Cari italiani, siete i nostri modelli

Cari italiani, siete i nostri modelli CHE COSA DICONO I GRECI AL TURISTA DI PASSAGGIO Cari italiani, siete i nostri modelli ATENE — In molti circoli ateniesi i risultati delle elezioni italiane sono stati accolti col più vivo compiacimento. Buona parte dei giornalai di piazza Syntagma e di piazza Omonia. quasi tutti 1 camerieri dei risto-, ranti turistici della Plaka in Atene e del Turcolimano al, Pireo, la stragrande maggioranza dei tassisti, delle commesse di negozio e delle donne della pulizia degli alberghi hanno manifestato la loro soddisfazione sia per la sconfitta dei due partiti maggiori, ovvero grossi, che per l'affermazione dei partiti minori. All'italiano di passaggio che 11 interroga in proposito, i greci delle categorie sopra elencate dichiarano due cose essenziali. Primo: che sono contenti di conversare con un italiano che, bontà loro, giudicano un modello di comportamento e, da sempre, considerano una' specie di fratello maggiore esprimendo questi gradevoli sentimenti in una frase di larghissima diffusione popolare, italiani-greci: una, /accia, una razza. Secondo :che sono assai soddisfatti di come sono andate da noi le elezioni. E motivano questa letizia con un'equazione semplice é definitiva, megà - kakó, grosso eguale cattivo. Forse non proprio cattivo: comunque, non buono. Pregati di spiegarsi meglio, passano a lina minuziosa e polemica esemplificazione da cui risultano grossi e pertanto non buoni l'America, la Russia, Cassius Clay detto anche Mohamed All, l'energia atomica e la Juventus. La Fiat invece, ma non sanno dire esattamente perché, è ammessa fra le entità che sono buone pur essendo grosse. L'eccezione che conferma la regola. Non transigono, per contro, sulla Juventus: mi dispiace per i tifosi della squadra. Ma niente da fare: come la de e il pei, la Juve è inesorabilmente catalogata fra le cose grosse e non buone. Di primo acchito, questa condanna del «grosso», dettata più dal sentimento che dalla ragione, evoca irresistibilmente nell'italiano medio il ricordo del Fantozzi televisivo di Paolo Villaggio, il povero lmpiegatuzzo frustrato che lavora in una mega-azienda e subisce un'umiliazione dopo l'altra da parte del mega-direttore arroccato dietro un mega-tavolo del suo mega-ufficio. Per un momento sembra allo straniero d'essere capitato in un Paese di tutti Fantozzi, di piccoli impiegati umiliati e offesi che hanno l'orrore del grosso come altri hanno l'orrore del vuoto. Orrore del grosso, oltretut¬ to, spudoratamente smentito dalla loro capitale. Atene infatti è diventata una città mostruosa, una spaventosa fiera campionaria del prefabbricato, uno sterminato cantiere, con tutta la provvisorietà, la polvere, il fracasso dei cantieri, dove s'aggirano trionfanti mandre di capo-mastri Nonostante la contraddizione, che c'è e trova la sua clamorosa conferma nelle decine di chilometri di case tutte nuove, tutte eguali e tutte brutte, gli ateniesi continuano a dichiararsi implacabilmente ostili al grosso: megà - kakó. E non gli si può neanche dare torto. Perché essi, la gente comune, sono le vittime non i responsabili dello scempio edilizio che si estende, a tentacoli di piovra, in ogni direzione: dalle pendici del Parnete, del Pentelico e dell'Inietto, nomi sacri ai liceali di quarantanni fa, giù giù lungo la costa di Vougliagmeni fino a Capo Sunion dove il tempio di Posidone, solitario ancora pochi anni fa, è ormai stretto dall'assedio di villette e villini di quella linea sfrontata che chiamano moderna. Strazio urbanistico e architettonico a parte, gli ateniesi hanno buoni motivi di rallegrarsi dell'esito delle elezioni italiane perché l'espressione a misura d'uomo che quando la si sente da noi fa rabbrividire per i guai che porta con sé. qui conserva ancora un senso. Forse perché qui è nata, dall'Intuizione del sofista Protagora che non si stancava di predicare che di tutte le cose è misura l'uomo e, ai tempi suoi, aveva convinto tutti di questa elementare verità. Ancora adesso, infatti, con la sola eccezione dei capomastri, l'uomo greco sembra più che mai persuaso d'essere il centro dell'universo. Lo' si vede nell'ostentato disprezzo per i casoni in cui è costretto a vivere ma che, appena può, abbandona per stravaccarsi in un'osteria con pergolato o su una spiaggia cosparsa di barattoli vuoti di Coca-Cola e di bucce d'anguria. Lo si vede nell'assoluta mancanza di rispetto per i semafori che, a giudicare da come si comporta nei loro confronti, considera più come festosa luminaria predisposta dalle autorità per rallegrargli l'esistenza che non come regolatori del traffico cittadino. E lo si vede, infine, nella cordiale, affascinante improntitudine con la quale affronta il forestiero non tanto per cavarne quattrini, secondo un costume deplorevole e, ahimè, non ignoto a molti nostri connazionali, quanto per goderselo, per vantarsene con gli amici: oggi ho parlato gallikà con un francese, anglikà con un americano, yermanikà con un tedesco e, delizia delle delizie, ho conversato in italikà con un italiano. Non è ve- ' ro: il greco della strada non parla nessuna di queste lingue, ma le immagina così bene che è come se le parlasse. Comunque, le gesticola con tale efficacia che ci si intende benissimo e con reciproco appagamento. Fra tutti, gli italiani sono gli ospiti prediletti. Amati al punto che nessun greco, mai, si spinge a ricordare la perfida azione, l'aggressione vergognosa di cui ci rendemmo colpevoli il 28 ottobre 1940. La data, che a prima vista fa trasalire l'italiano immemore, è consegnata a qualche targa stradale. Ma non è messa 11 per rinfacciarci i nostri torti. Scolpita nel marmo e, credo, nella memoria della gente, sta a commemorare il giorno in cui i greci, tutti i greci, ebbero la forza di dire di no alla prepotenza di un grosso (noi siamo considerati grossi) che allora era cattivo. Quel giorno, il 28 ottobre 1940, si chiama infatti ochi smera, il giorno del no. No ai grossi, no ai prepotenti. Per questo sono tanto soddisfatti dei risultati delle elezioni italiane. Gigi Caorsl

Persone citate: Cassius Clay, Fantozzi, Gigi Caorsl, Mohamed All, Paolo Villaggio, Plaka

Luoghi citati: America, Atene, Russia