Il Parlamento dell'Europa una realtà, non una finzione di Mario Albertini

Il Parlamento dell'Europa una realtà, non una finzione Dopo le elezioni del dieci giugno Il Parlamento dell'Europa una realtà, non una finzione Con il voto del 10 giugno il Parlamento europeo si basa finalmente sul consenso dei cittadini. Si tratta dunque ora di veder se esso ha — o non ha, come ritengono alcuni — effettive possibilità d'azione. Come è noto, il Parlamento europeo può: a) far cadere la Commissione votando una mozione di censura con una maggioranza qualificata (due terzi); b) controllare il bilancio della Comunità, con decisioni definitive per quanto riguarda le spese ..non obbligatorie» (cioè quelle che non derivano automaticamente dai trattati e che coincidono, in pratica, con lo sviluppo dell'unione economica). Alcuni affermano che il potere di far cadere la Commissione sarebbe più apparente che reale perché il vero governo della Comunità non starebbe nella Commissione, ma nel Consiglio (composto da ministri nazionali). Ma bisogna tener presente che il Consiglio non può deliberare senza le proposte della Commissione, che ha il monopolio dell'iniziativa. Ne segue che, facendo cadere la Commissione, si blocca completamente il governo della Comunità (e ciò può provocare crisi politiche di prima grandezza stante il fatto che in materia agricola, ad esempio, le decisioni più importanti si prendono ormai a livello europeo). Questo potere non coincide tuttavia con quello dei Parlamenti nazionali nei confronti dei governi nazionali. La differenza principale è che in Europa non si fa il governo con la maggioranza parlamentare. Ma questo per l'Europa potrebbe essere un vantaggio. H fatto che non sia necessaria una coincidenza stretta di maggioranza e governo renderà infatti più facile la formazione di maggioranze diverse secondo la natura dei problemi da affrontare. In questo contesto — possibilità di prendere posizione su qualunque problema — il Parlamento europeo dispone di una libertà d'azione ancora maggiore di quella dei Parlamenti nazionali, sia sul piano giuridico, sia su quello polìtico (per la minore presa dei partiti europei sul parlamentari europei rispetto alla presa dei partiti nazionali sui parlamentari nazionali). Anche a questo riguardo, c'è chi osserva che si tratta di poteri più apparenti che reali perché con decisioni a maggioranza il Parlamento europee non può né votare leggi, né far cadere il governo. Ma basta tener presente che al potere di prendere posizione si associa quello di far cadere la Commissione, sia pure con una maggioranza di due terzi, per concludere che in caso di grave disaccordo tra il Parlamento europeo (sostenuto dall'opinione pubblica europea) e l'esecutivo sarebbe il Parlamento a prevalere. A partire da prese di posizione su problemi fortemente sentiti dall'opinione pubblica, dai giovani, dai lavoratori (in sostanza tutti i problemi della crisi economica), il Parlamento potrebbe in effetti anche giungere alla maggioranza di due terzi necessaria per bloccare la Commissione e far riflettere lo stesso Consiglio. Va da sé che un potere di questo genere è efficace anche quando non viene esercitato, a patto che sia costante la minaccia di esercitarlo. E' sulla base di queste osservazioni che si può valutare il risultato del voto europeo. La valutazione in termini di destra e di sinistra —che prevale nei commenti — avrebbe senso se la Comunità fosse uno Stato già pienamente sviluppato, e se fosse necessario anche in Europa agire sulla base di una maggioranza omogenea, o concordata, ma comunque costante. Ma se è vero che si tratta invece di disporre di una grande maggioranza potenziale a favore dell'unità europea, e a volta a volta di mag¬ gioranze anche diverse su singoli problemi, allora si può concludere che il voto europeo ha dato buoni risultati. L'affermazione dei gruppi socialista, democratico-cristiano e liberal-democratico (con pochi laboristi contrari, e con deputati di altri gruppi favorevoli) permette infatti di constatare che una maggioranza potenziale a favore dell'unità europea esiste. D'altra parte, circa le maggioranze su singoli problemi, va osservato che potranno essere indotti — o costretti — a prendere posizioni europee positive anche parlamentari o gruppi attualmente incerti o contrari, ogni volta che non sia facile dire no a soluzioni europee vantaggiose per i grandi problemi del momento come l'occupazione, l'energia, l'inflazione e la riconversione industriale. Mario Albertini Presidente Movimento Federalista Europeo

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