La zanzara salvò la Maremma

La zanzara salvò la Maremma La zanzara salvò la Maremma Ne aveva tenuto lontano l'uomo e la civiltà - Le bonifiche e l'inquinamento vanno restrìngendo lo spazio vitale a decine di specie di uccelli che ancora vivono nell'immenso parco naturale con esemplari ormai rarissimi di «falco della regina», «cavaliere d'Italia», «biancone» - Accanto a daini, cinghiali, caprioli, le anitre e i trampolieri - Ed è ritornata la cicogna DAL NOSTRO INVIATO SPECIALI TAL AMONE - .Questa primavera, dice Valerio Ferri, è tornata la cicogna. Erano anni che non si vedevano. Prima, erano frequenti. Facevano il nido sui comignoli, sul ruderi delle torri di guardia lungo la costa, nella macchia. Poi sono scomparse. Ma 1 quest'anno una coppia ha ni| dtticato. laggiù nel lasco». Il lasco, nella bella parlata toscana di Ferri, funzionario del parco regionale della Ma-' rem ma è un tratto dove il forteto si dirada, un varco nel I viluppo del sottobosco. ] ' «L'abbiamo seguita da lonta! no. con 11 flato sospeso, per ; non disturbarla, finche non i ha ripreso il suo lungo volo | verso li Nord. Nemmeno le : fotografie, slamo andati a farle, per lasciarla tranquilla. Cosi, forse, l'anno prossimo tornerà». Forse. Dai nostri cieli l'hanno scacciata le nuvole di caligine perenne, ('inquinamento, il frastuono. E' sempre più rara, la mitica apportatrice di bambini con le ali nere come le code di un frac. 10 sparato candido e le zampe rosse. Fra Talamone e Principino a Mare troverà, intatto. 11 lembo di maremma che il parco si propone di salvare. Un tempo, maremma era sinonimo di desolazione e miseria. Scendevano in maremma, nel gelo del vento di tramontana, le famiglie più povere dell'Appennino toscano, cacciate dai rigori dell'inverno e dalla fame a guadagnarsi nel latifondo, come braccianti qualche soldo e la malaria. La Maremma si stendeva allora da Tarquinia a Cecina, acquitrini alternati al sottobosco impenetrabile, vapori fumiganti dalle «fame» d'acqua salmastra, umidore stillante da lunghe barbe di muschio sui rami contorti, tristezza delle piatte bassure o della grigia falesia a strapiombo sul mare livido. Ma anche, nella sua suggestione dei suoi diversi e strani colori, .unodel paesaggi più belli d'Italia», come apparve agli occhi dello storico tedesco Gregorovius, che si affacciava sulla palude dalle gole dell'Appennino a conclusione del suo lungo Italienische Reise. Le zanzare ne avevano tenuto lontano l'uomo e la civiltà. Benedette siano le zan- ! zare. ha detto un naturalista j americano, perché hanno I preservato questi documenti | antichissimi della storia del I .mondo. E un altro. Leon Lip,'pens. ha scritto: «Prosciugare una maremma per coltivare riso, sarebbe come distruggere la cattedrale di Chartres per piantar patate». Tra Talamone e Principino a Mare, qualcosa si è 1 salvato dalle rozze ambizioni della • battaglia del grano» e. dopo il ISSO, quando zanzare i e malaria sono state definiti: vomente debellate, dalla spe\ culazione edilizia. .Grazie soprattutto, blso! gna riconoscerlo, dice Ferri ! al due grandi proprietari te r 1 rieri che ne possiedono gran parte: a Sud. dove s'alzano 1 monti dell'Uccellina e predomina la macchia. I principi Colonna: a Nord, oltre 1 meandri dell'Ombrane, dove è rimasta intatta la splendida palude della Trappola, la signorina Ponticelli». Una maremmana schietta, di cui si favoleggia che sia capace di far impallidire un buttero ■ con il vigore del linguaggio e ! che abbia rifiutato un'offerta di tre miliardi da una società immobiliare. Cosi, la Maremma e rimasta pressoché intatta: it giunco e ta salicornia attorno ai •chiari* d'acqua, la spiaggia disseminata soltanto da candidi tronchi relitti del mare che li ha levigati come ossa gigantesche di draghi