Una domenica in città a fare l'elettore di Giovanni Arpino

Una domenica in città a fare l'elettore La prima giornata di votazioni trascorsa in un'afa grigia, con qualche acquazzone Una domenica in città a fare l'elettore Silenzio e tranquillità , dopo le risse parolaie degli ultimi giorni - Alpini e agenti, giovanissimi, sorvegliano le sezioni - Giovani anqhe molti scrutatori e presidenti di seggio - Il "formicaio" elettorale, compiuto a proprio dovere, attende ora, dagli eletti, adeguata risposta «Cosa vuoi che succeda?» sta dicendo un alpino con volto d'infante da un telefono di caffè vicino alla Mole Antonelliana; ha voce d'accento ligure, all'altro capo del filo può essere solo la madre: «Non succederà niente. Siamo in tanti, anche la polizia c'è. Senti: come si chiamerà questo monumento a punta qui a Torino? Mole Antonelliana, dici? Ti mando la cartolina. Sto benone. Si, fa caldo, ma si che sto bene, a parte gli scarponi che pesano un quintale. Ciao», e riattacca, ridendo silenziosamente. Domenica elettorale, con appunto gli alpini di guardia ai seggi e la città che sembra sprofondare in un'afa via via più grigia. Girando tra centro>e periferia incontrerò un povero ebete seduto su una panchina in via Pietro Micco, tutto avvolto in un impermeabile strapazzato, qualche donna d'etàincredibile trasportata per i gradini nelle scuole a votare, sempre soldati irnberbi che sorridono o sbadigliano o rispondono con un po' di rossore ai saluti Le aule scolastiche sono nude e crude e brutte, di fattezsa greve. Su un muro, in una strada che parte da piazza Vittorio, la scritta in spray rosso sangue continua a gridare: «Opposizione di classe al compromesso». Cosa significa ormai quel «di classe»?Significa 'Chic» o ha un tono davvero operaistico? Telefono ad un amico molto illustre, un esponente dell'arte torinese, che mi fa, annoiato: «Sai qual è la fortuna di Pannella? E' nella capigliatura candida e ventosa. E' la capigliatura ideale per le telecamere. Lui gioca più sui capelli che sui concetti». Altri amici o sconosciuti mi diranno: Berlinguer all'ultima tribuna elettorale sembrava aver preso pastiglie per star calmo, talmente si umettava le labbra disidratate; Andreotti pareva più che mai una caricatura di Forattini; Craxi fa troppo il Craxi per esserlo davvero e non spaventarsi di se stesso. Ma è domenica elettorale, i giudizi stanno racchiusi nelle schede, non più nelle opinioni. E' una domenica di crocette, fortunatamente a matita, fortunatamente non uncinate, fortunatamente prive di corone di spine (candidati a parte). Continuiamo il giro della città, dilatata negli spasi per la calura e la sosta festiva. Non c'è ressa in alcun posto, bambini atten-, dono i genitori chiusi in cabina per il voto, gli scrutatori e i presidenti di seggio sono quasi tutti molto giovani^ i grandi fogli che raccolgono in ordine alfabetico i nomi dei votanti non hanno più l'aspetto povero del '48, del '53, sono ampi leggeri, si manovrano con facilità. Tutto sembra svolgersi con ritmo agile, mentre in posti occulti i faticatori dei grandi comizi e delle innumerevoli tavole rotonde elettorali stanno curandosi le gole roche ed immergono i piedi in acque refrigeranti. Fino a domani sera la paura e il rispetto che incutono i cittadini «ignoti» li farà tremare a verga a verga, com'è sacrosanto. L'orgia di parole è finita, l'urna deciderà. In viale Arimondi voto prima delle ore 13 e sono solo. Lungo le scale incontrerò l'ennesima vecchietta che doman¬ da, a me poi a un carabiniere poi ad un alpino, se quella è la sesione giusta. Visto l'accordo tra i tre interlocutori, si decide ed entra. Fuori, in pieno sole, due coniugi di messa età disputano a mezza voce intorno ad una 'preferenza». E scrutano un manifesto già strappato da sinistra verso destra. Sembra che non trovino un accordo sul 'nome», pur essendo convinti del 'Simbolo». Ricordo certe osterie langarole, nel '48, nel '53. La gente beveva aperitivi e grappe nella tazzina del caffè, essendo vietati gli alcolici per banali pretese di austerità