzione e spara ancora: nel corridoio si accascia Renzo Manara. nella saletta sono raggiunti dai colpi Anna Perobelli e lo zio monsignore. Lidia Canton si getta contro l'omicida, forse impegna con lui una lotta disperata, ma la stronca l'ultimo colpo di fucile. Scampano alla folle sparatoria soltanto due uomini. Stefano Perbellini. 46 anni, e Angelo Canton. 53, l'uno marito di Giuseppina e l'altro di Anna Perobelli. Corrono fuori, vanno in cerca di soccorso. Mons. Perobelli e sua nipote danno segni di vita, ma il sacerdote muore poco dopo il ricovero all'ospedale di Verona. Per Anna Perobelli la pro- gnosi è riservata: la donna ha riportato una profonda ferita allo stomaco. Accorrono a Barco di Lavagno i carabinieri del reparto operativo e gli uomini della Squadra Mobile con il dirigente Giorgio Lolli. Pare che non ci sia molto da indagare, su questa strage. Quando giungono i carabinieri. Renato Aldegheri è nel suo alloggio, si fa ammanettare senza un tentativo di resistenza. Lo conducono a Verona, nella caserma di via Salvo d'Acquisto, lo interrogano a lungo. L'omicida risponde convulsamente. Dice: «Si sono persino messi a ridere, quando sono andato a lamentarmi per l'acqua che finiva nella mia cantina». Poi ripete, come in un ritornello: «Io li odiavo, quelli là». Un odio, per questi vicini di casa, che è diventato un folle impeto di di struzione. Giuliano Marchesini
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