A colloquio con Khang e Kim, studenti di Hanoi con tanta nostalgia nel cuore

A colloquio con Khang e Kim, studenti di Hanoi con tanta nostalgia nel cuore A colloquio con Khang e Kim, studenti di Hanoi con tanta nostalgia nel cuore Venticinque anni, da sette a Torino, considerano ormai l'Italia come «una seconda patria». Nguyen Due Khang e Nguyen Thien Kim parlano con l'accento strascicato tipico degli stranieri, anche se precisano che • l'italiano è una lingua facile, imparata in due mesi'. Sono entrambi vietnamiti, nati ad Hanoi, trasferiti ancora bambini a Saigon dalla famiglia. Hanno lasciato quella che ora si chiama «Città Ho Ci Min» sette anni fa; una borsa di studio del governo 11 ha portati lontano, fino nella nostra città per studiare al Politecnico. Ma non era solo il desiderio di conoscere cose nuove, di tentare esperienze diverse ad allontanarli dalla loro terra: «non volevamo fare una guerra tra fratelli, che è la cosa più brutta che possa accadere' confessano senza rabbia, ma con un sorriso in parte rassegnato. E cosi per sottrarsi alla logica tremenda degli eventi bellici di quegli anni ormai lontani, 1 due ragazzi sono arrivati alla nostra Università. Una vita non facile. Lo studio, duro, difficile, i problemi economici, la mancanza di lavoro. Khang e Kim raccontano con semplicità In un italiano ricco di sfumature imparate in tanti anni di vita torinese: 'Facciamo lavoro nero; un po' di tutto: facchino, imbianchino, scaricatore al mercato, raccoglitore di frutta'. Lasciano la frase in sospeso; per un futuro ingegnere (daranno la tesi di laurea a gennaio) non è decisamente molto gratificante. «D'altronde — precisano subito, quasi Intimoriti—questa città ci piace; abbiamo imparato a capirla, abbiamo i nostri amici. Vorremmo rimanere qui per sempre'. Per i due ragazzi, infatti, il futuro è quanto mal incerto. Ad università ultimata probabilmente non potranno rimanere nel nostro paese. Dove andrete? •Non sappiamo; non abbiamo ancora deciso; perché in fondo la nostra speranza è che ci lascino rimanere in questa città: In questi ultimi mesi hanno visto partire molti loro amici, verso la Francia, gli Stati Uniti, la Svizzera. «Ma vorrebbe dire ricominciare tutto di nuovo. La lingua, gctpaamK•pddiv gli amici, la conoscenza della città' aggiungono con un velo di tristezza. E' insolito vedere persone con profonde differenze somatiche, appartenenti ad una cultura antica, ammirare cosi intensamente il nostro paese; ma Khang e Kim non sono stupidi: • Voi italiani siete simili a noi. E poi, eravamo cosi giovani quando arrivammo, che non è stato difficile ambientarci, stare bene in questo mondo che è cosi diverso dal nostro: C'è la stessa sottile ammira¬ zione nei due giovani verso l'Eu ropa, «non è sempre facile essere come voi, anche se ci sforziamo' e soprattutto non vi è rimpianto per 11 passato. Anche 11 ricordo delle famiglie, seppur vivo, non è lacerante. «Le nostre famiglie — precisano — sono molto numerose, delle grandi famiglie tipicamente vietnamiti: Khang non ha notizie dei suol, Kim invece, ha la famiglia dispersa nel mondo: gli undici fratelli studiano in molti paesi; gli anziani genitori vivono in Svizzera con un fratello. Il discorso si sposta rapido sul problema dei profughi. Sperano che molti possano essere accolti In Europa, ma non credono che l'Italia farà molto per loro. Una diffidenza profonda: •Stanno per mandare via noi, figuriamoci se accoglieranno intere famiglie'. E poi aggiungono: •Pier loro d'altronde sarebbe difficile. Senza lavoro fisso, con i bambini da mantenere. Per noi è più facile, ci arrangiamo alla meglio; siamo giovani. Me per un anziano è troppo traumatizzante cambiare improvvisamente vita, lingua, costumi, tradizioni'. Riflettono sulla situazione generale: ricordano che, comunque, non si potranno mai accogliere tutti 1 profughi, malgrado la buona volontà. Sanno che «sarebbe giusto ritornare nel nostro paese; ma non lo vogliono fare ed aggiungono «non sarebbe neppure più possibile'. Ad intervista finita, raccolgono i pesanti volumi di meccanica applicata, sorridono un po' Impacciati: 'Speriamo di poter rimanere, altrimenti andremo via; ma sarebbe come partire per la seconda volta dal nostro paese: io, oroDue Khng e Thien Kim: "Torino è per noi una seconda patria'

Persone citate: Nguyen Thien Kim