Intorno a un'Italia in stallo di Aldo Rizzo

Intorno a un'Italia in stallo IN VOLUME LE INTERVISTE DI SCALFARI AI POTENTI Intorno a un'Italia in stallo C'è un senso d'ironia — forse involontaria o forse no —nel titolo sotto il quale Eugenio Scalfari ha riunito in volume i suoi molti dialoghi con i personaggi più in vista dell'Italia contemporanea. Il titolo è Interviste ai potenti (editore Mondadori). E in effetti si tratta di detentori dei più svariati poteri di una società moderna: politico, amministrativo, industriale, finanziario, sindacale e cosi via. Ma l'ironia è nel fatto che il Paese di cui essi parlano con l'intervistatore è un Paese sfaldato, dissociato, logorato, dall'incerto avvenire. Sono potenti in una situazione in cui il potere non si sa dove realmente sia, e i molti che si vedono finiscono per elidersi a vicenda. Altro discorso è di chi sia la colpa di questa «drammatica caduta di leadership», come lo stesso Scalfari la definisce nella breve introduzione. Si può solo dire che è una colpa diffusa, che non risparmia, al di là delle persone singole, nessun settore d'interessi o d'opinione, nessuna forza politica, economica, sindacale. Tutti hanno dato, abbiamo dato, un contributo all'-impasse» italiana, che ora J stupisce il mondo per il suo carattere quasi esemplare (cioè quasi assoluto), ma anche per il fatto di non essersi fortunatamente trasformata in una crisi delle istituzioni. Le istituzioni però tengono, dice ancora Scalfari, al prezzo dell'ingovernabilità del Paese, cioè di un gioco incrociato di veti sociali e politici. Sia come sia, le interviste, lette o rilette insieme, offrono una testimonianza globale e diretta di questo grande stallo cui si è ridotta la vita italiana, al di là degli espedienti, più o meno ingegnosi, che consentono di vivere o di sopravvivere. Una testimonianza, più esattamente, su quei tre anni tremendi della settima legislatura, dal 1976 al 1979, tra lo storico ingresso del pei nella maggioranza, nel segno dell'emergenza e della solidarietà democratica, e il suo stesso disimpegno critico, che doveva portare alle terze elezioni anticipate: e nel frattempo una crisi economica gravissima, e il rapimento e l'uccisione di Moro, nel quadro di un terrorismo senza raffronti col resto del mondo industriale avanzato. Fra le molte interviste, dovendone scegliere alcune, ricorderei quelle con Lama e con Berlinguer e poi quella. diciamo cosi, postuma con Moro. L'intervista col leader doila Cgil segnò l'autocritica esplicita del sindacato o almeno del suo vertice istituzionale, circa i guai arrecati alla nostra economia dalla follia di considerare il costo del lavoro una variabile indipendente. Uno dei pochi casi di coraggio insieme sociale e politico di questi anni italiani, tuttavia arenatosi anch'esso nelle secche e nelle contraddizioni generali del Paese. Pei compreso: come dimostra l'intervista con Berlinguer, nella quale il leader comunista esasperava la polemica col rinnovato partito socialista, rivendicando, pur fra interessanti notazioni critiche, la sostanziale continuità del leninismo. In questa contraddizione — senza volerne trascurare altre, di altri settori — sta un po', mi pare, la radice politica dello stallo italiano: una sinistra ormai matura per assumere dirette responsabilità di governo e tuttavia autoparalizzantesi, nella sua massima espressione, per l'ossessione della continuità con un passato remoto e spesso indifendibile. L'intervista «postuma» con Moro (cioè la rivelazione di confidenze fattegli dal leader de prima della tragedia) permette a Scalfari di fare intravedere quella che potrebbe essere, anche secondo lui, la soluzione: associare comunque il pei al governo, come passaggio obbligato, come «legittimazione» necessaria, per poi «costringerlo» a forme democratiche di alternanza al potere, oltre le nebbie del compromesso storico. Questa soluzione, tuttavia, si è allontanata di molto con la rottura della settima legislatura, se non si è dileguata del tutto: per cui il pei ora deve rimeditare autonor' I mamente la sua identità e il suo ruolo nel sistema demo- | cratico italiano. E nell'attesa ! 10 stallo, sostanzialmente, I continua. (Resta da dire dell'intervistatore, che è eccezional- I mente bravo. Se lo Scalfari [ direttore e commentatore ha spesso la tentazione o il vezzo di «fare politica» in prima persona, magari a volte col risultato di nevrotizzare ulteriormente un quadro già tanto teso, l'intervistatore ha 11 merito di provocare l'intervistato senza mai sovrapporglisi. semmai aiutandolo a esprimersi o a «confessarsi»). Aldo Rizzo

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