Perché ho scelto quei temi

Perché ho scelto quei temi IL MINISTRO E LA PROVA D'ITALIANO ALLA MATURITÀ' Perché ho scelto quei temi ./( ministro ha mantenuto la parola: ha scelto temi di ampio respiro-. Così ho letto in una dichiarazione, fra le tante, di uno studente liceale di Milano. Il vasto consenso, che l temi delle diverse maturità hanno suscitato nella maggioranza degli studenti —a giudicare dalle testimonianze raccolte dalle televisioni, dalle radio, dai giornali — nasce dal carattere problematico e non vincolante degli argomenti proposti, suscitatori di dubbi, di interrogativi, magari di incertezze, mai concepiti come fini a se stessi o come veicoli di esteriore nozionismo ripetitore. Perche il ho scelti? E' una domanda che mi viene rivolta da varie parti. Ma perche lio chiara la coscienza della transizione da un certo tipo di scuola ad un altro, delle trasformazioni profonde, e purtroppo Incompiute, di istituti scolastici — tutti quelli della secondaria superiore — che non rispondono più ai tini per 1 quali furono creati, quasi sessantanni fa. e più tardi corretti, manipolati, pasticciati, ingigantiti ma mai seriamente riformati. La -maturità-, nel senso gentiliano. e morta e sepolta; morta con un certo tipo di società, più ancora la società liberale di quella fasci- ! sta. morta con un certo tipo i di organizzazione e di morale sociali. Il nuovo esame sperimentale. introdotto nel 1968. doveva durare due o tre anni, in attesa di una riforma globale e coerente dell'intero settore. Si è trascinato per undici anni, sempre più stancamente, in mezzo a diffidenze e perplessità crescenti, insoddisfacente per tutti, studenti, genitori, educatori. Arrivato al ministero dell'Istruzione nel marzo del '79. con un governo a carattere provvisorio incaricato di gestire e garantire le elezioni, non potevo certo mettere in cantiere la riforma in via legislativa, a Parlamento chiuso, dell'esame di maturità. Potevo solo attenuarne le insufficienze, correggerne le inadeguatezze rispetto a una società trasformatasi per conto suo. senza attendere 1 ritardi del legislatore. E puntare quindi, nella scelta del temi, sull'attualità, sulle tensioni e sulle contraddizioni della società di oggi: soli strumenti per valutare la capacità complessiva, e quindi critica, del candidato, molto più che il numero o il livello di nozioni acquisite. MI avevano dipinto come il ministro che voleva -torchiare, gli studenti. Al contrario: fedele a una certa tradizione culturale, figlio di queir-Italia della ragio¬ ne» che ho voluto evocare indirettamente attraverso l'immagine del Ooya (•/( sonno della ragione genera mostri.), mi sono preoccupato piuttosto di sfumare le asperità esteriori, e del tutto Inutili, della prova, di ridurre la quota di superficiale ed estrinseco nozionismo, di sperimentare la •maturazione» complessiva del candidato, dentro la scuola e fuori della scuola. Il Manifesto osserva: ma * la cultura dei mezzi di comunicazione di massa, e la cultura dei quotidiani. Vorrei domandare ai miei critici del Manifesto: forse che i quotidiani e la televisione incidono meno del docente di scuola nella formazione di un giovane dei licei classici, scientifici o magistrali? Il terrorismo, la crisi energetica, la difesa dei beni culturali: sono tutti temi su cui un giovane può pronunciarsi, assorbendo la cultura storica, scientifica, artistica acquisita ai di là del controllo statistico, e spesso impossibile, del livello di tenuta mnemonica. E in stretto contatto col mondo, angosciato e lacerato, che lo circonda. Storia. Letteratura. Anche là dove i confini disciplinari erano più rigidi, mi sono proposto di scavalcare le palizzate dei termini vincolanti, offrendo al candi¬ dato la scelta, nell'ambito di un tema di provocazione intellettuale, il più possibile, di largo respiro. Vita nazionale e vita regionale nella letteratura: ma l'autore emblematico era rimesso alla scelta liberissima dello studente (Verga ma anche Svevo. Manzoni ma anche Pratollni o Pasolini). Chiesa e Stato in Italia (quante ironie sulla vibrazione autobiografica!): un argomento che sembrava - tabù» per la scuola italiana e che e molto piaciuto a un uomo di spirito come Oiullo Andreotti. autore della .Sciarada di Papa Mastai.. Ma anche in quel campo, obiettivamente troppo largo, (accolta rimessa al candidato di scegliere uno o più momenti, di sostare su Pio IX e il 1848 ma anche, se lo avesse preferito, su papa Giovanni Paolo II. e. allora si. Ironie a parte, sul -Tevere più largo». In nessun caso e mai temi a tesi. Nulla di precostituito o di obbligante. La religione del dubbio e la sola che la scuola pubblica di uno Stato moderno può osservare, pure nella consapevolezza del limiti propri dell'lstltu-zione scolastica. Di quella attuale, sospesa fra 11 vecchio e 11 nuovo, non meno di quella che nascerà, se saremo capaci di volerla. Giovanni Spadolini

Persone citate: Andreotti, Giovanni Paolo Ii, Giovanni Spadolini, Manzoni, Pasolini, Pio Ix, Svevo, Verga

Luoghi citati: Italia, Milano