Stregati dal «fattore D» di Andrea Barbato

Stregati dal «fattore D» Nomi e Cognomi di Andrea Barbato- Stregati dal «fattore D» Nelle discussioni di algebra politica che ci confortano in questa stagione, vorrei introdurre un termine che mi sembra ingiustamente trascurato, e che rischia — con la sua assenza dalle lavagne — di rendere incomprensibili tutte le formule e le equazioni. Intendo parlare del «fattore D», non meno importante degli altri monomi che hanno trovato più facile accoglienza, come il fattore K e il fattore S. Avrete certamente capito che il «fattore D* è il fattore democristiano, stranamente dimenticato dai matematici della nostra cronaca politica. Il fattore D è una costante, presente in ogni operazione, che ci accompagna da un lunghissimo periodo di tempo. Agisce secondo regole molto semplici ed evidenti, che tenteremo di elencare. Regola prima: la centralità. Il «fattore D* dev'essere il perno intorno al quale ruota ogni prodotto politico, un moltiplicatore fisso e inevitabile. Se i miei remoti ricordi di liceo scientifico non mi tradiscono, direi che dovrebbe chiamarsi un «fattore comune*. La sua presema condiziona, scompone e moltiplica gli altri fattori. Ma la centralità non è soltanto algebrica o geometrica. Significa anche mediazione, egemonia, volontà di ricoprire sempre e in ogni caso il ruolo di protagonista. Regola seconda: l'autoconservazione. In biologia, si chiamerebbe forse autogamia. E' una forma di difesa, di riproduzione costante delle proprie regole e dei propri comportamenti senza intaccare la cellula madre. Individui e posizioni si differenziano, si contrastano anche aggressivamente, ma infine alimentano tutti' un modello immutabile. Politicamente, assume talvolta il nome un po' superato di integralismo, e cioè il desiderio di rappresentare in ogni propria parte il tutto, di conciliare i diversi al proprio interno, di rispecchiare la realtà intera nel proprio modello. Regola terza: il mimetismo. E cioè l'assumere, di volta in volta, una forma, un aspetto o un colore, variabile di zona in zona, per somigliare e adattarsi perfettamente all'ambiente. La «D», ad esempio, sembrerà, assai diversa in Lombardia rispetto alla Campania, a Roma rispetto a Strasburgo. Ma si tratta, molto spesso, di apparenze. Regola quarta: il provvidenzialismo. Significa affidare la riuscita di un'operazione o di una strategia, più che a regole razionali o a precise leggi matematiche e di mercato, ad una sorta di bonus-malus assicurativo, alla fiducia in un destino favorevole o comunque ineluttabile, che finirà per ripagare anche delle imprevidenze o degli errori. Regola quinta: l'assoluzione. Nei discorsi più nobi-, li, prende il nome di «spirito di servizio*. Significa che anche i fatti più gravi o le mancanze più evidenti vengono disciolti e scoloriti nel faticoso dovere, imposto dalla storia e dagli elettori, dì amministrare la collettività. Anche i più grossi sbagli, o le più paurose inadempienze, saranno perciò as¬ solti in nome di un obbligo tanto penoso quanto generoso, e comunque inevitabile in chi si carica di tutti i pesi altrui. Regola sesta: l'indispensabilità. Il «fattore D» non può accettare di apparire fra parentesi in nessuna operazione algebrica o politica. Solo in casi eccezionali potrà consentire a una qualche forma di rotazione, prevista e accettata non senza traumi, e accompagnata quasi subito dal sincero tentativo dì svuotare di 'reale contenuto la presema altrui. Il «fattore D», avendo a esempio individuato in Palazzo Chigi la sede del potere reale, non intende assolutamente, e per nessun motivo, cederlo ad altri: questa riluttanza è vista però più come un obbligo verso se stessi che come una forma di arroganza. Regola settima: l'unità. Se è vero, come dice Bobbio, die il fattore K fa scattare un riflesso di prudenza, e se è vero che il fattore S fa scattare un timore di ambiguità e di divisione a sinistra, il «fattore D* è un grande cemento di coesione. Il riflesso che induce nell'elettore è quello del meno peggio, del male minore, dell'interesse salvaguardato, dell'indulgenza, del possibile beneficio personale. Tutto ciò provoca una forte spinta centripeta, che a sua volta genera la spinta interna alla centralità. Siamo molto vicini al moto perpetuo. O forse alla perpetua immobilità. Regola ottava: la capitalizzazione. E' l'accumulo di posizioni favorevoli che si determina soprattutto in forza degli errori, delle divisioni o delle dialetticlie altrui. L'elenco potrebbe continuare. Per ora, ci premeva segnalare la presenza di un fattore negletto. E ricordare che in politica, al contrario che in matematica, invertendo l'ordine dei fattori il prodotto cambia, e come.

Persone citate: Bobbio

Luoghi citati: Campania, Lombardia, Nomi, Roma, Strasburgo