Hess, un carcere tutto per lui di Tito Sansa

Hess, un carcere tutto per lui COME VIVE L'EX VICE DI HITLER NELL'IMMENSA FORTEZZA DI SPANDAU Hess, un carcere tutto per lui Ha compiuto 85 anni, è rimasto l'unico detenuto tra 600 celle vuote: a turno lo vigilano soldati americani, russi, inglesi e francesi - Oltre cento persone sono addette al prigioniero "più costoso del mondo,, - Negli ultimi tempi molti sono intervenuti in favore della sua liberazione, ma c'è chi la rifiuta perché la considera una "amnistia al nazismo,, BONN — Una volta al mese un tassi parte dall'aeroporto berlinese di Tegel per un indirizzo non richiesto da alcuno: il carcere di Spandau. A bordo c'è o una vecchia donna o un uomo di mezza età, o i due insieme, che fanno fermare la vettura sul piazzale dinanzi alla fortezza. Da II proseguono a piedi, oltre i reticolati che anni fa erano percorsi da corrente elettrica. Quando si suona, da uno sportello una guardia chiede il lasciapassare, lo controlla, apre una porta di ferro, telefona al comandante in una lingua straniera (inglese, francese o russo), accompagna il visitatore attraverso grigi corridoi vuoti in una saletta, in mezzo alla quale c'è un grande tavolo, e in un angolo una sedia per un interprete, che ascolta e registra tutto. Quando la visitatrice o il visitatore hanno preso posto, entra un vecchio canuto, che prende posto dalla parte opposta del tavolo. Il vecchio è Rudolf Hess, l'ex «vice del Fuehrer», che il mese scorso ha compiuto 85 anni nel carcere del quale è l'unii»detenuto e nel quale si trova da ormai tre decenni. La scena è sempre la stessa, i visitatori sempre gli stessi, la signora Use Hess, moglie del detenuto e l'unico figlio, Wolf Ruediger di professione architetto. Il cerimoniale è immutabile, rigido: la moglie e il figlio non possono toccare Hess, neppure dargli la mano (il figlio Wolf Ruediger però una volta ha abbracciato il padre due anni fa all'ospedale), possono parlare soltanto per trenta minuti cronometrati e solo di argomenti di famiglia e di attualità. Il passato è tabù: il nazismo, il processo di Norimberga, la colpa del condannato, la possibilità di chiedere la grazia. Da quando dodici anni fa Albert Speer e Baldur von Schirach furono rilasciati dal carcere di Spandau dopo vent'anni di detenzione per crimini di guerra, Rudolf Hess, detenuto sempre con il numero 7, è praticamente isolato dal mondo e soprattutto dal suo passato. Non può parlare con alcuno, salvo che con un sacerdote che vede una volta la settimana, non ha né radio né televisione né orologio nella sua cella di metri 2.73 per metri 2,26, francescammte arredata: ha a disposizione ogni giorno quattro quotidiani (Welt Frankfurter Allgemeine, Tagesspiegel e il Neues Deutschland della Germania comunista) dai quali i censori ritagliano sistematicamente tutto ciò che riguarda il nazismo e la persona di Rudolf Hess. < Solo, nella immensa fortezza dalle. 600 celle vuote. Hess è il più costoso detenuto del mondo. A turno lo vigilano, con una spesa quotidiana di circa 2 milioni di lire italiane (pagata dal contribuente tedesco), un ufficiale e 37 soldati di una delle quattro potenze vincitrici. Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica, che si alternano ogni mese. Ora è il turno degli inglesi, a giugno seguiranno i francesi, poi gli americani, infine i russi, e cosi via. Vi sono inoltre un comandante, un medico, ventuno secondini, un ' cuoco straniero (ora è uno spagnolo, prima era un turco, che Hess ama la cucina esotica), un sacerdote e 21 donne per le pulizie. ... Sono tutti per lui, ed è lui che comanda e detta il ritmo della vita di questa comunità di oltre cento persone. La sua giornata: sveglia alle 6,30, alle 6,45 ginnastica per mezz'ora, alle 7,15 pulizia. alle 7,45 colazione (caffè, pane, burro, marmellata, uova, frutta fresca), alle 8,30 lavori e lettura, alle 10,30 passeggio nel giardino (una trentina di ■ giri, 215 passi in su 215 passi in giù), alle 11,30 visita corporale prima del ritorno in ' cella (la regola è rimasta, benché da dodici anni Hess sia solo), alle 11,45 pranzo (in piatti di plastica, con il cucchiaio, per evitare tentativi di suicidio), poi mezz'ora di siesta, alle 14,30 nuova passeggiata, alle 17 la cena, alle 17,45 lettura in biblioteca, alle 22 riposo. Cosi sempre, da oltre dodici anni. Il sabato è festa per il detenuto: fa il bagno, arriva la biancheria fresca, può dedicarsi agli animali, le oche, i colombi, i canarini, può ascoltare musica classica o moderna (ama i Beatles), ricevere posta dalla famiglia e spedire la propria lettera (al massimo 1200 parole), parlare col cappellano. Hess non fuma e non beve alcolici, ama la buona cucina. E' lui che ogni