Nel psi si guarda alla dc anti-Zac

Nel psi si guarda alla dc anti-Zac I lavori del Comitato centrale Nel psi si guarda alla dc anti-Zac Prevale l'asse Craxi-Mancini, favorevole alle correnti de critiche verso la segreteria ROMA — Sono stati i socia-, listi a dire il «no» definitivo che ha costretto Pandolfi a rinunciare. Il siluro al tentativo di formare il governo tripartito (dc-psdi-pri) è arrivato durante il Comitato centrale socialista convocato all'Eur ieri, mattina. Il veto socialista ha colto di sorpresa anche una buona parte dei membri del Comitato centrale, i quali pensavano che il partito si preparasse a dare a Pandolfi quella «astensione tecnica» lasciata intravedere fino a 24 ore fa. Ancora lunedi sera, Fabrizio Clcchitto diceva a Montecitorio: «L'unico merito di questo governo è che si presenta il 6 agosto», facendo cosi capire che il psi lo avrebbe fatto passare pur di dare un governo al Paese prima di ferragosto. Ma poi, tra martedi sera e ieri mattina è cambiato tutto. Non lo si era ancora capito quando il vice-segretario Signorile ha aperto i lavori del Comitato centrale con una relazione dai toni non perentori. Signorile era possibilista e non emetteva veti, limitandosi ad ammonire Pandolfi: «Per dirla con chiarezza non faremo passare la stessa coalizione tripartita che ha chiesto agli elettori la maggioranza assoluta senza ottenerla». Era un invito a Pandolfi a scegliere bène i ministri e a non escludere i liberali, prima di recarsi dal Presidente della Repubblica. Ma quando ha parlato Giacomo Mancini è apparso evidente che la sorte di Pandolfi era segnata. «Dobbiamo rilevare che il governo Pandolfi non è un governo di tregua, come si dice. E' un governo di coalizione vera e propria. E' un governo democristiano con la presenza del psdi e del pri. E' un governo tripartito non diverso dal precedente governo elettorale. Manca Andreotti ma al suo posto restano o vengono incluse personalità che hanno lavorato apertamente contro la candidatura Craxi. Un governo di tregua non può essere il governo della segreteria della de». Mancini concludeva chiedendo al Comitato centrale di prendere ufficialmente la decisione di negare la fiducia in Parlamento a Pandolfi. A questo punto si Intrecciavano frenetiche consultazioni telefoniche tra Pandolfi e i dirigenti socialisti, n presidente del Consiglio incaricato cercava Craxi nell'anfiteatro della Confindustrla dove si tiene il Comitato centrale, rovente per la rottura dell'aria condizionata, e il segretario del psi non si faceva trovare. Rispondeva Signorile. La no¬ tizia di un incontro diretto Pandolfi-Craxi veniva smentita dai socialisti. Nel pomeriggio Pandolfi parlava nuovamente con Signorile per telefono un palo di volte, per sentirsi dire ufficialmente che il psi gli diceva no. «Rinuncia sema andare alle Camere, ed eviterai di inasprire ancora di più i nostri rapporti», gli consigliava Signorile. L'alternativa posta era che Pandolfi si arrendesse senza condizioni e facesse entrare nel governo i liberali, e poi Bisaglia e Malfatti, due democristiani dell'ala favorevole alla presidenza del Consiglio socialista. Pandolfi non cedeva, e tra lui e Craxi si ingaggiava una incredibile corsa: Pandolfi cercava di recarsi al Quirinale per sciogliere la riserva prima che il Comitato centrale socialista si concludesse con 11 no ufficiale. Craxi faceva circolare la voce che il Comitato Alberto Bapisarda (Continua a pagina 2 in terza colonna)

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