Aborto un anno dopo: la legge comincia ad essere applicata di Marina Cassi

Aborto un anno dopo: la legge comincia ad essere applicata Nel giugno del '78 era diventato «operante» Aborto un anno dopo: la legge comincia ad essere applicata Gli ospedali torinesi funzionano a un ritmo più soddisfacente Così quelli della provincia, tranne qualche eccezione - Alcuni restano inoperosi perché le donne vengono in città: qui sono più anonime Ha dai 16 ai 35 anni, sposata, con un figlio o due e non vuole averne altri. Questo è l'identikit della donna che ha abortito in Piemonte nel primo anno di attuazione della legge sull'interruzione della gravidanza. Nel '78 (da giugno quando la «194» divenne operante) hanno abortito 7827 donne; nei primi quattro mesi di quest'anno sono già 6452. Questo incremento dimostra che, superate le prime difficoltà, le strutture ospedaliere si stanno adeguando al ritmo delle richieste. Per lo più la donna che ha richiesto l'Intervento si è rivolta ai consultori pubblici disseminati un po' ovunque sul territorio regionale. Anche in questo caso però si nota una differenza tra il primo periodo (dal 1-6-78 al 30-9-78 sono state 1416) e il secondo, quando ormai anche queste strutture intermedie tra la donna e l'ospedale hanno assunto in pieno i compiti che la legge ha affidati loro: infatti dal 1-10-78 al 31-12-76 le donne sono state 2216. Ma vediamo più da vicino chi è la donna che non desidera portare a termine la gravidanza. Abbiamo già detto che è sposata (6157 donne su 7827) più o meno nella stessa percentuale delle donne che partoriscono ogni anno in Piemonte. Nella grande maggioranza ha tra i 18 ed i 35 anni, e della stessa età sono anche ogni anno le neo mamme. Superiore alla media delle partorienti, invece, il numero delle donne che abortisce sopra 1 36 anni di età, quando per lo più 1 primi figli sono già grandicelli e una nuova maternità è spesso la conseguenza di un errore o del non perfetto uso degli anticoncezionali. E le ragazze, la grande schiera delle minorenni che ogni anno, quando ancora l'aborto era reato, partiva, indirizzata dal Clsa o da altre organizzazioni, per l'Inghilterra oppure si rifu¬ giava nelle mani spesso insicure e comunque costosissime dei cucchiai d'oro? Questo è 11 vero problema che la «194» non ha ancora definitivamente risolto. Le minorenni che hanno abortito sono soltanto 178. E tutte le altre? Il problema dell'art. 12 (quello che stabilisce che la minore per poter abortire deve ottenere il consenso del genitori o del giudice tutelare) è divenuto a Torino ed in Piemonte di scottante attualità proprio nelle ultime settimane. Un giudice tutelare, infatti, ha sollecitato da parte della Corte Costituzionale un parere sulla costituzionalità di questo articolo di legge, sostenendo che è in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, quello che sancisce l'assoluta eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. All'Identikit della donna che abortisce si accompagna una radiografia del funzionamento degli ospedali e del metodi usati. A Torino l'ospedale che ha funzionato a pieno ritmo è senza dubbio il Sant'Anna (con 1769 interventi sul 6452 dei primi quattro mesi di quest'anno), seguito dal Maria Vittoria (736), dal Martini Nuovo (209) e dal Mauriziano (158). Sul funzionamento degli ospedali cittadini 11 movimento delle donne aveva scatenato alcuni mesi fa una aspra polemica chiedendo il potenziamento delle strutture e soprattutto un miglior rapporto tra medici, personale e donne ricoverate. La polemica era sfociata nell'occupazione di un reparto del S. Anna da parte del «movimento» che protestava anche per le degenze, giudicate troppo lunghe. Ora, nella maggior parte dei casi l'aborto viene eseguito con il sistema di Karman, ed anche la degenza media è progressivamente diminuita. Sugli ospedali cittadini e soprattutto sul Sant'Anna si concentra oltre ad una gran parte degli aborti cittadini, anche tutta una serie di richieste provenienti dalla cintura ed addirittura da altri centri della regione. Sono casi di donne che, pur potendo abortire nell'ospedale della propria cittadina, preferiscono rivolgersi a Torino, certe cosi di mantenere l'anonimato. Diamo un'occhiata agli ospedali della regione. Finalmente tutti gli ospedali sono in grado di accogliere le donne. Restano evidenti disparità (8 aborti a Mondovì, dove si è creata un'anomala situazione: anche il consiglio di amministrazione obietta, oltre a tutti 1 medici, escluso un anestesista), ma complessivamente 1 problemi maggiori sono stati risolti. Gli ospedali della cintura, in particolare, lavorano in misura soddisfacente. Dall'Inizio dell'anno sono stati eseguiti quarantasette aborti a Venaria, 84 a Ciriè, 80 a Chleri, 171 a Moncallert, 116 a Chivasso, 43 a Giaveno, 150 a Rivoli (anche se sul trattamento riservato alle donne In questo ospedale si erano scatenate polemiche da parte delle femministe). Marina Cassi