Baffi ha spiegato al giudice perché ha finanziato la Sir
Baffi ha spiegato al giudice perché ha finanziato la Sir Bankitalia: nuovo interrogatorio per il governatore Baffi ha spiegato al giudice perché ha finanziato la Sir «Su indicazione dei politici si decise di privilegiare la chimica» Sarà ritirato il passaporto alle persone coinvolte nell'inchiesta dalla redazione romana ROMA — Nuovo interrogatorio per il governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi accusato di «peculato» per i miliardi concessi alla Sir dall'Imi. Il giudice Antonio Alibrandi ha ordinato anche il ritiro del passaporto a tutte le persone coinvolte come indiziate o imputate nel procedimento. Queste le novità sul fronte dell'istruttoria che ha coinvolto, oltre a Baffi e al suo vice direttore generale Mario Sarcinelli, gran parte dei componenti dei consigli di amministrazione degli istituti di credito pubblici che tra il 1968 e il 1977 concessero al gruppo chimico di Rovelli finanziamenti ammontanti a tremila miliardi di lire. Alibrandi ha informato le autorità di pubblica sicurezza di avere incriminato varie decine di persone e ciò allo scopo di provvedere al ritiro del loro passaporto. Si tratta di un atto amministrativo del quale si devono occupare i questori delle varie città in cui risiedono gli imputati, come quelli di Roma, di Cagliari, di Milano, di Torino. Non è escluso poi che gli interessati possano ottenere la restituzione del documento o comunque l'autorizzazione per recarsi all'estero chiedendo il, nulla osta al giudice Alibrandi, come è già accaduto per Nino Rovelli. Già ieri il prof. Enzo Gaito, difensore di Rinaldo Ossola, ex ministro del Commercio con l'estero e consigliere dell'Istituto Mobiliare Italiano (Imi), e di Mario Ercolani, ex direttore generale della Banca d'Italia (oggi in pensione), si è rivolto al magistrato sollecitando la restituzione del passaporto ai suoi clienti che, per la loro attività, hanno necessità di recarsi all'estero. Il magistrato, anche alla luce del documenti recentemente acquisiti presso la Banca d'Italia ha invitato Paolo Baffi, che aveva già ascoltato lo scorso 25 maggio, a fornirgli dei chiarimenti e ben presto l'interrogatorio si è trasformato in un colloquio tra i due, protrattosi per quasi tre ore. Baffi è già imputato, insieme con Sarcinelli, di interesse privato ih atti d'ufficio e di favoreggiamento per non aver trasmesso all'autorità giudiziaria un rapporto ispettivo della Banca d'Italia nel quale, secondo l'accusa, emergevano fatti illeciti nella concessione da parte del Credito Industriale Sardo (Cis) di finanziamenti alla Sir, sia come ex presidente dell'Istituto Mobiliare Italiano, che erogò al gruppo di Rovelli la maggior parte dei crediti a tasso agevolato od ordinario. Nella prima parte del colloquio si è parlato dei cosiddetti prefinanziamenti concessi da alcune banche alla Sir. Ac¬ cadde infatti che il gruppo di Rovelli, poiché i prestiti disposti dagli istituti di credito speciale (come l'Imi, il Cis, l'Icipu, ecc.) tardavano ad arrivare, si rivolse alle banche per ottenere delle anticipazioni, sulle quali venivano pagati interessi cospicui. Sembra che Baffi abbia spiegato al giudice il motivo per cui la' Banca d'Italia autorizzò questi istituti di credito a concedere i prefinanziamenti. Nella seconda parte della deposizione, Paolo Baffi ha sviluppato il suo discorso sulle spinte, soprattutto politiche, che determinarono la concessione di congrui finanziamenti alla Sir. «Quando fu deciso, anche su indicasione dei politici, che la chimica dovesse essere privilegiata nella concessione dei finansiamenti pubblici — ha detto Baffi — esistevano tutte le situasioni favorevoli La crisi petrolifera era ancora lontana (eravamo, nel 1968) e i prodotti chimici erano assai richiesti sul mercato mondiale».
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