L'autonomia dei Conservatori

L'autonomia dei Conservatori MA CHE PUÒ' FARE UN MINISTRO DIMISSIONARIO? L'autonomia dei Conservatori •Quest'uomo i malvagio: non ama la musica-. Perfino le parole di Shakespeare sono state usate contro l'attuale ministro della Pubblica Istruzione, e neanche In senso tanto scherzoso, nel corso della recente vertenza dei conservatori e delle accademie di belle arti: una vertenza che non si è ancora conclusa in una metà circa degli istituti scolastici della Repubblica (meta, e non tutti, come le facili statistiche dei comitati di lotta hanno fatto credere anche al collega della Stampa Incaricato di seguire la vicenda). Una vicenda, diciamolo con tutta schiettezza, che ha aspetti quasi pirandelliani e merita perciò di essere rievocata col distacco degli storici, molto prima che con l'Impegno del politici e dei sindacalisti. Da sempre. Conservatori e accademie di belle arti godono di uno status diversificato e peculiare rispetto ai licei e agli altri Istituti dell'istruzione secondaria. La riforma del settore e chiesta da anni, e da anni sistematicamente rinviata. Le tensioni della contestazione si sono riflesse nelle accademie di belle arti (molto più che nel conservatori) in forme, anche aspre e rabbiose, che tutti ricordano: spie di un disa¬ gio profondo e autentico, indice di un malessere che non mancava di sofferte e tormentate giustificazioni. Per i numerosi anni in cui ho presieduto la commissione Pubblica Istruzione del Senato, ogni proposito riformatore In materia si insabbiava nel contrasti e nelle differenziazioni del partiti. L'auspicio di un •livello» universitario per conservatori e accademie — il punto in cui si riconoscono oggi 1 più agguerriti comitati di lotta — non fu mai codificato in atti legislativi, rimase, al massimo, al livello di auspicio. Il contratto nazionale per il personale della scuola, stipulato dal governo Andmotti precedente all'attuale (il governo, non dimentichiamolo, fondato sulla maggioranza dell'emergenza), fini per attuare o comunque per non contrastare una certa .secon darizzazione- di Conservatori e accademie che suscitò profonde resistenze negli interessati e divise gli stessi sindacati. L'agitazione nasce da quelle misure, ma si rivolge a un Interlocutore sbagliato. Il governo attuale. In infinite occasioni, ho chiarito che ogni modifica o interruzione anche auspicata a quel contratto, tra¬ sformato poi in decreto legge, poteva avvenire soltanto in sede di conversione parlamentare. Allo staio degli atti non è chiaro a quale governo tocchi pilotare la navigazione difficile di un decreto complesso, che suscita consensi ma anche profondi dissensi nelle stesse forze sociali che hanno contribuito, talvolta in misura determinante, a elaborarlo. Chiedere, come si continua a fare da varie parti, con o senza le citazioni di Shakespeare, che un ministro dimissionarlo, in carica per gli affari correnti, possa assumere Impegni vincolanti, di ampia politica legislativa, circa temi su cui neanche la maggioranza di unità nazionale riuscì a trovare un minimo punto d'incontro sul concreto terreno legislativo — alludo appunto al livello .atipico- di Conservatori e accademie — è un non-senso, una autentica aberrazione. Il ministro in carica può solo parlare coni- uomo di cultura, e come parlamentare. E può rial fermare ancora una volta che riconosce giusta e corretta la posizione di coloro che tendono a sottolineare un carattere specifico e autonomo sia del conservatoti sia delle acca¬ demie, rispetto all'istruzione secondaria. Autonomo e specifico non vuol dire universitario. Vuol dire un •qualcosa» che e in primo luogo nella storia Italiana, nella realtà articolata e molteplice di istituti che. prima ancora di essere riformati, hanno bisogno di essere capiti. Anche sul tema spinoso del doppio compenso, per gli insegnanti che siano anche dipendenti di enti lirici, avevo emanato a fine marzo una circolare che e stata giudicata insufficiente da coloro stessi che l'avevano Invocata ma che costituiva 11 massimo cui si poteva concretamente arrivare, in attesa di una migliore definizione legislativa. Quando si traccerà la storia di questo breve governo Andreotti. il tripartito di cui per pochi giorni fu vicepresidente La Malfa, si vedrà che in materia di politica scolastica le richieste a esso avanzate, nel giro di quattro mesi, sono state forse maggiori di quelle avanzate ai precedenti governi nel giro di dieci anni. Ecco una prova, ma al contrarlo, di quella che 11 mio grande amico Luigi Salvatorelli chiamava la 'pazienza della storia-. Giovanni Spadolini -

Persone citate: Andreotti, Giovanni Spadolini, La Malfa, Luigi Salvatorelli, Shakespeare