Autocritica pei ancora incompleta per la dura sconfitta in Sardegna

Autocritica pei ancora incompleta per la dura sconfitta in Sardegna I comunisti hanno perso quasi IO punti rispetto al '76 Autocritica pei ancora incompleta per la dura sconfitta in Sardegna In Consiglio regionale mantengono gli stessi seggi (così pure de e psi), ma la tendenza. delle ultime elezioni è decisamente negativa -1 dirigenti indicano fra le cause: l'assenteismo degli elettori, la propaganda anticomunista, la non compattezza della base operaia DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CAGLIARI — Le ore 16 di lunedi scorso nella sala stampa allestita in Regione. D'improvviso si illuminarono gli schermi dei televisori collegati con il cervello elettronico (un comportamento ineccepibile il suo come quello dell'intera organizzazione) e comparvero le prime percentuali dei voti per il rinnovo del Parlamento regionale sardo. La de teneva le posizioni, ma il pei era in perdita secca (non toccava il 25 per cento). Ci fu un moto di sorpresa, d'incredulità. In effetti quello era uno scampolo di suffragi, racimolati a caso, non selezionati secondo i criteri scientifici delle indagini campione. Eppure ci si rese conto di mano in mano che si affastellavano dati e percentuali che quelle prime indicazioni erano tutt'altro che fuorvianti: contenevano in germe il tema delle elezioni regionali 1979. Se però guardiamo la nuova geografia dell'assemblea regionale (che passa da 75 a 80 consiglieri) non sembra essere accaduto nulla di rilevante per quanto concerne le forze maggiori. La de, il pei, il psi hanno gli stessi seggi del '74: rispettivamente 32, 22 e 9. Più variegato appare il resto del panorama: il psdi passa da 3 a 4 parlamentari, il pri da 1 a 3 come «Libertade e socialismi!,. (Partito sardo d'azione e «Su populu sardu»); i radicali, non presenti nel '74 e ridimensionati rispetto alle votazioni delle settimane scorse, conquistano due seggi; i liberali mantengono il loro rappresentante: 1 missini perdono due consiglieri passando da sei a quattro. Ma se ci limitiamo alle tre forze maggiori ricaviamo l'idea di una certa stabilità o meglio immobilismo. Nulla di più falso. C'è stato un profondo rimescolamento. La Sardegna di ieri è diversa da quella di oggi e non è pensabile che da Cagliari non partano chiari segnali diretti a Roma, anche se un voto regionale può essere sottoposto ai condizionamenti tipici di situazioni locali. Il pei in Consiglio ha le stesse forze del '74, ma perde quasi dieci punti ri- spetto al '76, cinque rispetto al 3 giugno e sei rispetto alle elezioni europee. Pur essendo intimamente certi di subire una qualche flessione, i comunisti pensavano di aumentare di almeno tre unità la loro rappresentanza regionale approfittando dell'ampliamento dei posti in consiglio regionale. Lo choc è grande, il trauma profondo. E' l'inizio di un'autocritica lacerante. I comunisti imputano a cause contingenti e a cause strutturali la loro sconfitta. Le prime (l'assenteismo di parte dei votanti, la propaganda anticomunista) non appaiono persuasive. Le seconde riguardano l'assenza di una classe operaia compatta come possono vantare le zone del Nord e più sottoposta quindi a pressioni di vario tipo come le manovre clientelari di altri partiti, soprattutto della de. Ma queste cause non spiegano che anche la base tradizionalmente favorevole dà segni di insofferenza se non di ribellione. La prova più clamorosa viene da Cagliari dove il pei presentava nelle proprie liste un indipendente, un uomo di cultura quale il prof. Antonio Romagnino, già presidente di Italia Nostra, la cui elezione era data per scontata. Romagnino è stato bocciato E i segni di insofferenza si propagano. A Sassari, è un altro esempio, nelle regionali è uscito solo con l'utilizzazione dei resti Paolo Berlinguer, cugino e interprete fedele delle direttive del segretario nazionale comunista. Il successo alle europee di un uomo come Cardia che, si dice, non è entusiasta delle impostazioni berlinguerìane, pare ora acquistare un significato che trascende il dato immediato dell'esito elettorale del 10 giugno. Non sembra che la de esca molto esaltata da queste elezioni, ma si attesta grosso modo sui risultati delle ultime consultazioni (è passata dal 38,4% delle politiche al 37,7) e 11 crollo comunista accompagnato dalla avanzata dei laici ha una indubbia efficacia consolatoria. Sta di fatto però che la concorrenza 'talora acerrima tra le componenti del partito in Sardegna questa volta sembra aver compromesso il buon esito del suffragio (perdita di due collegi a Nuoro, la città dove la de è notoriamente più inquieta, profonda spaccatura fra basisti e morotei a Sassari). Esulta Atzeri, segretario regionale del psi, poiché i socialisti (11,17 per cento) hanno guadagnato rispetto alle politiche e alle europee frenando pericolose emorragie; sono soddisfatti i Uberali (1,99), i socialdemocratici (4,65) e soprattutto i repubblicani (3,26 rispetto all' 1,9 delle politiche). Il successo dei repubblicani non appare privo-di significato in Sardegna. Essi infatti sono stati i più tenaci difensori dell'intesa autonomistica con il pei nella maggioranza dalla quale, affermano gli interessati, l'isola poteva trarre benefici per la soluzione dei gravi problemi. Clemente Granata Reglonall Europee Polltlche Reglonall PARTITI 1979 1979 1979 1974 % Seggi % % % Seggl DC 37,7 32 39,4 38,1 38,3 32 PCI 26,3 22 32,7 31,7 26,8 22 PSI 11,2 9 8,1 8,5 11,7 9 PSD! 4,6 4 2,9 3,3 5,9 3 PRI 3,3 3 1,4 1,9 2,6 1 PLI 2,0 1 1,8 1,3 2,8 1 PR 3,1 2 4,6 3,5 — — PDUP 0,9 — 0,9 1,3 — — NSU 1,1 — 0,8 1,1 — — P.S. d'Az. '3,3 3 — 1,9 3,1 1 MES (ecol.) 0,1 — — — — — MSI 5,3 4 6,3 6,3 7,8 6 DN 1,0 — 0,7 0,8 — —

Persone citate: Antonio Romagnino, Cardia, Clemente Granata, Paolo Berlinguer, Romagnino