mattina su una lavagnetta ordina il proprio menù di solito leggero (per esempio cocktail di gamberi, insalata mista, succhi di frutta, trota, gelato) che gli viene regolarmente servito. Ha una digestione ottima, nonostante un'operazione allo stomaco due anni fa, si tiene in forma, con un peso costante sui 65 chili, con la ginnastica mattutina. La giornata di Hess, sempre uguale, è nota da anni ai lettori dei giornali tedeschi. E molti si domandano — in primo luogo i medici — come è possibile che quest'uomo che già aveva i nervi a pezzi trentotto anni fa, quando volò da solo da Augusta fino in Scozia per proporre agli inglesi una pace separata, come è possibile che questo vecchio possa resistere in questo isolamento quasi totale. E chiedono che si abbia pietà, che gli si conceda la grazia. A favore di Rudolf Hess sono intervenuti negli ultimi due decenni praticamente tutti coloro che potevano: dai papi Giovanni e Paolo VI ai presidenti delle Nazioni l/nite, dai presidenti degli Stati Uniti a quelli francesi, da Churchill a Willy Brandt, da Jean Anouilh a Bertrand Russell cardinali, artisti, scrittori, perfino lord Shwawcross, il pubblico oc- cusatore britannico al processo di Norimberga al termine del quale Hess fu condannato. Appelli, richieste, petizioni all'Unione Sovietica, a Kruscev, a Kossighin, a Breznev. Inutile, Mosca ha sempre risposto di no e perfino ufficialmente ha fatto sapere una volta — dicono i tedeschi — che «il calice della vendetta deve venire bevuto fino all'ultimo». Vi sono due interpretazioni su questo «njet» sovietico alla grazia per il vecchio detenuto di Spandau. Secondo alcuni il prigioniero permette la presenza militare sovietica in Berlino occidentale, secondo altri i russi non riescono a perdonare a Hess di essere volato in Scozia per informare Churchill che Hitler stava per aggredire l'Unione Sovietica e indurlo a una pace separata e forse anche ad allearsi con lui Ma vi e una terza versione, di cui i tedeschi non parlano, e che, a chi ricorda la posizione degli italiani contrari alla liberazione del criminale di guerra Kappler, sembra probabile: per Mosca, Rudolf Hess è il simbolo del crimine nazista e, indipendentemente dalla sua persona, la grazia concessa al detenuto equivarrebbe a una assoluzione del nazismo. Dal punto di vista umano e della pietà è certo triste che a trentacinque anni dalla fine della guerra si continui a tenere in carcere un vecchio malato che (tra l'altro) fu uno dei pochi imputati di Norimberga assolti dalle accuse di genocidio e di crimini di guerra (a differenza di altri che sono da anni tornati in libertà nel mondo civile), dal. punto di vista giuridico è, secondo magistrati britannici, mostruoso che un ergastolo non abbia fine. Dal punto di vista politico il rifiuto di una «amnistia del nazismo» si può forse comprendere. Le speranze sono ormai perdute, anche se giorni fa un giornale britannico le aveva risvegliate in una corrispondenza da Mosca nella quale si informava che l'Unione Sovietica sarebbe stata disposta a liberare Hess a condizione che rinnegasse il suo passato e che si ritirasse a vita privata. Anche le chiese hanno rinunciato, dicono che «forse l'unico che po-' trebbe ancora provarsi è Papa Paolo Giovanni 11». La famiglia Hess ci ha provato nei mesi scorsi per le vie legali mettendo in dubbio la competenza del tribunale di Norimberga. Ma anche questo tentativo è fallito, come quello di far intervenire il cancelliere Helmut Schmidt perché Rudolf Hess — secondo recenti referti medici — è «gravemente malato di cuore e allo stomaco e soffre di disturbi circolatori», le sue condizioni sono «preoccupanti» e «bisogna prevedere entro breve un decesso». Il governo di Bonn ha risposto dichiarando la propria incompetenza e la giustizia tedesca ha dato torto alla famiglia di Rudolf Hess. Certo, ha sentenziato in seconda istanza la corte di Muenster lunedi 14 maggio, «è obbligo dello Stato proteggere i proTiri cittadini da interventi stranieri», ma è pure obbligo dello Stato di «non mettere in pericolo gli interessi della collettività». Se il governo di Bonn accettasse di mettere in dubbio la legalità delta sentenza di Norimberga, «ciò potrebbe avere conseguenze di portata mondiale e riaccendere all'estero la paura di una rinascita del nazismo». Bonn insomma ha le mani legate, non può intervenire a favore di Hess se non chiedendo pietà per un vecchio rottame che non aspetta altro che di « tornare a casa per morire in pace e venire sepolto nel mio giardino». Gli sarà concesso? Bonn interesserà Carter affinché ne parli a Vienna con Breznev. Tito Sansa Rudolf Hess nel 1945 lise Hess fotografata sulla soglia del carcere di Spandau dopo una visita al marito