Sfrutta i venti ma cerca uranio

Sfrutta i venti ma cerca uranio LA DANIMARCA PRESENTA UN COMPLESSO PIANO PER L'ENERGIA Sfrutta i venti ma cerca uranio DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE COPENHAGEN — La costa settentrionale dello Jutland, la penisola della Danimarca continentale che si affaccia sul placido Limfiord di fronte alla Scandinavia, è una terra battuta dal vento che sembra voler penetrare a forza, dal mare del Nord, nel pia freddo e ristretto bacino del Baltico, aldilà della Zelandia. Siamo un gruppo di venti giornalisti di tutta Europa, compreso l'immancabile «osservatore» giapponese, e tutti guardiamo in alto, contro il cielo biancazzurro, le pale larghe quarantadue metri d'un mulino a vento altissimo (cinquantaclnque metri) che ruotano tanto velocemente che l'occhio non riesce quasi a seguirle. E' l'impianto sperimentale di Nibe. Il direttore del progetto, ingegner Gastrup, spiega ciò che si sta facendo In Danimarca per sfruttare l'energia del vento. Questo dell'energia eolica non è che un particolare d'un più vasto piano per il quale il governo danese, con l'appoggio dell'Internatlonal Energy Agency (della quale fa parte anche l'Italia), ha stanziato 38 miliardi di corone in sei anni — circa 7000 miliardi di lire — e che si propone di trovare una soluzione globale del problema energetico. E' un problema grosso. A Copenhagen, presso la nuovissima Scuola superiore di studi tecnici, il presidente Sunn Pedersen aveva spiegato, poco prima, quanto la situazione sia grave: tra tutti i Paesi europei, la Danimarca è forse il più povero d'energia primaria, e nello stesso tempo è uno dei più industrializzati; a differenza dell'Italia non ha né gas naturale né cascate d'acqua, non dispone nemmeno d'un carbone sia pure di seconda qualità come quello del Sulcis. E anche 11 sole è pallido ed esangue, solo tra giugno e agosto mostra un po' di vigore. C'è qualche speranza di trovare petrolio (i'ormai famoso petrolio del Mare del Nord) anche presso le coste danesi o a sud della Groenlandia, ma per ora .non si è individuato nulla. Il mulino a vento di Nibe si erge come una torre Eiffel nella pianura solitaria. Ne saranno costruiti altri, e per uno c'è già la piattaforma, di tipo completamente diverso. Lo scopo è di trovare 11 modello più conveniente (forma e ampiezza delle pale, rotore, dimensione ottimale, assetto) da ripetere pei, per duemila volte, in altrettanti siti che si vanno studiando attraverso un colossale «atlante del vento» che deve comprendere frequenza del vento, direzione predominante, intensità, raffiche, potenza media minima e massima, ripartizione nelle ore diurne e notturne. 2000 mulini Si vogliono innalzare, a conclusione di questa ricerca prevista per i primi mesi dell'anno prossimo, duemila impianti, ciascuno della potenza di 640 kilowatt, senza pregiudicare l'ambiente e gli interessi agricoli. Si calcola di coprire, in questo modo, il dieci per cento del consumo danese di elettricità. La rete elettrica danese, e questo è molto importante, è stata integrata, da qualche anno, con quelle della Germania federale, della Svezia e della Norvergia. E' quindi possibile dare e ricevere aluto nelle ore di massimo carico. Studi sull'energia eolica si tengono a Risoe, dove sorge anche l'unico reattore atomico danese (un reattore di ricerca, non destinato a produrre energia elettrica) e dove sono contemporaneamente in atto tre progetti relativi al nucleare: un'esperimentazione sulla sicurezza dei reattori ad acqua leggera (qualcosa di analogo negli obiettivi ma tecnicamente molto diverso da quanto si sta facendo ad Ispra con il progetto Sara), ricerche contro la contaminazione radioattiva soprattutto per quanto riguarda l'inquinamento da stronzio dei pesci, e infine la preparazione di nuovi metodi per la prospezione mineraria della Groenlandia In cerca di uranio. Nascosto sotto una cappa di ghiaccio che in certi punti è alta duemila metri è già stato accertato a Kvanefjeld un giacimento di almeno 27 mila tonnellate di minerale di uranio a buon tenore, ma si ritiene che le riserve siano infinitamente più cospicue. Ricordiamo, per avere un'idea delle quantità in gioco, che una centrale nucleare della potenza di mille Megawatt elettrici (sufficiente per l'energia occorrente ad una città come Bologna) richiede non più di 130 tonnellate di uranio naturale l'anno. L'avvio d'un concreto programma elettronucleare anche In Danimarca non è stato ancora deciso, si è anzi Incerti sulla via da prendere a causa delle proteste ecologiche, ma il governo ha intrapreso a predisporre ogni cosa (determinazione delle località, tipo di reattore e filiere, licenze, fornitore di uranio grezzo, arricchimento, legislazione sulla sicurezza, il riciclaggio e le scorie) cosi che, se necessario, si potrà partire in pieno con la produzione di energia elettrica dall'atomo entro il 