Mozart, alla scuola d'equitazione di Giorgio Pestelli

Mozart, alla scuola d'equitazione A Salisburgo il «Flauto Magico» diretto dal giovane Levine Mozart, alla scuola d'equitazione SALISBURGO — Appena entrati, la Felsenreitschule, con la parete rocciosa di fondo e i tre ordini di feritoie colonnate, pare un grigio fortilizio; solo architravi e colonne spezzate, come in un quadro di Pannini, resti di sculture egizie disseminate sul palco, avvertono che sta per cominciare il Flauto magico, il capolavoro mozartiano che non manca mai nella rassegna del Festival, dopo il film di Bergman e la regia di Gota Fridrich per Amburgo divenuto polo di attrazione per pubblici sempre più vasti. La Felsenreitschule era la scuola estiva d'equitazione del principe arcivescovo, a cielo scoperto, addossata alla vena di roccia porosa che taglia trasversalmente la città. E' stato Max Reinhardt a intuirne per primo le possibilità di luogo teatrale ed a allestirci nel 1926 il Servitore di dite padroni di Goldoni. Ristrutturata nel 1970, la sala ha ora una volta a saracinesca che viene chiusa per le rappresentazioni, assicurando quindi, anche qui, una qualità acustica perfetta. Dopo i mostri sacri di Salisburgo, Karajan e Bohm, sale sul podio un giovane, l'americano James Levine, ospite consueto del Festival e del resto celebre in patria dove diri-i ge il Metropolitan di New York e si produce anche come pianista. E' un giovane posato e controllato, non ha slanci di originalità o di anticonformismo: gesto sobrio, molta sensibilità al respiro dei cantanti, stacco dei tempi piuttosto lenti, sulla scia dei modelli classici da Walter a Bohm; se un giovane doveva entrare nel fortilizio del Festival, il salto sembra sia stato calcolato con cautela puntando su un elemento fidato, serio, magari un po' scolastico. I Wiener Philarmoniker non si risparmiano certo: il giorno avanti Arianna a Nasso, la mattina concerto con Karajan, la sera Flauto magico; ma con Levine manca la magia sonora, quella freschezza di invenzioni momentanee che fioriscono in comunione con Karajan o Bohm. E questa regolarità appesantisce un po' questo Flauto magico anche se la compagnia non presenta la minima lacuna musicale: incantevole ad esempio è la Paolina di Ileana Cotrubas, voce fluida e tenera in ogni registro, e ammirevole la Regina della Notte di Edita Gruberova: ieri, in Arianna a Nasso. era una Zerbinetta di provocante leggerezza, tutta trilli e volatine come avesse in gola un nido di passeri: oggi, nel ruolo della regina alle perle vocali unisce lo spessore serio (specie nella seconda aria), la punta drammatica impressionante. Simpaticissimo è il Papageno di Christian Boesch, un giovanotto dalla voce persuasiva e spiritosa: di ascendere ai misteri di Iside proprio non ne ha voglia e il sacerdote che lo ha in consegna suda sette camicie per mettergli un po' di sale in zucca. Marti Talvela è un Sarastro imponente: anche in lui, come nella Gruberova, si ammira la maestria stilistica perché riesce a dare un compatto metallo alla sua voce, nata per le risonanze irose di ruoli più umani, tipo Grande Inquisitore nel Don Carlos verdiano. Sicuro, prestante scenicamente il tenore Eric Tappy come Tamino, a essere difficili un po' statico nell'espressione; poca voce invece nella Papagena di Elisabeth Kales, per altro deliziosa fisicamente, mentre di bravura straordinaria sono parsi i tre ragazzi del Tolzer Knabenchores e tutto il coro dell'Opera di Vienna istruito da Walter Hagen-Groll. Quella lievitazione favolosa che manca alla direzione di Levine non si avverte neppure nella regia di Jean-Pierre Ponnelle; tuttavia il regista francese non è intervenuto qui con le infelici trovate introdotte nel Don Giovanni: la scorrevolezza del racconto, l'umorismo delle invenzioni sono continue, sia nell'ini' pianto scenico, con botole che si aprono ogni momento per ingoiare i personaggi, sia nel la vivace commedia e nello spirito dei dialoghi. Il caloroso applauso personale riservato infine a Pon nelle dimostra che il pubblico del Festival preferisce un Flauto magico tutto umano alle problematiche astrazioni proposte qualche anno fa da Strehler, in uno spettacolo che è rimasto in cartellone solo due anni. Giorgio Pestelli Una scena del «Flauto magico» di Mozart allestito alla Felsenreitschule di Salisburgo

Luoghi citati: Amburgo, New York, Salisburgo, Vienna