Alternativa laica o delle sinistre? di Giuseppe Tamburrano

Alternativa laica o delle sinistre? VERSO NUOVI EQUILIBRI IN ITALIA Alternativa laica o delle sinistre? Giuseppe Tamburrano. un politologo di estrazione socialista che ha senso storico (due attributi difficili a sommarsi), collegava giorni fa. in un dibattito a Roma, il tentativo di La Malfa al tentativo di Craxi — distanziati di appena cinque mesi - sotto il segno della comune ricerca dell'alternativa laica, e dell'alternativa di sinistra. L'occasione era data dalla presentazione di una serie di testi inediti, o quasi, dello scomparso presidente repubblicano, testi che la rivista Archivio trimestrale, dalla testata cosi cattaneiana. aveva recuperato dalla polvere delle biblioteche, spaziami in un perìodo di oltre vent'anni. dall'estremo Mondo di Giovanni Amendola nel 1926 al programma del partito d'azione nel 1942 o a quello di democrazia repubblicana nel 1946 Alternativa laica e alternativa di sinistrai'Toccò a chi scrive queste note, in affettuosa polemica con Tamburrano, sottolineare che in nessun caso i due termini potevano essere identificati. Fautore da sempre della terza forza laica e rìformatrìce. La Malfa, per fare l'esempio in quell'occasione più calzante, era sempre stato avversario dell'«alternativa di sinistra», come formula destinata a rompere gli equilibri della vita italiana codificati dal patto costituzionale, per tanti aspetti segnato dall'unghia del partito d'azione, delle sue speranze e dei suoi slanci Gli stessi equilibri che dalla Costituente erano arrivati fino a noi un partito cattolico collocato al centro, sottratto alle tentazioni del blocco d'ordine o del blocco clericofascista (in base agli stessi titoli di legittimità della Repubblica'), una sinistra divisa dai postumi mai risarciti del congresso di Livorno nelle due confessioni comunista e socialista, un'arca laica intermedia che si collocava tendenzialmente come «terza forza», il sogno, mai ammainato, del partito d'azione, il piano del gruppo Parti-La Malfa dopo la scissione azionista, il tentativo del repubblicanesimo Limaifiuno. in sintonia con la sinistra liberale e col radicalismo della prima maniera. Seconda o terza forza? Il socialismo italiano, prima della svolta di Craxi, la «svolta» che ha portato il giovane segretario socialista alle soglie di Palazzo Chigi, non si era mai considerato come «terza forza» Si era considerato come parte essenziale della sinistra, tendente a recuperare in prospettiva l'egemonia sul movimento operaio, strappata, durante la lotta antifasciste e dopo, dal partito comunista. Tutta la polemica sulla «terza forza» in Italia, dal '49 in avanti, dal Mondo di Mario Pannunzio in poi, non vede mai al centro interlocutori socialisti che si considerino comprimari o protagonisti. Perfino Saragat. che era Saragat (sempre molto amato da Pannunzio), collocava la socialdemocrazia al di fuori del «terza-forzismo» laico, radicale e repubblicano: quasi espressione di una storia differenziata da quella del movimento operaio, in tutte le sue infinite articolazioni e varianti (in cui rientrava pure l'antico riformismo bissolatiano. di cui egli era crede) e irriducibile a essa Le due espressioni che Tamburrano tendeva quella sera a immedesimare, alternativa laica e alternativa di sinistra, non sono mai apparse come la stessa cosa nel corso della trentennale storia della Repubblica (con la sola eccezione del radicalismo seconda maniera, quello di Pannelli) Se volessimo seguire il gusto delle distinzioni che ci ha insegnato l'amico Bobbio, potremmo c dovremmo dire che nessuna alternativa di sinistra, nel contesto tormentato della società italiana, è possibile senza l'apporto delle forze di democrazia laica, radicale, repubblicana, non socialista, quelle che ebbero la loro più alta espressione in Ugo La Malfa Ma ci sari pure un perché - fu la mia obiezione a Tamburrano — nell'opposizione assoluta e implacabile di