1985-1987. Tutte queste ricerche fanno parte, come si è detto, d'un più vasto piano energetico nazionale presentato ai giornalisti europei in occasione del «mese dei problemi energetici», come è stato designato In Danimarca questo mese di giugno al fine dichiarato di sensibilizzare l'opinione pubblica. Questo piano è diretto dal governo, ma interessa e coordina di fatto tutte le industrie private. Il piano comprende essenzialmente quattro punti. Il primo punto è di potenziare le energie alternative, o rinnovabili: si è fatto l'esempio del vento, ma si potrebbe parlare anche delle ricerche teoriche e pratiche in corso sullo sfruttamento dell'acqua calda del sottosuolo, tipo geyser islandesi, o dell'utilizzazione del rifiuti urbani o naturalmente del sole. Questo punto delle energie alternative (a parte eventuali scoperte tecnologiche soprattutto per quanto riguarda le cellule per la trasformazione diretta dell'energia solare in corrente elettrica, per il momento ancora inaccessibili dal punto di vista economico) non sembra tale da poter mai coprire, nel migliore dei casi, più del 15 o forse del 18 per cento del consumo totale di energia, almeno nei prossimi vent'anni. Ma non va dimenticato che. per esempio in Italia, un semplice un per cento del totale dell'importazione del petrolio vuol sempre dire un milione di tonnellate all'anno. Il secondo punto concerne la differenziazione delle fonti di rifornimento, e ciò significa, in parole povere, abbandonare ili larga misura il petrolio e ritornare al carbone, in particolare per le centrali elettriche e il riscaldamento domestico. Ciò implica una revisione e spesso ristrutturazione degli impianti. Il costo è elevato ma la soluzione è sicura, perché vicino alla Danimarca (Belgio, Germania, Polonia) c'è carbone in abbondanza. Col risparmio Il terzo punto è forse il più immediatamente attuabile, e anche il più redditizio. Si tratta del «risparmio» energetico, il che vuol semplicemente dire usare meglio l'energia di cui si dispone, specialmente per 11 riscaldamento delle abitazioni che in Danimarca conta per il 50 per cento del consumo totale. A tale scopo ci si propone: a) costruire edifici sempre meglio isolati termicamente (doppi vetri, materiale isolante sulle pareti, tetto, pavimento); b) rivestire con materiali isolanti gli edifici già esistenti, e in questo senso sta lavorando specialmente l'Industria privata per fornire materiali adatti a basso costo. Particolarmente interessante è l'esperimento in corso a Copenhagen dove un intero grande edificio di tre piani, costruito in mattoni nel 1942 senza alcun isolamento particolare, viene attualmente «ristrutturato» e dotato di protezione termica. Questo edificio fa parte d'un complesso di cinque blocchi tutti eguali, nel cosiddetto Glemspark, ciascuno dei quali verrà Isolato con un metodo diverso per rendere possibili paragoni validi. Il progetto più audace prevede il rivestimento di tutti 1 muri esterni con cinque strati sovrapposti di materiale, fra i quali un pannello di «lana minerale» spesso dieci centimetri. Il risparmio d'energia è valutabile al 40 per cento. Il prof. Jensen dell'Associazione costruttori ha tuttavia ammonito a non farsi troppe illusioni: l'ammortamento della spesa richiederà da dieci a quindici anni e non si sa ancora per quanti anni il rivestimento potrà durare, anche se c'è motivo di credere che potrà «tenere» per 25 anni almeno. Sempre per il risparmio di energia 11 progetto più Interessante è la «Impresa Hernlng». Herning è una cittadina di 40 mila abitanti, nello Jutland centrale con una fiorente industria tessile. Scopo del progetto è di costruire una centrale a carbone capace di fornire acqua calda per il riscaldamento del 70 per cento degli edifici della città e nello stesso tempo fornire energiaelettrica sia nelle ore di punta sia nella stagione in cui il riscaldamento non è necessario. La città di Herning è stata scelta per questo progetto perché già oggi 1145 per cento delle case non sono riscaldate autonomamente, cioè ciascuna con la sua caldaia, ma sono raggruppate In tredici reti distrettuali, azionate a petrolio. Questa rete già esistente potrà venir assorbita in un secondo tempo nel nuovo progetto che promette un risparmio d'energia fino al 20 per cento. Il quarto punto è il ricorso al nucleare.«Purtroppo, ha detto il prof. Nfisen dell'Istituto superiore tecnico, il fattaccio di Three Miles Island in Pennsylvania ha ricacciato indietro tutti i nostri progetti perché il pubblico si è impaurito. E' un peccato, haaggiunto, perché l'indice di Harrìsburg non è stato affatto un disastro nucleare (non c'è stata nemmeno una vittima e l'inquinamento radioattivo non ha danneggiato nessuno) ma è stato un disastro sul piano della propaganda. Ora bisogna porvi riparo»Umberto Oddone

Persone citate: Eiffel, Jensen, Pedersen, Sulcis, Three Miles Island, Umberto Oddone