Un lavoro definitivo è il «sogno» dei francesi

Un lavoro definitivo è il «sogno» dei francesi RECENTE SONDAGGIO SUI GIOVANI Un lavoro definitivo è il «sogno» dei francesi Un fossato separa le aspirazioni professionali dei giovani francesi dalla dura realtà del mondo del lavoro. Di' ehi la colpa, dei giovani o delle imprese? O forse della fabbrica o della scuola? Di certo, una delle cause va individuata nell'insegnamento. Il sondaggio, compiuto qualche anno fa ad iniziativa del ministero per l'Istruzione sui mestieri citati nei libri di testo delle scuole di primo grado, ha fornito risultati eloquenti: vi si parla in abbondanza di hostess e di cavallerizze ma non di dattilografe, si descrivono meraviglie sui cosmonauti e sui medici specializzati ma la classe operaia viene liquidata con poche righe Stando invece ad un'altra inchiesta, l'illusione tipica di molti giovani è piuttosto duraa morire. Il 40 per cento degli interrogati arerà infatti espresso il desiderio di -lavorare nell'insegnamento, negli altri settori della vita pubblica e nelle collettività locali», cioè in un tipo di impiego amministrativo che garantisca la sicurezza del posto di lavoro. Si tratta di una caratteristica che accomuna, almeno sotto questo aspetto, i francesi a molti fratelli latini. Un'altra fonte di insoddisfazione latente emerge dalla constatazione che un buon 15 per cento di giovani in età compresa fra i 14 e i 24 anni aspirano a lavorare da soli, contro un 44 per cento che si • accontenterebbero' di un posto con un massimo di 10 colleghi -nel quale i rapporti umani sono ancora possibili.. Nulla di sorprendente: il desiderio maggiore dei giova¬ ni francesi, prioritario per oltre il 40 per cento degli interessati, e di ottenere un lavoro «interessante-. Solo una percentuale piuttosto debole, che si aggira sul 10 per cento, pone al vertice l'accesso ad un mestiere ben remunerato, e ancora una fetta minore, appena il 2 per cento, punta su un lavoro -ben considerato', da status symbol. Per molti la delusione sarà cocente: la disoccupazione non consente infatti scrltc cosi allettanti. La stessa natura del lamro e mutata provocando, per un effetto di atomizzazione, il fenomeno della dequalificazione, almeno agli occhi dei giovani Basti pensare alla massa di laureati, costretti a compiti tem¬ poranei e rudimentali che finiscono fatalmente per alimentare sempre nuove frustrazioni. Ecco come questa trasformazione del mercato del lavoro spiega perche1, anche se vorrebbero poter esercitare un mestiere interessante, quasi due terzi dei diciassettenni ammette che non e più indispensabule amare il proprio lavoro «per pretendere di essere riusciti nella vita.. C'è da aggiungere anzi che il 70 per cento non si considera affatto fallito pur esercitando un'attività -incapace di apportare soddisfazioni direttamente collegate alle mansioni che essa implica». Se però non esiste più per essi la mistica del lavoro, sa-- rebbe errato presupporre l'esistenza di un fenomeno di rigetto. Il /acoro diventa cosi acre/fazione nella sua verità di fatto: e una necessità che consente di ottenere altre soddisfazioni, eccetto forse, un numero crescente di ragazze che continua inrece a vedere in esso il mezzo per colmare il ritardo che le separa ancora dai maschi della stessa età. Si constata cosi che il 41 percento dei giovani francesi vorrebbe ottenere -subito, al primo colpo, un lavoro definitivo-, ma parimenti lo stesso numero preferirebbe effettuare un tirocinio presso l'impresa o l'ufficio che intende assumerli in modo da operare una scelta ponderata. Alcuni timidi passi in que- ' sta direzione — unire cioè la necessità dell'imprenditore con la libera scelta dopo l'apprendistato — sono stati già compiuti ma il più resta da fare. Alla fine del secolo meno del 5 per cento della popolazione attiva francese sarà nata prima del 1940. In altre parole i plorarli di oggi formeranno la maggioranza di quella popolazione futura. La desacralizzazione del lavoro che oggi registriamo in loro e la priorità assegnata in modo sempre più massiccio alla vita familiare e ai diver-' Irnienti comporteranno ovviamente profondi cambiamenti sociologici sui quali i politici e gli economisti farebbero bene ad interrogarsi, e in fretta. La settimana delle ÌS ore non sarà quindi la sola rivendicazione in questo senso che vedremo proporre nei prossimi anni. Bertrand Le Oendre