elettorale. Non so oggi: dato il consumismo e i regali inutili natalizi chissà che non vi siano votanti che girano con la fiaschetta piatta in saccoccia, come gli sportivi da'jet-set». Via Sant'Ottavio: qui i vecchioni sembrano riprodursi lungo le scale del liceo dove si vota. Una donna ri¬ schia di sfracellarsi sui gradini un'altra è sorretta da tre amiche che finiscono per impacciarla ancora di più. Non manca però il cittadino esemplare, quello che si avvia alla sesione avendo già in mano la carta d'identità con in messo il certificato. Merita una matita copiativa ben appoggiata all'orecchio. Stanno morendo oltre lontani orizzonti le risse parolaie delle ultime settimane. Non c'è da far paragoni tra questo attimo di pace, che appartiene tutto al 'Cittadino ignoto», e la sottile o torbida angoscia del 'politico» professionale, in attesa del giudizio. Nessuna delle no-stre città è New York: quindi una eventuale 'trombatura» ha eco lunga, sfottò sussurrati o gridati, lascia residui imponenti. E anche l'attesa di una 'trombatura» fa da pimento in questa domenica. Qualche nuvolone in cielo: dì buon augurio per chi coltiva fragole, necessario a grano e riso e vigna, ma indisponente per chi spera in un accorrere massiccio alle urne. L'Europa? Ma l'Europa comincia solo domenica prossima, non fa testo o attrattiva, oggi. Diciamo pure:: peccato. Dopo aver consegnato la scheda, non c'è persona che non mostri un volto serissimo. Il gusto del 'dovere compiuto» ha ancora qualcosa di sacro: questa è la nota più importante, che naturalmente non farà notìzia nei resoconti ufficiali, e che pur'troppo peserà pochissimo, nelle valutazioni interpartitiche del dopodomani Qualche sirena, lontana e lacerante: la gente alza gli occhi, augurandosi che si tratti «solo» di autoambulanze. E in quegli occhi, finalmente partecipi e umani 'c'è tutta la speranza di un'Italia afflitta, preoccupata, anche sanguinosa, ma che non ha alcuna voglia di cedere. Chi trarrà questa lezione dalle urne rigonfie, dai voti onestamente distribuiti? Una traversa di corso Rosselli: qui vi sono diverse scuole e sezioni, ed un alpino fermo sul marciapiede rosica messa pagnotta, ma quasi di nascosto, chiudendola nella mano dopo ogni boccone, e occultando poi la mano dietro la schiena. Mastica cercando di mascherare il moto delle ganasce, le spalle della camicia sono umide per la traspirazione eccessiva. Vi sono coppie di giovani sposi che trotterellano affiatati con il certificato elettorale in mano. Qualcuno lascia persino l'auto aperta: non ha paura che gliela grattino, .con quell'alpino proprio lì. Che sia un minuscolo miracolo ridisceso dai « tempi perduti»? La domenica continua. I tuoni si fanno più brontoloni, i viali si proiettano in fughe d'asfalto quasi deserto. Che festività curiosa: tacciono i grandi capi di sinistra, di centro, di destra, i riquadri pubblicitari con i grotte- ■ schi 'faccioni» di certi politici sui giornali sembrano ormai di mille anni fa, manca persino il Papa, in viaggio a Varsavia. Ancora sirene che rigano il silensio. E si ripete il rapido formicaio, mai fitto ma solerte, da sesione e sesione. Vien voglia di chiedere, a quella signora ben truccata o a quell'omone da un quintale e mezzo coi vestiti della festa: per chi ha votato? Ma sarebbe assai più in-* discreto e maligno dell'ormai defunto: per chi voterà? Torniamo a casa, ad attendere i risultati Con naturale e civile curiosità. Quello che è stato definito 'il nostro dovere», l'abbiamo compiuto. Ora tocca a 'loro», gli eletti, rispondere al 'dovere» al¬ trui E si ricordino che «urna» significa sia «cassetta provvista di apertura per introdurre o estrarre», sia «vaso di forma varia in evi si conservano le ceneri dei defunti». L'italiano è una lingua chiarissima, per chi sa e deve adoprarlo: anche un'elezione ce lo rammenta. Giovanni Arpino La consegna dei certificati proseguirà fino alle 14 nell'ufficio di via del Carmine

Persone citate: Andreotti, Berlinguer, Craxi, Forattini, Pannella

Luoghi citati: Europa, Italia, New York, Torino, Varsavia