Ed oggi «Seb il favoloso» di Luciano Curino

Ed oggi «Seb il favoloso» Sebastian Coe è diventato un fenomeno in un mese Ed oggi «Seb il favoloso» Lo allena il padre, un ingegnere - Dice: «Ha deciso lui che dovevo essere un campione» TORINO — Fosse stata un mese fa questa Coppa europea di atletica, l'inglese Sebastian Newbold Coe sarebbe stato uno dei tanti che i fotografi, sempre alla ricerca di personaggi, ignorano. Sarebbe venuto ad allenarsi allo stadio e nessuno gli avrebbe fatto caso, a nessuno sarebbe venuto in mente di chiedergli un autografo, di fargli qualche domanda. Semmai, lo avrebbero notato perché, fra tanti atleti in allenamento sul prato e sul tartan, appariva troppo esile e magrolino. Quasifragile. Oggi, invece, è il fenomeno. E' diventato semplicemente «Seb» Coe'.ifotografi lo frastornano, si sente addosso gli occhi di tutti. L'autorevole Equipe scrive che è il più temibile concorrente di Borg al tìtolo di campione dell'anno. Giusto un mese fa, nello spazio di dodici giorni, ilt ventitreenne Coe ha portato lo scompiglio nel mondo del mezzofondo. Nel vecchio e carico di gloria (una trentina di «mondiali») stadio di Oslo, ha distrutto con l'42"4 dapprima il priìnato del cubano Juantorena, poi con 3'49" ha cancellato il neozelandese Walker dall'albo del miglio. Nella gara del miglio ha ottenuto di passaggio, con 3'32"8, anche {'«europeo» deil500 metri. Impresa strepitosa che ha subito evocato il nome di Bannister, altro mezzofon-\ dista britannico che, venticinque anni fa, inaugurò l'era del «meno quattro». Il primo, cioè, a scendere nel miglio sotto i quattro minuti. Roger Bannister è indimenticabile come atleta, ma forse più ancora come uomo. Aveva la sua filosofia: «Nella vita ci si può lasciar trascinare come foglie mosse dal vento o si può passare all'azione». Dice nell'autobiografia: «Per natura non sono troppo incline all'azione, ma proprio lo sforzo connesso con la pratica sportiva mi ha insegnato a portare con più solerzia il mio fardello d'incertezza». Era assistente medico in un ospedale di Londra e faceva sport per reagire alla sua indole troppo tranquilla, pigra. Ha lasciato l'ospedale pochi mesi per prepararsi a correre il mitico «four minutes mile». // 6 maggio 1954, a Oxford, ha corso il miglio in 3'59"4. Lo stesso anno ha lasciato le piste per dedicarsi alla professione e oggi il dottor Bannister è un importante ricercatore. Coe è studente alla facoltà di Economia, ma sta più in pista che all'università. Dice che questo è inevitabile, oggi, se un atleta vuole restare ai vertici e migliorare. Dice che l'allenamento deve essere continuo e severo, nella qualità e nella quantità: sessanta e anche più chilometri la settimana. Cioè, corre in un mese di allenamento un chilometraggio che Bannister e i mezzofondisti di venticinque anni \ fa coprivano sì e no iti un anno. Lo allena il padre, che ha praticato ciclismo, mai atletica. «Mio padre, quando avevo tredici anni, mi ha visto in una gara scolastica, una corsa campestre, e ha deciso di fare di me un campione». Peter Coe, ingegnere, si è dedicato a programmare la carriera del figlio. «Mio padre non sapeva niente di atletica e ha letto, libri, lia seguito conferenze, andava a vedere gli allenamenti. Ha imparato tutto quello che c'era da imparare, in fretta e bene». Tra di voi parlate sempre di atletica? «Ma no. Soltanto in allenamento, In casa parliamo d'altro. Sport e vita privata sono due cose distinte». Ha queste due perle di record, è gentile ed amabile. Eppure in Inghilterra gli preferiscono Steve Ovett, altro mezzofondista, scontroso e intrattabile, definito da un giornale «l'uomo che la gente ama odiare». Il fatto è che Coe ha i record, ma Ovett ha più vittorie. E gli inglesi amano chi vince, fa punti. E poi, sono ancora indecisi se perdonare a Coe la sua corsa dello scorso anno a Praga. Per stroncare Ovett, negli 800, Coe impostò la gara con ritmo violento e suicida: bruciò le possibilità di Ovett ma anche le sue, e il titolo europeo andò al tedesco orien tale Beyer. Un mese fa, prima della gara di Oslo, l'orgoglioso Ovett ha detto: «Quello che vincerà il Miglio d'Oro non avrà una vera vittoria perché io non sarò a Oslo». Che cosa risponde, Coe? Dice: «Steve dica quello che vuole. Io ho corso, io ho vinto, io ho battuto il record del mondo. E' la sola cosa che conta e che resterà ufficiale». Quando siete assieme, quali sono i vostri rapporti? «Evitiamo di parlare di atletica». In un'intervista Ovett ha detto che Coe è un atleta mediocre e che i suoi risultati non sono poi tanto eccezionali. Che cosa risponde Coe? «Steve bisogna conoscerlo. E' uno che ogni tanto dice cose buffe ». Primatista mondiale degli 800 e del miglio, tenterà un terzo record mondiale, quello dei 1500? «A fine agosto ci sarà a Londra un importante meeting. Potrei tentarlo in quell'occasione». E i 5000? «Dopo i Giochi di Mosca potrei avventurarmi nei 5000». Il suo ricordo più brutto di atleta? «La corsa catasfrofica di Praga, Pare ancora un adolescente, un ragazzino di nemmeno sessanta chili. Si stenta a credere che abbia scalzato un maestoso Juantorena, un possente Walker. Ma poi si vede «Seb» Coe correre, falcate che sono più di 2 metri e 13 centimetri, ed è bellissimo, esaltante, si sentono i commenti del pubblico emozionato: meraviglioso, tremendo, fantastico. Luciano Curino I: , " ''/.>«fi Coe in alicnamento per In staffetta (Foto La Stampa)

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