Il gioco del massacro di Aldo Rizzo
Il gioco del massacro Il gioco del massacro Il fallimento del tentativo Pandolfi, mentre comincia il settimo mese di vuoto di governo, è un episodio inquietante, drammatico, una nuova e più grave conferma della situazione di blocco a cui sembra giunto il sistema politico italiano. Finita la «grande maggioranza», per l'Impossibilità di conciliare le posizioni dei due maggiori partiti, la de e il pei, si pensò che potesse essere più semplice e agevole mettere insieme un governo. Questo, semmai, avrebbe avuto 11 problema di come superare i rischi dell'opposizione comunista, che tuttavia si annunciava «costruttiva» e non pregiudiziale. E, Invece, prima i socialisti hanno bocciato Andreotti, poi i democristiani hanno bocciato Craxi, di nuovo i socialisti hanno bocciato Pandolfi, dopo che i repubblicani lo avevano costretto a subire un assurdo veto contro i liberali. Eppure, dopo la forzata rinuncia di Craxi, il psi aveva promesso che non ci sarebbero state ritorsioni paralizzanti: la questione dell'alternanza alla guida del governo, premessa e abbozzo di un'articolazione più viva e vitale della democrazia italiana, sarebbe stata ripresentata a tempo debito. Pur nella comprensibile amarezza per il drastico (e anche politicamente miope) no della segreteria de, il psi non avrebbe dimenticato di essersi proposto agli elettori, oltre che come forza di cambiamento, come garanzia di governabilità del Paese. Si trattava, alla fine, di un'astensione «tecnica», senza motivazioni politiche, salvo quella di consentire che l'Italia non restasse1 più a lungo senza un esecutivo. Si trattava di garantire una pausa di respiro, sino alla fine dell'anno. Da questo punto di vista, il governo Pandolfi, pur con i suoi limiti, ma anche con cer-, te potenzialità tecniche, poteva servire allo scopo. Ma non certo minore, anzi maggiore, per certi versi, appare la responsabilità dei repubblicani, che con la loro pregiudiziale anti-liberale hanno innescato U processo politico-psicologico del no socialista. Diciamo francamente che l'atteggiamento prevalso nel pri è apparso Incomprensibile. Repubblicani e liberali sono due partiti che, in un sistema appena razionalizzato, si collocano nella stessa area, e infatti sono nello stesso eurogruppo al Parlamento di Strasburgo. Dire che la presenza nel governo di un ministro del pli sarebbe stata un gesto di rottura nei confronti dei comunisti non ha senso, visto che 1 comunisti sono apparsi del tutto indifferenti alla questione. E, d'altra parte, non sarebbe certo il ministro liberale a impedire in futuro 11 ricostituirsi della «grande maggioranza», ove ciò fosse possibile per motivi generali. Infine è uno strano destino questo del pli, escluso una volta Jai governi perché antisocialista e ora perché filosocialista. I veti incrociati, specie fra partiti affini, sono un segno di paralisi. Ora si dice che si tenterà un governo istituzionale, come «ultima spes». In questo clima, anche questo sarà tutt'altro che facile. Sullo sfondo si avverte il brontolio di tuono di nuove elezioni anticipate, a ritmi, ormai, che sarebbero quelli di Weimar. Aldo Rizzo
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