Anfitrione e il fascino dell'ambiguità

Anfitrione e il fascino dell'ambiguità Gabriele Lavia e Ottavia Piccolo con Kleist a Verezzi Anfitrione e il fascino dell'ambiguità BOROIO VEREZZI - Anfitrione al bar. in Jeans, fuma, beve caffè. Sul gradini dt una scala dt pietra Olove. Alt-mona. Mercurio e Carls. In borghese, tengono assemblea, discutono sulle difficolta tecniche dello spettacolo e sul rischi del ripido palcoscenico. La metamorfosi del trucco non è ancora cominciata. Si attende 11 buio completo sulla piazzetta di S AgosUno noli'arroccat<> borgo saraceno dt Verezzi, per non sciupare 1 raffinali giochi di luce della rappresentazione: gli azzurri soffusi e i blu Intensi che conducono lo spettatore nella rarefatta atmosfera onirica di una psicanalisi dove prendono corpo le ombre dell'antico mito di Giove e Alcmena. generatori adulteri dt Ercole, il tragicomico Sosia. Immagine di una personalità negata, il re dei tebanl intenso e doloroso rovello di angosce esistenziali. Il dramma, scritto da Heinrich von Kleist net primi anni dell'800. *> uno tra i tanti che da Plauto in poi si ispirano alla vicenda dt Anfitrione. Nelle note dt traduzione. Luigi Lunari dice che Jean Giraudoux. nel 1929. .ponendo mano all'ennesima nscrittura. azzardò nel titolo un numero d'ordine: Anfitrione 3S. che da solo è sufficiente a dare un'idea della straordinaria fortuna di questa vicenda-. Il servo Sosta e il suo esatto duplicato Mercurio hanno fornito la prima chiave di lettura del testo. E' un gioco allo specchio (posto anche materialmente nel centro della scena), ripetuto con iterazione ossessiva. La saga del dop¬ pio, dell'ambiguo. dell'Indefinito si snoda come filo rosso dello spettacolo in un elegante esercizio che invita lo spettatore a decifrarne i simboli. L'autore offre subito I gemelli Sosia e Mercurio. Anfitrione e Giove, sui quali costruire l'altalena degli equivoci. Il regista Oabriele Lavia. lo scenografo Agostinucci, il costumista Andrea Viotti raccolgono Il suggerimento di Kleist. del mito, e lo portano all'esasperazione come analisi, e psicanalisi, delle incertezze, delle ansie dell'uomo sospeso tra l'apparenza e la realta Il pubblico si lascia conquistare dal fascino dell'ambiguo, del sogno, e applaude con calore spontaneo gli attori Ottavia Piccolo (Alcmena). Bianca Toccafondl (Carls). Renato De Carmine (Sosia). Massimo Foschi (Giove). Giampiero Blanch! (Mercu' rio). Lavia (Anfitrione), che si ! presentano al ringrazlamen- I to Ma il gioco del doppio prosegue anche fuori dalla scena. Oabriele Lavia confessa la propria schizofrenia e le dlf f II colta di conciliare Impegni di i regista e attore principale nel panni di Anfitrione. -Prima : penso allo spettacolo, poi mi j colloco dentro. Una faticacI eia. Cerco di lavorare senaI mente, non voglio che il mip I spettacolo sia una delle tante rapine che circolano d'estate. Da Otello ad Amleto, a Kleist. \sempre mi ha interessato il dramma della insicurezza estI stemiale dell'uomo. E' una ricerca che continuerò anche la prossima stagione per la quale preparo il Oabblano di Cedtov con l'Ater. Sarò ancora insieme a Ottavio Piccolo-. A Verezzi anche glt spettatori partecipano direttamente alla misteriosa avventura del teatro, la magia del finto e del reale che si sovrappongono In un moltipllcarsi continuo Renato De Carmine arriva in piazza, tra le gente e 1 colleghi, lamentando un forte abbassamento di voce che fino agli ultimi momenti lascia incertezze sullo spettacolo. La voce non vuole uscire dalla gola. Poi decide di recitare. Ottavia Piccoli e Bianca Toccafondi fanno quattro chiacchiere tra la curiosità | del primi spettatori e il rito degli autografi. Un lungo trucco le trasforma In Alcmena e Carls. .Fortuna che recitare mi diverte — dice la Piccolo mettendo parrucca azzurra e cappellino impero —. Le tournée» estive sono massacranti. Viaggi interminabili : da una piazza all'altra in conj dizioni quasi disumane. La j gente crede sempre che gli at| tori facciano la bella vita, una festa ogni notte, grandi avventure, successo, viaggi, rici chezza. Il teatro è fatica. Spesso non hai nemmeno il camerino dove cambiarti d'abito. Capitiamo sotto tendoni, a truccarci in cabine elettorali rimediate di fortuna. A volte non ci sono gabinetti e allora si finisce a fare pipi in un pratodìetro il palcoscenico-. Per Bianca Toccafondi lo sdoppiamento si risolve sulla scena. -Prima <■ la noia. Le prove, i preparativi dello spet, tacolo ormai li sopporto a faI fica, come una pesante neces■■ sita. Poi entro in palcoscenico | e II finalmente mi sento felice-. r.s. |