In tre, armati, tentano di evadere dalle Nuove facendosi scudo di guardie carcerarie inermi di Ezio MascarinoVincenzo Tessandori

In tre, armati, tentano di evadere dalle Nuove facendosi scudo di guardie carcerarie inermi Drammatico episodio ieri mattina alle IO nelle prigioni di corso Vittorio Emanuele In tre, armati, tentano di evadere dalle Nuove facendosi scudo di guardie carcerarie inermi Avevano segato le sbarre di una finestra, puntavano a scappare da via Boggio - Ma la serratura del secondo cancello resiste ai colpi di pistola - Le sentinelle aprono il fuoco, i fuggiaschi rispondono, un quarto detenuto approfitta del caos per nascondersi - Protestano gli agenti quando i carabinieri intervengono per prelevare gli autori del fallito colpo Una nuova tentata evasione, una nuova breve e violenta sommossa e il male oscuro e antico del carcere esplode improvviso. Si rischia una tragedia, alle Nuove, come giorni fa nel penitenziario rli Possombrone. Ci sono armi, sovente, all'interno delle carceri: entrano con la droga, con i messaggi, con i documenti clandestini, con la disperazione. Cosi ieri, a colpi di pistola, protetti da due ostaggi, tre detenuti hanno tentato di forzare il recinto delle «Nuove, e un quarto ha cercato di approfittare del caos, ma anch'egli è stato ripreso. C'è stata ribellione tra le guardie carcerarie, un tentativo di pestaggio di un detenuto, uno scontro con i carabinieri. Era un piano fin troppo elementare per riuscire, ma evidentemente i protagonisti non hanno avuto molto tempo per studiare i dettagli. Non erano dello stesso braccio e hanno parlato fra loro soltanto durante l'aria: qualcosa hanno tralasciato e qualcosa non ha funzionato. I protagonisti sono Guido Bianco, 35 anni, Franco Brunero, di 29, Piero Marzocca, 27; il quarto personaggio è Luigi Aversano, ventiseienne. napoletano. Hanno alle spalle storie non troppo diverse, i primi «errori., la rìpida china che termina con l'ingresso nella «mala., un discutibile prestigio guadagnato nel mondo del crimine. E per qualcuno esiste già un «passato». Sono in attesa di giudizio, come la maggior parte dei 700 detenuti delle Nuove. Un giudizio lontano, processi che sovente tardano, la rabbia che aumenta. Da meno di un mese Guido Bianco era chiuso in una cella del primo braccio. Lo avevano arrestato i carabinieri mentre con un complice tentava un'estorsione. Franco Brunero, rapinatore, lo avevano catturato il 10 giugno '78; era evaso dal carcere di Ciriè ma era stato riacciuffato. Anche Pietro Marzocca ha già tentato una volta di riacquistare anzitempo la libertà: il 27 giugno '77 aveva preso parte ad un'evasione in massa dal carcere di Asti. Se n'erano andati in 10, alcuni erano «poli- tlci. legati, secondo i carabinieri, ai Nuclei armati proletari. Poco alla volta son stati ripresi. Quell'evasione aveva chiuso il periodo «allegro, delle carceri italiane: subito dopo, a luglio, il generale Dalla Chiesa aveva creato il sistema delle carceri di massima sicurezza, inizialmente sei Istituti, divenuti poi undici e chiamato «circuito del camosci.. Sono le 9,30 di ieri quando Bianco, Brunero e Marzocca, divisi in due cortili per l'.aria., saltano il muro di divisione e si riuniscono in un corridoio. Nessuno li scorge. Con una lima segano le sbarre di una finestra che dà sul cortile separato con due cancelli da via Boggio. Sono sbarre assai robuste, dicono gli inquirenti. *Il lavom dev'essere durato almeno un quarto d'ora*. E' superato anche quell'ostacolo. C'è un cancello a sbarre larghe, ma viene aperto con facilità. Dieci metri, forse meno, separano i tre dall'ultimo cancello, l'uscita carraia per via Boggio. Il piano è semplice: i tre hanno una pistola e due stiletti di fabbricazione artigianale. La pistola dovrebbe servire per far saltare la serratura del battente all'uscita carraia. Se la porta cede subito, l'allarme