È morto Alfredo Ottaviani «carabiniere della Chiesa» di Paolo Garimberti

È morto Alfredo Ottaviani «carabiniere della Chiesa» Diresse il Sant'Uffizio fino alla riforma di Paolo VI È morto Alfredo Ottaviani «carabiniere della Chiesa» CITTA' DEL VATICANO — E' morto ieri alle ore 13, all'età di 89 anni, il card. Alfredo Ottaviani. Da tempo sofferente, abitava in Vaticano I nell'antico palazzo del Santo Uffizio, ; Nato a Roma nel 1890, fu ordinato sacerdote nel 1916 e si laureò successivamente in i filosofia, teologia, diritto ca nonico e civile, Nel 1928 fu nominato da Pio XI sottosegretario della Con : gregazione degli Affari eccle'siastici; l'anno successivo di! venne Sostituto della Segre i teria di Stato, Assessore al Sant'Uffizio nel 1935, mantenne te carica ; per circa trent'annl Pio XII lo fece cardinale nel 1953. Partecipò attivamente ai lavori del Concilio Vaticano II. Divenuto pro-prefetto del Sant'Uffizio, diresse questo : dicastero mentre Paolo VI lo \ ristrutturava completamente ; Nel 1968. per motivi di età, il ; cardinale Ottaviani lasciò la 1 carica effettiva. leri sera alle 20 Papa Wojtyla, giunto in elicottero da Castel Gandolfo, si è recato a visitare la salma del porporato. Un cardinale del Belli Durante la prima sessione del Concilio Vaticano IIaveva detto: «Prego Iddio che mi. chiami presto a lui. Solo cosi sarei sicuro di morire cattolico e non protestante». Invece Dio lo ha lasciato in terra ancora per molti anni, nel grande appartamento al quarto piano, che prende un'internala del palazzo del Sant'Uffizio, dove aveva continuato ad abitare anche dopo le dimis-sioni dalla Congregazione per la dottrina della fede, nel gen- naio del 1968. Era sempre più solo, dopo la morte di Rosvil- de, una delle sorelle, che aveva scelto di vivere con lui (Enrico Ottaviani, operaio panettierein Trastevere, e Palmira Ca-talini avevano avuto undici tra maschi e femmine). E sem- pre più isolato da una prò- gressiva cecità, ma anche dal suo dogmatismo, che gli ren- deva assai poco sopportabilela Chiesa post-conciliare. Ogni tanto, guidato e sor- retto da un segretario, scende- va a celebrare nella cappella]intitolata a S. Pio V, il Papa ultratradizionalista, nel quale più che in ogni altro Alfredo Ottaviani si riconosceva; il santo al quale sopra tutti egli era devoto. Erede ideale di Pio V, Ottaviani amava infatti definirsi «carabiniere della Chiesa» e tale era sempre rimasto anche negli anni dopo il Concilio, anche di fronte alle innovazioni meno sconvolgenti, coerente al motto del suo stemma cardinalizio: «Semper idem». Tipico esemplare della mentalità dominante in Vaticano ai tempi di Pio XII, egli era «un franco reazionario tanto in questioni di politica quanto in problemi I di teologia». Parlando ad un gruppo di \ religiosi francesi sulla questione dei preti operai, un giorno del 1954, disse con sarcasmo che «col pretesto di andare incontro agli uomini, anelanti solo di terrena prosperità, I riformatori dell'apostolato parlano più di pane temporale che di pane celeste: alludo—precisò — acertl pigmei, che pretenderebbero di mettere insieme una teologia come si mette insieme un gioco di parole incrociate, e inventano la teologia nuova». Nominato da Giovanni XXIII presidente della Commissione dottrinale, fu del Vaticano II un protagonista discutibile e discusso: dagli uni lodato come difensore della fede, dagli altri attaccato come «integralista acceso e fanatico». Celebri restarono i suoi scontri in elegante latino con i cardinali progressisti, con Lercaro, con il belga Suenens, con il tedesco Frings. I padri conciliari non furono Paolo Garimberti (Continua a pagina 2 in settima colonna)

Luoghi citati: Castel Gandolfo, Roma