Fra i diecimila vietnamiti nel porto di Hong Kong Un messaggio: «Il nostro sogno è un Paese libero»

Fra i diecimila vietnamiti nel porto di Hong Kong Un messaggio: «Il nostro sogno è un Paese libero» Fra i diecimila vietnamiti nel porto di Hong Kong Un messaggio: «Il nostro sogno è un Paese libero» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE HONG KONG - Tra sabato e lunedi scorsi venti imbarcazioni con 1457 persone a bordo sono giunte a Hong Kong dal Vietnam, facendo saltre a oltre sessa mainila il numero del rifugiati accolti dall'Inizio dell'anno nell'angusto, affollato territorio britannico (esso non misura più di 45 chilometri per 401. Neppure la Thailandia, che nel solo mese di giugno ha respinto oltre i confini, condannandoli a morte sicura, più di 500 mila laotiani o cambogiani, né la Malaysia, che nelle ultime tre settimane hu ricacciato in mare almeno quindicimila vietnamiti su una ottantina di battelli pericolanti, neppure esse ospitano proporzionalmente tanti profughi. Hong Kong vive quindi con particolare intensità la tragedia indocinese, la piti dolorosa dallo sterminio degli ebrei nei rampi di conceniramento nazisti : ed é destinata a darne nuova testimonianza a mano a mano che dalle altre nazioni del Sud-Est asiatico il terribile flusso si dirotta verso di essa. Al molo coloniale di Kowloon. dove attraccano dopo la disinfestazione a Dlscovery Bay (vengono fumigate per paura della peste e del colera), ho visto Ieri diciassette delle venti imbarcazioni, quelle arrivate durante il weekend portando 1087 fuggiaschi. Il molo é un inferno: In cinque capannoni senza luce né finestre, sulla pietra e su palchi dt legno Improvvisati, dietro barriere di filo spinato, in un caldo umido che può sfiorare i I quaranta gradi, camminano, dormono, mangiano 9500 per| sone. Appena venticinque tra j poliziotti, doganieri e secondini, sei funzionari dell'emigrazione e quattro Infermiere volontarie sovraintendono ai bi| sogni degli sventurati con ' mezzi di fortuna: medicine I insufficienti, dlctotto gabinetti, sapone, acqua. Nessuno era sceso dal battelli, né ; avrebbe potuto farlo per { qualche giorno ancora: col lo| ro dleci-qulndlci metri di lunghezza, essi sono meno disagiati dei magazzini in disuso dove la gente é ammassata. Il molo di Kowloon. di f ron: te alla ricca, superba isola di I Hong Kong, é 11 più grande | campo profughi di transito del mondo. I rifugiati vi restano da una a otto settimane, in attesa di essere smistati nei sette centri coloniali di raccolta o nei tre delle Nazioni Unite che castellano il piccolo territorio. Ricevono due pasti ul giorno, ma.nessuno degli altri generi di prima necessità: e a causa delle severe leggi migratorie non possono né uscire né comunicare con l'esterno. Trascorrono la maggior parte del loro tempo sdraiati l'uno addosso all'altro, immobili, coperti di sudore, gli occhi fissi nel vuoto.' scmi!cncinsi solo per i pasti, in un fetore insopportabile. Ogni tanto qualcuno viene portato via: dal 1 gennaio duemila del sessantamlla passati nei capannoni sono stati ricoverati in ospedale per tisi, malaria, tifo, epatite virale, gastroenterite, dissenteria, e si é scoperto anche un lebbroso. Miracolosamente sono sopravvissuti tutti, anche I bambini, alcuni dei quali giunti In grave stato di denutrizione o disidratazione, o colplU da ninne pericolose di morbillo, varicella e orecchioni. I bambini e le donne fanno pietà soprattutto nell'infernale molo di Kowloon. le prime spesso segnate sul volto e sul seno da ecchimosi che tradiscono le violenze, forse gli stupri paliti, i secondi coi ventri gonfi e 1 visi scarni, senza sorriso, incapaci anche di giocare. Sono coloro che hanno più sofferto dello svonvolgenle esodo in balla della guardia costiera vietnamita prima, dell'oceano poi. delle disumane condizioni del loro gulag adesso Ognuno ha un dram¬ ma, un dolore che non divide volentieri con il visitatore, come lo studente Metili Ce. che ha lasciato a Saigon 11 padre, la madre e sette tra fratelli e sorelle: o l'ex soldato che perse una gamba a Hue. l'antica capitale imperiale, che nasconde il nome perché 1 commilitoni imboscati si preparano anch'essi a scappare, o l'orafo Bui Honf. che non mi parla ma mi affida un messaggio con su scritto: II nostro sogno è vivere in pace in u n Paese li bero e fresco.. Da qualche settimana nel gulag provvisorio di Kowloon sfilano prevalentemente vietnamiti di origine cinese. Fra quanti ho incontrato uno solo appartiene a un'altra sconosciuta minoranza. Per sfuggi-1 re al regime di Hanoi, i viemainiti puri devono pagare due volte, dapprima per una falsa identità razziale, la se- j conda per il diritto di via. Ma il prezzo é crollato: dalle dieci once di oro In media, equivalenti a 2500 dollari, nell'estate del '78. é sceso a giugno a 500. Il governatore di Hong Kong, sir Murray MacLehose. calcola che In un anno Hanoi abbia raccolto tre miliardi di dollari. Ma non gli attribuisce finalità economiche: .La sua straleEnnio Caretto (Continua a pagina 2 in terza colonna)

Persone citate: Caretto