La Malfa all'alternativismo. un'opposizione che spiegava pure la sua linea coraggiosa e da tanti equivocata e contraffatta sull'emergenza e sulla formula di salute pubblica estesa al pei Al di lì di quella fondamentale distinzione, l'incarico a La Malfa e l'incarico a Craxi. sia pure su piani e con accenti diversi, hanno significato nella pubblica opinione un ritorno alla componente laica, oltre il tradizionale e quasi codificato equilibrio fra laici e cattolici, degasperiano o morotco La prima vissuta nel segno della solidarietà nazionale (La Malfa non sarebbe mai uscito da quella cornice, anche col voto distinto, e da lui auspicato, di socialisti e comunisti), la seconda proiettata sulla sfida del psi alla centralità democristiana. E' ri suonato un po' dovunque lo slogan «£' l'ora dei laici». Segno di fermenti confusi nella società nazionale o indice ! di una svolta destinata a dura- ! re? E' certo che in nessun Paese dell'Occidente si è avuta una fissiti e quasi immobiliti di guida politica come nell'Ila-1 lia del dopoguerra La leadership democristiana (all'amico Concila non piace la parola •egemonia», e non la uso per lui) subisce inevitabilmente il logoramento di trent'anni di governo e di una trasformazione radicale degli stessi ceti su cui si fondava il potere de i correttivi dello Stato assistenziale non bastano più. Qualcosa di definitivo, negli equilibri di fondo della società italiana, è avvenuto col referendum sul divorzio, incautamente voluto da talune ali del laicato credente e cui il Papa perplesso non seppe opporsi lo spaccato delle due Italie è emerso da quella prova. Italia laica e Italia cattolica hanno ricevuto una conferma ci amoro-1 sa che ha messo a dura prova i faticosi e quasi miracolosi | equilibri costruiti da De Gasperi e da nessuno, fino a quel momento, seriamente intaccati. L'espressione "laico» ritrova una sua forza, forza di rottura I e di sfondamento, dopo il 74. L'avanzata radicale nasce da, quel. momento La legittimazione comunista all'emergenza muove dalla linea corretta e scria che il pei assume nel fronte divorzista una linea tutt'altro che giacobina o intollerante Moro, che aveva capito tut¬ to, tenteri di imbrigliare i fermenti anche scomposti della societi civile, ristabilendo la logorata «guida» democristiana sulle basi dell'emergenza, cioè di un secondo patto costituzionale e sociale a trent'anni dalla costituzione della Repubblica Chi ha armato gli Skorpion del 16 marzo '78 ha puntato a spezzare un intero ciclo della vita italiana, a destabilizzare il sistema. Dopo il 16 marzo tutto è tornato in discussione anche il rapporto fra forze laiche e cattoliche (proprio mentre paradossalmente, la de accentuava la sua obiettiva laicizzazione c giungeva alla cattedra di Pietro un Papa destinato ad allargare, e di molto, le rive del Tevere) Nel nuovo clima il Paese ha salutato con soddisfazione l'avvio della svolta storica della presidenza laica, sia con La Malfa, per certi motivi, sia con Craxi. magari per alti Adesso la situazione è estremamente difficile Se laicismo dovesse identificarsi tout court con altcrnativismo. la via della spaccatura radicale della nazione sarebbe aperta, su uno scenario quasi cileno Se viceversa le forze laiche trovassero diversi equilibri fra di loro, un piverso rapporto anche culturale prima che politico, forme di diretta «alternanza» potrebbero via via correggere la sclerosi della vita italiana (ha ragione Scalfari quando dice che comunque la questione socialista dominerà tutta la legislatura) Sullo sfondo rimane un problema: seconda o terza forza? Se il partito socialista continuerà a considerarsi «seconda forza», non potrà sottrarsi alla logica dell'alternativa, anche dopo il formale ripudio del marxismo In prospettiva l'alternanza alla guida del Paese non si identifica con l'alternativa: né per i laici socialisti né per i laici non socialisti. Giovanni Spadolini

Luoghi citati: Italia, Livorno, Roma