sarà inutile: i tre saranno già in strada dove, forse, qualcuno è in attesa. Ma c'è l'imprevisto. I detenuti che tentano di superare di corsa quella specie di «terra di nessuno» fra i due cancelli, si trovano la strada sbarrata dagli agenti Antonio Fanni e Mariano Stef anini. Loro sono armati, le guardie no, all'interno del carcere, infatti, nessuno può portare armi per ovvi motivi di sicurezza. Fanni e Stefanini vengono catturati, spinti verso l'ultimo cancello. Di loro non si sa anco-, ra che cosa fare, l'importante è' far saltare al più presto quella serratura. «Non aprite bocca*. dicono agli ostaggi, «o siete morti*. Poi uno spara, due colpi contro la toppa, la serratura salta ma il chiavistello non si muove. E' un secondo e più grave contrattempo. Presi dal panico i tre afferrano sbarre di ferro e colpiscono furiosamente il cancello. Niente. Dal muro di cinta le sentinelle hanno sentito i colpi, corrono, uno spiana il mitra poi lo punta in alto e spara: tre colpi, l'arma, un vecchio Mab. s'inceppa. Da sotto prendono la mira e fanno fuoco con la pistola, le guardie si gettano a terra. Ma accorre un sottufficiale, il brigadiere Francesco Fringuello, 26 anni. Afferra il mitra e riesce a sparare, sempre puntando in alto. Dice: «Non mi ero accorto che avesse¬ rsfsuegtCdinlendlcdScRgpscaggcbpcccpecccd.iijjii.iiiii tiitiEiitiiiiiiii ìiiiiiiiiiiiiiii.iiiiiiii ro la pistola. Un proiettile mi ha sfiorato il collo, l'altro mi è pas-,, sato vicino alla testa*. L'evasione è fallita. Ormai unica preoccupazione dei tre è evitare di esser catturati dalle guardie. C'è rabbia fra gli agenti e anche comprensibile paura. Ci sono 270 guardie, alle Nuove, divise nei tre turni. Dicono ora in coro: «£' ora di finirla, in galera comandano soltanto i detenuti*. Urlano le loro ragioni, sui marciapiedi di corso Vittorio, poi qualcuno 11 spinge all'interno e il pesante cancello verde del carcere si chiude. Ma dall'interno si odono ancora grida, proteste. «.Abbiamo paura, dice qualcuno, lo ammettiamo apertamente*. Per noi che facciamo soltanto il nostro mestiere ci sono soltanto mazzate che arrivano da tutte le parti: Detenuti e ostaggi sono ora chiusi in un magazzino dove vengono tenute le masserizie. I tre cercano di parlamentare, chiedono garanzie. «Di oui non usciamo, vogliamo andarcene in un altro carcere, vogliamo un giudice». Accorre il direttore, dott. Suraci, e il giudice istruttore Poggi che si trovava già all'interno dell'istituto. Il carcere è circondato, fuori carabinieri e polizia, in cielo volteggia un elicottero. , Arriva la garanzia, i tre saranno mandati in prigioni lon-, tane da Torino. Intanto Luigi Aversano approfittando del caos e si nasconde : lo troveranno in un cortile soltanto dopo il contrappello, alle 17. Sono le 13 quando un furgone blindato Fiat 242 18 D dei carabinieri entra nel carcere per la' traduzione. Le guardie si sono riunite nel cortile, tentano di strappare il primo detenuto ai•carabinieri, c'è uno scontro. Dalle radio delle gazzelle, fuori, si ascoltano le grida dei militari: «Ci prendono a sputi, a calci. Chiamate la riserva, la riserva!*. Ma per fortuna tutto finisce. • Ci hanno picchiati, ma stiamo uscendo col detenuto*, dice una voce alla radio. Poi, alle 15, vengono allontanati anche gli altri due. Rimane la rabbia e rimane la paura, e rimangono mille interrogativi senza risposta: *I coltelli li avevano fatti qui dentro, pensiamo, la rivoltella, una cai. 7,65. è invece arrivata da fuori. Dovremo fare un'inchiesta*. Le guardie protestano, per i rischi, per la paura, per molti motivi: «Non possiamo sceglierci il lavoro e ci pagano meno di carabinieri e polizia*. Ezio Mascarino Vincenzo Tessandori Anche un elicottero dei carabinieri ha sorvolato le «Nuove» - Il brigadiere Francesco Fringuello ha rischiato la morte

Luoghi citati: Asti, Ciriè, Possombrone, Torino