i pini marittimi che fanno cordone contro ti respiro salato del maestrale e del libeccio, la macchia mediterranea in cui profumano il ginepro il mirto il rosmarino e splendono come gioielli le bacche rossofulgenti del corbezzolo, e lungo l'Ombrane la foresta riparia con il salice e l'olmo. In primavera, si accendono i fiori rossi dell'euforbia, il papavero gialla le collane di convolvoli l'asfodelo e il giglio di mare: in autunno tutto rosseggia di vitalba. Ed è facile cogliere in un lasco la daino che lambisce il suo cerbiatto, o una fuga di porcellini di cinghiale, minuscoli e ridicoli nel loro pigiamino a strisce gialle, o il balzo improvviso, nel folto, del timido capriolo. •Ma e soprattutto in autunno, dice ancora Ferri che il parco vive la sua stagione. Quando 1 canali, gli stagni. gU acquitrini, si coprono d'uccelli: anitre e trampoliert (Ferri, ex cacciatore convertito, usa questa classificazione venatoria) e rapaci, tra cui alcuni ormai molto rari, come il falco della regina, il falco di mare, l'albaneila minore». Su 476 specie d'uccelli che i irono in Europa, ben 1S8 sono strettamente legate all'ambiente palustre: ma le bonifiche e l'inquinamento vanno irrimediabilmente restringendo il loro spazio vitale. • Per esempio, dice Ferri soltanto qui, ormai, e in una zona del Piemonte si pud incontrare il cavaliere d'Italia». /( cavaliere d'Italia é il più trampoliere dei trampolieri con le gambe lunghissime, color rosso corallo: e vederlo zampettare con la leggerezza e il sussiego di una ballerina é uno spettacolo di grazia ineguagliabile. Ha abitudini curiose, essendo tra gli uccelli che difendono con più accanimento ed astuzia il loro territorio. Se un'intruso s'avvicina af ti a sufficiente distanza dai piccoli Ma la perla più rara, ormai sull'orlo dell'estinzione, del Parco della Maremma é il biancone. In verità dai cacciatori questo grande rapace, che può sfiorare le dimensioni di un'aquila, era considerato stupido, perché é pigro e reagisce lentamente al pericolo, restando ad aspettare la seconda fucilata quando la prima ha già abbattuto un compagno. Ma é in realtà un innocuo, mite uccello, pericoloso soltanto per i rettili di cui esclusivamente si nutre: ed è controverso se osi Vigliacchetto com'è, attaccare anche la vipera. Molti sostengono che ne resta prudentemente alla larga. i Si accoppia qui. in Maremma, o nel Lazio sui monti della Tolfa, durante il lungo viaggio che lo porta dalle savane dell'Africa al Nord, tra la metà di marzo e la metà d'aprile: •Uno del più begli spettacoli della natura, il suo volo nuziale, si può ammirare soltanto da noi», dicono i naturalisti. La coppia intesse una complicata filigrana contro la volta del cielo, incrociandosi sfiorandosi scendendo e risalendo senza un battito d'ala. Riescono a restare immobili a lungo, in surplace sufte correnti dello spazio, per poi scivolare veleggiando e spesso, come acrobati appesi al trapezio invisibile del vento, uno si capovolge in volo rovesciato, dorso verso terra, e tende le zampe all'altro finché, artiglio contro artiglio, volteggiano accoppiati in un valzer senza peso nell'azzurro. Giorgio Martlnat nido, i genitori gli volano incontro e si mettono a girargli attorno, intonando un rosario di grida struggenti Ma se l'implorazione non basta, ricorrono allo stesso trucco della pernice, svolazzando sul terreno con le zampe ciondoloni e le ali contratte, come se fossero feriti: in modo da indurre i predatori a inseguirli con la speranza di un facile boccone, per poi lasciarli scornati alzandosi con il loro volo sicuro e potente, quando li hanno porta¬ I servizi di Tultolibrì"

Persone citate: Colonna, Giorgio Martlnat, Mare, Valerio Ferri

Luoghi citati: Africa, Cecina, Europa, Italia, Lazio, Piemonte, Tarquinia