Spia del secolo, per mestiere di Tito Sansa

Spia del secolo, per mestiere LE IMPRESE, LE PREVISIONI E GLI ERRORI DI REINHARD GEHLEN Spia del secolo, per mestiere DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Per molti anni nessuno sapeva che faccia avesse, nessuno era mai riuscito a fotografarlo. Lo chiamavano -l'uomo senza volto» o n generale grigio, titolo di una sua biografia uscita in Francia. Si sapeva soltanto che Reinhard Gehlen dapprima capo dell'.Organizzazione Gehlen» poi ribattezzata «Ufficio di informazione federale» era l'uomo che meglio di chiunque altro al mondo conosceva i più gelosi segreti politici, militari e industriali dell'Unione Sovietica e dei Paesi del blocco comunista, fin dai tempi di Stelin. Lo storico inglese Cookridge lo ha definito -la spia del secolo», il più geniale organizzatore di servizi segreti della storia. ' L'uomo, morto alla fine del-' la settimana scorsa in Baviera all'età di 77 anni, era stato durante tutta la sua vita atti-' va un personaggio da leggenda. Fu egli stesso, quando con il pensionamento permise la pubblicazione del suo ritratto e pubblicò un libro di memorie, dal semplice titolo II servizio, a distruggere il mito del quale era circondato: coloro che si aspettavano rivelazioni sensazionali sul mondo dello spionaggio e sui suoi metodi, furono delusi. Là «spia del se¬ colo» si rivelò un duro militare, un organizzatore metodico, ma soprattutto un convinto e feroce anticomunista. Tutto qui?, si domandarono i tedeschi, che avevano circondato 11 personaggio di un alone di mistero e di infallibilità. . Figlio di un ufficiale prussiano, Reinhard Gehlen abbracciò la carriera militare. Brillò, dicono i biografi, per la sua riservatezza, per la sua capacità di ascoltare e ricordare, e per l'instancabilità nel lavoro. Nel 1940, con il grado di colonnello, collaborò alla preparazione dei piani di invasione dell'Unione Sovietica, che peraltro furono realizzati più tardi da altri. Nel 1942 gli fu affidata, al quartier generale dell'esercito, l'elaborazione delle informazioni raccolte dai servizi segreti e la preparazione di un «quadro del nemico» dal quale gli alti comandi deducevano la forza e la debolezza del nemico e le sue intenzioni operative. Dicono i biografi che Gehlen ebbe successo, ma che il merito di esso fu in parte del generale Canaris, che (per la rivalità con le «SS») entrò a far parte del suo gruppo di lavoro. Dicono pure che i suoi agenti in Russia lavoravano cosi bene che 11 «quadro del nemico» fornito da Oehlen era spesso quasi identico alle carte di operazione militare dell'Armata Rossa. Hitler se ne irritò, non voleva sapere la verità sulla superiorità sovietica, lo definì «un disfattista» e il 9 aprile 1945 (un mese prima della fine della guerra) lo chiamò «un idiota totale» e lo destituì. Nel dopoguerra, Reinhard* Gehlen, che non era mai stato nazista, offerse i suoi servizi agli americani. Aveva fotocopiato migliaia di documenti e aveva con sé i nomi di centinaia di agenti segreti, i cosiddetti 'dormienti», che aveva istruito durante tre anni di ritirata dall'Unione Sovietica e che aveva lasciato laggiù. Li ripescò quasi tutti. Brano i tempi della guerra fredda, la spia esperta in cose dell'Est serviva agli americani. Scrisse allora un settimanale: «Gehlen era a capo di un'organizzazione per la quale la seconda guerra mondiale' non era praticamente mai finita. Molti suoi vecchi collaboratori videro nella guerra fredda soltanto la logica continuazione delle operazioni militari». Trasferita a Pullach, presso Monaco, T,Organizzazione Gehlen» si rivelò per gli americani di. grande utilità. Tra i maggiori successi del «generale grigio» .si ricordano l'insediamento di tre agenti nelle «stanze del bottoni» della Germania comunista. Ma soprattutto si ricordano le sue «previsioni» : anticipò la costruzione del «muro» di Berlino, la data dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia e perfino quella della guerra dei sei giorni intorno a Israele. Non si accorse invece che uno dei suoi migliori agenti, Heinz Felefe, era una spia sovietica e che la Germania comunista aveva infiltrato Guenter Guillaume nell'anticamera di Willy Brandt. Non ammise però mai questi errori di valutazione. A Bonn Gehlen cominciò a diventare politicamente scomodo quando Willy Brandt divenne cancelliere e avviò la sua Ostpolitik; abbandonato il suo settore particolare, quello della strategia sovietica, si dedicò soprattutto al controllo dei deputati socialdemocratici tedeschi (con metodi generalmente illegali) che i suoi uomini avevano sorpreso durante colloqui riservati con i comunisti italiani. Quando venne l'ora del pensionamento, nel 1967, lo si tenne in servizio ancora per un anno, poi lo si congedò, ma senza rimpianto, con la Croce al merito della Repubblica. Tito Sansa .