I cambiamenti al vertice del partito dimostrano che il pci non è cambiato

I cambiamenti al vertice del partito dimostrano che il pci non è cambiato Dopo il Comitato centrale i comunisti si trovano ancora «in mezzo al guado» I cambiamenti al vertice del partito dimostrano che il pci non è cambiato L'esclusione di Bufalini dalla segreteria conferma che la politica di unità nazionale è finita - Resta un senso di delusione per un appuntamento storico continuamente rimandato Il pei ha concluso la riflessione sulle sconfitte elettorali di giugno con la riorganizzazione del proprio vertice politico e operativo: giusto in tempo per porsi di fronte all'inattesa novità rappresentata dal conferimento dell'Incarico di formare 11 governo al leader socialista Craxl. Vedremo come evolverà di fatto l'atteggiamento comunista, davanti a sviluppi che per il momento appaiono ancora incerti. Ma. in sé. la riorganizzazione del pei non è fatta per accontentare o interessare coloro che. dalla riflessione sulle sconfitte, si aspettavano mutamenti di sostanza. AL XV Congresso e poi davanti al Comitato centrale. Berlinguer aveva difeso la decisione, presa all'inizio dell'anno, di uscire dalla maggioranza di unità nazionale, con ciò stesso avviando il processo che avrebbe portato alle elezioni anticipate. Quella decisione era stata contrastata dalla cosiddetta destra del partito Risultato: il suo maggiore esponente. Paolo Bufalini. è stato escluso dalla segreteria. Vi resta, con rompi ti nuovi. Oiorglo Napolitano, anche lui assimilabile a quel settore di opinione, ma con caratteristiche o sfumature autonome. Poi Berlinguer aveva sostenuto senza esitazioni la giustezza della linea strategica, imputandone l'insuccesso elettorale soprattutto a difetti di organizzazione e di comunicazione. Risultato: sono usciti dalla segreteria Gianni CervetU e Luca Pavolini, responsabili appunto dell'organizzazione e dell'informazione. Il loro posto e stato preso rispettivamente da Napolitano e da Adalberto Minucci. l'intellettuale piemontese che dirigeva il settimanale ideologico e culturale del partito. Rinascita. Quanto infine alla riproposizione de) compromesso storico come strategia permanente del pei. al di là degli arretramenU tatUci e delle scoraggianti verifiche elettorali, essa ha trovato espressione nel conferimento di fatto ad Alessandro Natta del ruolo di numero due del partito. Natla. come Berlinguer, è un convinto sostenitore della necessità e in certo senso dell'ineluttabilità, prima o poi. di un governo di grande coalizione, come passaggio obbligato della •legittimazione- del comunisti a diventare forza di governo in un Paese dell'Occidente atlantico. Più arduo sarebbe cercare un nesso tra i nuovi organigrammi e t fermenti critici, che pure si sono manifestati, dopo le sconfitte di giugno, nel Comitato centrale. Certo, che a capo dell'organizzazione vi sia ora un personaggio come Napolitano, può significare un progresso, nel senso dt utili maggiore dialettica, di una migliore articolazione del dissenso: ma sempre dentro gli schemi del confermato centralismo democratico (per cui. alla fine dei lavori del Comitato centrale, la relazione del segretario è stata pur sempre approvata all'unanimità). Una qualche apertura j I ! | |j'1;i| j al critici del compromesso storico può essere riscontrata I in certi avvicendamenti nella Direzione (per esempio l*ln- ! gresao del giovane dirigente campano. Bossolino). La Di- | reztone. In generale, può essere vista come un organo politicamente composito, collegiale: ma resta sormontata da una segreteria più compatta che mai dietro Berlinguer. Insomma nella sostanza il pei non e cambiato. E' come se U 3. il 10 e 11 17 giugno (perdite da sinistra e da destra, fra chi è deluso che il pei sia ormai un partito .ex rivoluzionario- e fra chi è deluso che da ciò esso non tragga tutte le conseguenze Ideologiche e politiche) fossero passati invano. Nell'assenza di > cambiamenti C'è un dato positivo: non si sono fatti passi indietro, è stata respinta ogni tentazione di •arroccamento-, di ritorno ai miti logori e oscuri del passato. Ma c'è anche un dato negativo: questo partito ha scelto di restare in mezzo al guado. Si dice che sia comunque fi| nito U monolitismo, che siano j caduti certi tabù, certi carismi istituzionali. Vedremo, la ' situazione generale è in movi1 mento, anche la situazione ; della sinistra. Ma resta un senso di delusione, il senso di una lezione, di tante lezioni, non ancora comprese, non i ancora sfruttate. Il senso di | un appuntamento storico continuamente rimandato. Aldo Ricco